Vari esemplari di zecche italiane nel tesoretto di monete “proibite” di fine XV secolo venuto alla luce in Francia

 

di Antonio Castellani | Monete straniere estremamente rare del tardo Medioevo sono state scoperte a Digione. Verso la fine del XV secolo, il proprietario seppellì una trentina nella sua abitazione di monete d’oro e d’argento che era proibito usare.

Una scatola metallica, 34 monete e un gioiello: ecco il tesoretto di Digione
Una scatola metallica, 34 monete e un gioiello: ecco il tesoretto di Digione

A quel tempo, infatti, re Carlo VIII aveva vietato la circolazione di valute straniere sperando di recuperare il metallo prezioso per finanziare le sue guerre.

Questi esemplari, coniati in argento puro o con un titolo d’oro molto alto, erano quindi stati occultati per il loro valore intrinseco.

 

A gennaio 2019 il rinvenimento

Il tesoretto è stato durante un sondaggio archeologico effettuato in un cantiere edile che il tesoro è stato individuato; il  ritrovamento risale a gennaio, ma la presentazione alla stampa si è svolta solo mercoledì 29 maggio e Le Monde ne ha dato notizia solo il 1° giugno (leggi qui).

I resti del contenitore che custodiva il gruzzolo di fine XV secolo
I resti del contenitore che custodiva il gruzzolo di fine XV secolo

Le monete vennero seppellite più di cinque secoli fa in una piccola scatola di bronzo e sono state riscoperte da una squadra dell’Inrap (Istituto Nazionale di Archeologia Preventiva).

L’archeologo Stéphane Alix ha dichiarato: “Con questa somma, un piccolo artigiano o un operaio di Digione avrebbe vissuto a lungo.

Invece, per un commerciante di buon livello e che viveva nel lusso, si trattava di una cifra in fondo trascurabile”.

Composizione e particolarità del gruzzolo

Le 34 monete accompagnate da un pendentge nuziale raccontano una pagina di storia della borghesia mercantile e dell’aristocrazia della fine del XV secolo a Digione,  capitale di un potente Ducato che aveva collegamenti dal Nord Italia all’Europa settentrionale.

Alcune delle monete, soprattutto italiane, del tesoretto di Digione
Alcune delle monete, soprattutto italiane, del tesoretto di Digione

Del tesoro fanno parte dieci esemplari in oro e gli altri in argento. Il più antico è  del Brabante (oggi in Belgio) e risale al 1432-1467.

La maggior parteproviene dal Sacro Impero (Ducato di Savoia Brabante, Palatinato) e da principati italiani (Milano, Stato Pontificio, Ferrara, Venezia).

Si tratta di un ripostiglio di grande interesse numismatico. Alcune monete sono note in pochissimi esemplari secondo Pascal Listrat, archeologo di Inrap. Chiude il tesoretto di Digione, dal punto di vista cronologico, un fiorino di camera di Innocenzo VIII, papa dal 1484 al 1492.

I 34 esemplari, di cui dieci in oro, accuratamente classificati dall'Inarp
I 34 esemplari, di cui dieci in oro, accuratamente classificati dall’Inarp

Il gruzzolo mostra una bellissima galleria di ritratti dei grandi principi d’Europa di fine XV secolo, da papa Niccolò V a Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano fino a papa Innocenzo VIII.

E’ presente, invece, una sola moneta di origine francese nel tesoro, moneta che porta l’immagine di Luigi XI il Prudente (1423-1483, sul trono dal 1461).

Un gioiello misterioso, testimonianza di un amore

Completa il rinvenimento, oltre alla scatola in rame ormai “esplosa” per le concrezioni, un ciondolo matrimoniale con le lettere D e V unite da una corda d’oro. Come molti gioielli riprodotti sui ritratti dell’epoca, probabilmente includeva una perla sospesa, anche se non sapremo mai a chi appartenne.

Il bel ciondolo in oro e smalti con le iniziali D e V di due ignoti sposi del XV secolo
Il bel ciondolo in oro e smalti con le iniziali D e V di due ignoti sposi del XV secolo

In ogni modo, gli studiosi sostengono che, anche se le circostanze del deposito rimangono incerte, il rinvenimento riflette quella che fu la fine del XV secolo nella città e nel contado di Digione.

Una fase storica travagliata nella quale si susseguirono, un evento via l’altro, la caduta di Carlo il Temerario, l’annessione al Ducato di Borgogna, l’arrivo delle minacciose truppe regie di Carlo VIII sotto le mura cittadine mentre, da oltre le Alpi, già si udivano gli echi delle guerre d’Italia.