Una moneta a nome di Giorgio I re dei Greci, coniata solo nel 1911, porta nel XX secolo la bellezza di un’antica didracma di Locri

 

di Roberto Ganganelli | Quanto la mitologia classica e le sue innumerevoli rappresentazioni visive abbiano affascinato gli uomini e ispirato glia rtisti, anche in tempi recenti, è un dato innegabile. Così, tante monete recenti svelano – dietro la loro innegabile bellezza – un’origine antica e nobile che prende le mosse da antiche divinità, personaggi leggendari, animali fantastici.

Giorgio I re degli Elleni in uniforme su una figurina di inizio ‘900 ritratto col suo stemma, la bandiera e la fiamma azzurra con croce bianca 

La Grecia rappresenta un esempio lampante di questa continua trasposizione di iconografie mitologiche nella monetazione moderna e uno degli esempi più intriganti è costituito da una didracma fatta coniare nel 1911 da Giorgio I re degli Elleni (1845-1913, sul trono di Atene dal 1863).

Meglio noto come principe Guglielmo, Giorgio I era il figlio terzogenito di Cristiano IX di Danimarca, della casata dei Glücksburg; aveva iniziato la sua carriera militare nella flotta danese e salì al trono di Grecia il 30 marzo 1863.

Come per tutti i paesi aderenti all’Unione monetaria latina, anche la Grecia di re Giorgio I ha nella moneta da 100 unità (dracme, in questo caso) il suo massimale

Ma come fece un principe danese a cingere la corona del paese ellenico? Secondo la tradizione del periodo, la scelta di Giorgio I fu determinata da ingerenze straniere, in particolare al volere della regina Vittoria, che con la sua politica nei Balcani aveva fortemente condizionato l’Assemblea costituente greca, portandola alla sostituzione di Ottone I, figlio del re di Baviera sostenuto della potenre Germania, che era stato deposto in seguito a una rivolta.

Giorgio I si affezionò subito alla Grecia, di cui apprese presto la lingua e che per decenni fece in modo di rafforzare nel consesso politico europeo; una politica lungimirante e attenta, che culminò nella celebrazione della prima Olimpiade moderna, quella di Atene del 1896.

Nel corso del lungo regno di Giorgio I vennero riorganizzate e modernizzate le strutture statali e della difesa, venne introdotta l’istruzione elementare obbligatoria e, per debellare clientelismo e corruzione, venne superata l’inamovibilità dei funzionari pubblici. Il suo regno vide il suo apice nell’annessione di Creta (1908) e nella promulgazione della Costituzione (1911).

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Stampa di propaganda che inneggia al sovrano venuto dalla Danimarca come successore della millenaria tradizione imperiale bizantina

Proprio a quest’anno risale la coniazione di una magnifica moneta, una didracma in argento 835 millesimi sul piede dell’Unione monetaria latina ancora in vigore (mm 27, g 10 peso, taglio rigato) che rappresenta una delle più belle citazioni della numismatica classica del XX secolo.

Disegnata dal pittore Georgios Jacobides (1853-1932), la didracma mostra al dritto il ritratto a collo nudo, rivolto a sinistra, del sovrano con le iscrizioni  ΓΕΩΡΓΙΟΣ Α! ΒΑΣΙΛΕΥΣ ΤΩΝ ΕΛΛΗΝΩΝ (GIORGIO I RE DEGLI ELLENI) e in basso la data 199 e la firma dell’autore Γ. ΙΑΚΩΒΙΔΗΣ.

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Il dritto della didracma coniata nel 1911 a Parigi: il ritratto di Giorgio I re degli Elleni è quello maturo, a collo nudo, introdotto qualche anno prima

Al rovescio, la cui unica iscrizione è il valore in esergo (ΔΙΔΡΑΧΜΟΝ  ossia DIDRACMA) campeggia invece la scena in cui Teti, personificazione delle acque del mondo e ninfa che, sposando Peleo, sarà madre di Achille. Teti è sdraiata verso sinistra, poggiata con la schiena ad un ippocampo, e tiene in mano lo scudo di Achille con al centro lo spaventoso volto di Medusa.

Questa bella didracma, coniata in un milione e mezzo di pezzi dalla zecca di Parigi (con la cornucopia simbolo dell’officina di Pessac e quello di Henri-Auguste-Jules Patey, incisore generale dal 1896 al 1930), non è tuttavia una coniazione “inedita” per il suo soggetto. Nel periodo 279-274 avanti Cristo, infatti, una moneta con soggetto quasi identico era stata coniata per il regno greco dell’Epiro, a nome di Pirro, dalla zecca “italiana” di Locri.

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Sul “mitologico” rovescio la ninfa Teti, seduta su un elegante ippocampo, tiene in mano lo scudo dell’eroico figlio Achille che raggirua al centro un volto di Medusa

Al dritto, in quel caso, la testa di Achille rivolta a sinistra, con quello che nei testi di numismatica classica è definito “un anacronistico elmo crestato pseudo corinzio” ornato da un grifone rampante. Sul rovescio la mitologica Teti, l’ippocampo e le iscrizioni BAΣIΛEΩΣ e ΠYPPOY in riferimento al basileo (sovrano) Pirro.

Coniata in argento, al peso di circa g 8,3-8,4 e con diametro di mm 22-23, questa rara e bella emissione magno greca di oltre due millenni prima fu dunque il modello scelto per riportare, in pieno XX secolo, un pizzico di classicità nella monetazione di Atene.à

Risale al periodo di Pirro e fu coniata nella zecca magno greca di Locri la didracma in argento servita da “prototipo” per quella del 1911

Dopo il 1911, la coniazione non venne tuttavia ripetuta: nel 1912 scoppiava la Prima guerra balcanica in cui il governo di Atene, alleato con Serbia, Montenegro e Bulgaria sconfisse la Turchia; le tensioni interne alla regione tuttavia crebbero e Giorgio I finì assassinato da Alexandros Schinas, a Salonicco, il 18 marzo 1913. Questo il tramonto dell’illuminato sovrano venuto dal freddo nord dell’Europa e che per mezzo secolo aveva retto le sorti della Grecia.