I due tagli da 5000 e 10.000 lire del 1945-1949 e la loro genesi | Dal modello dei vaglia cambiari della Banca d’Italia, titoli provvisori unici nella nostra storia

 

 di Roberto Ganganelli | Venticinque luglio 1943, 2 giugno 1946: in tre anni l’Italia vive sconvolgimenti sociali e politici, con inevitabili riflessi a livello economico e monetario, come mai era accaduto dall’inizio della sua storia unitaria.

L’Italia, di fatto, è spaccata: vasti territori sono sotto il controllo militare tedesco, mentre dal Sud iniziano la loro risalita le truppe anglo-americane. La guerra partigiana e l’avanzata alleata portano faticosamente l’Italia verso la Liberazione, il 25 aprile del 1945. Mussolini viene giustiziato tre giorni dopo e il 2 giugno 1946 un referendum popolare, per la prima volta a suffragio universale nel nostro Paese, sancisce la nascita della Repubblica Italiana.

Umberto di Savoia, luogotenente del Regno dopo la partenza del padre Vittorio Emanuele III per il Sud, insieme ad ufficiali del Comando Supremo. I titoli provvisori della Banca d'Italia nacquero dunque sotto i Savoia
Umberto di Savoia, luogotenente del Regno dopo la partenza del padre Vittorio Emanuele III per il Sud, insieme ad ufficiali del Comando Supremo. I titoli provvisori della Banca d’Italia nacquero dunque sotto i Savoia

Alla fine della guerra, esplode in Italia la “bomba monetaria”

Sotto il profilo della circolazione monetaria, la situazione italiana del periodo si può riassumere in due cifre sulla massa di circolante, che passa dai 16,525 miliardi di lire del 1936 a ben 156,631 miliardi alla fine del 1943. Un simile aumento riflette gli effetti della guerra ma rappresenta, purtroppo, solo l’inizio della tempesta monetaria che si scatenerà in seguito.

Al Nord, complice un’economia fortemente industrializzata e capitali più stabili, l’inflazione viene in qualche modo tenuta sotto controllo, mentre nelle regioni del Meridione – soprattutto per i ben 170 miliardi di Am-lire portati da Oltreoceano – la lira si deprezza rapidamente e il dollaro arriva a valerne ben 120.

Ad emettere ancora denaro cartaceo sono solo, per i piccoli tagli, il Ministero del Tesoro – con biglietti di Stato da 1, 2, 5 e 10 lire – e la Banca d’Italia. Ed è proprio l’istituto di Via Nazionale che, rifiutando di trasferire tutti i propri uffici nella Repubblica di Salò, in qualche modo riesce a fare da “collante” al Paese producendo sia biglietti per il Regno del Sud che per la RSI e tenendone sotto controllo, per quanto possibile, la circolazione.

La situazione bellica non permette di creare nuovi tipi di banconote: negli anni a fra il 1943 e il 1946 continua infatti la produzione dei tagli già in uso da 50, 100, 500 e 1000 lire o riproposti, con poche modifiche, gloriosi biglietti risalenti al periodo umbertino. Oltre che a Roma, per fronteggiare gli eventi bellici e garantire l’approvvigionamento di moneta, si stampano banconote in quantità anche a L’Aquila, a Milano a e Novara.

Luigi Einaudi, una delle massime figure nella storia italiana del XX secolo. Prima governatore della Banca d'Italia e poi presidente della Repubblica Italiana, rimane un esempio di fedeltà alle istituzioni e alla nazione
Luigi Einaudi, una delle massime figure nella storia italiana del XX secolo. Prima governatore della Banca d’Italia e poi presidente della Repubblica Italiana, rimane un esempio di fedeltà alle istituzioni e alla nazione

Nell’emergenza dell’estate 1945 nascono i titoli provvisori

E l’inizio della storia monetaria repubblicana, dal punto di vista del denaro cartaceo, non può essere che – da ogni punto di vista – “provvisorio” come titoli provvisori sono quelli da 5 e 10 mila lire stampati fra il 1945 e il 1947 che vi presentiamo.

Non belli, certo, e perfino strani questi due tagli che in filigrana presentano entrambi, a sinistra rispetto al fronte, una testina d’Italia ornata di spighe; inconsueti anche per le misure allungate (mm 254 x 73-74) che rivelano lo stato di emergenza in cui vedono la luce.

L’elevata inflazione provocata dal periodo bellico, infatti, ha ridotto il potere d’acquisto della lira rendendo necessaria, poco dopo la proclamazione della Repubblica, l’emissione di biglietti di taglio più alto rispetto al limite di 1000 lire stabilito, fino ad allora, dalla legge.

E’ così che, con un Decreto Ministeriale del 3 agosto 1945, la Banca d’Italia viene autorizzata ad emettere titoli provvisori da cinque e da diecimila lire per i quali, tuttavia, mancando il tempo e i mezzi tecnici per predisporre bozzetti originali, vengono utilizzati i modelli dei vaglia cambiari dell’istituto.

Taglio provvisorio della Banca d'Italia da 5000 lire con contrassegno Testina. Vi si legge sul fronte come il titolo sia "al portatore ed equivalente a biglietti di banca"(courtesy cartamoneta.com)
Taglio provvisorio della Banca d’Italia da 5000 lire con contrassegno Testina. Vi si legge sul fronte come il titolo sia “al portatore ed equivalente a biglietti di banca”(courtesy cartamoneta.com)

Titoli provvisori della Banca d’Italia da 5000 e 10.000 lire

Messi in circolazione a partire dal 24 luglio 1946, i titoli provvisori di questo tipo finiscono fuori corso il 30 giugno 1953. Semplicissimi al retro – fondo verde decorato con iscrizione LIRE 5.000 in caratteri cubitali – al fronte mostrano, in un rettangolo azzurro incorniciato da greche, due testine contrapposte dell’Italia con acconciature diverse, il contrassegno di Stato (testina e poi medusa) in rosso vermiglio, il nome dell’istituto emittente e la clausola che ne garantisce l’equivalenza con i biglietti di banca.

Il tutto è completato dalle firme del governatore e del cassiere – quelle di Einaudi, poi di Menichella, e del cassiere generale Urbini – e dalle indicazioni dei decreti.

La Legge n. 1273 del 7 ottobre 1948, che autorizzerà la Banca d’Italia ad emettere biglietti di valore superiore a 1000 lire, è ancora lontana e quindi, sullo stesso modello del titolo provvisorio da 5000 lire ne viene emesso, tra il 1945 e il 1949, anche uno da 10.000, stampato a toni di rosa e marrone. Questo “taglio massimo” debutta il 24 luglio 1946 e, come quello da 5000 lire, rimarrà in corso fino al 30 giugno 1953.

Uno dei milioni di titoli provvisori da 10.000 lire emessi dalla Banca d'Italia con contrassegno Testina al centro del fronte. Il modello del biglietto deriva dai vaglia cambiari di Via Nazionale (courtesy cartamoneta.com
Uno dei milioni di titoli provvisori da 10.000 lire emessi dalla Banca d’Italia con contrassegno Testina al centro del fronte. Il modello del biglietto deriva dai vaglia cambiari di Via Nazionale (courtesy cartamoneta.com

Valori nominali mai visti prima per un relativo potere d’acquisto

I titoli provvisori presentano un formato rettangolare molto allungato e la popolazione li usa in modo equivalente a vere e proprie banconote. Ma quanto valgono, cosa permettono di acquistare? Il 2 giugno 1946, giorno del referendum istituzionale, il Corriere della Sera pubblica i prezzi (all’ingrosso e al dettaglio) di alcuni generi alimentari:

“Asparagi 50-60 e 70-85 lire al chilo; cipolle 7-12 e 16-24; insalate 8-18 e 20-35; patate vecchie 22-23 e 28-32 lire; patate nuove 30-32 e 45-55 lire; spinaci 15-18 e 25-35; piselli 12-18 e 24-30 lire”. Diecimila lire corrispondono in quel momento al salario medio mensile di un operaio e l’oro vale più di ottocento lire al grammo, quanto due chili di carne di manzo e poco più del costo di un chilo di zucchero.

Titoli provvisori: un bel falso d'epoca, annullato e firmato per certificazione "di falsità", del titolo da 5000 lire:;si noti la grossolana incisione del piatto di stampa al dritto e delle legende (courtesy cartamoneta.com)
Titoli provvisori: un bel falso d’epoca, annullato e firmato per certificazione “di falsità”, del titolo da 5000 lire:;si noti la grossolana incisione del piatto di stampa al dritto e delle legende (courtesy cartamoneta.com)

Il titolo “fantasma” da 25.000 lire e il cambio della moneta

Anche questi strumenti di circolazione cartacea, oltre alla storia “istituzionale” e nota nascondono, infine, retroscena e curiosità. Il primo aspetto poco noto riguarda il progetto di un titolo provvisorio mai emesso, da 25.000 lire che venne predisposto in ben cinque milioni di pezzi, nel 1945 in vista di una mai attuata operazione di “cambio della moneta”.

Stampati a toni di giallo e arancione, con l’annullamento dell’operazione questi titoli provvisori non emessi finiscono all’inceneritore e ne rimangono solo rarissimi esemplari campione, alcuni perforati, nell’archivio della Banca d’Italia e in collezioni private.

I titoli provvisori, infine, come ogni altro tipo di banconota – e considerato il momento di profonda crisi in cui versa l’Italia tra fine della guerra e inizio del periodo repubblicano – sono oggetto di contraffazione da parte di falsari più o meno abili.

Grazie al sito www.cartamoneta.com, che ci ha gentilmente fornito le immagini dei titoli qui illustrati, siamo in grado di presentarvene uno da 5000 lire, come si vede, ANNULLATO da appositi timbri, firmato e conservato per confronto, da parte di qualche istituto bancario, in caso di dubbi all’incasso di biglietti analoghi.