Su una moneta a nome di Ercole I d’Este campeggia un anello con diamante: scopriamo quale “impresa” si nasconde dietro queste rarità ferraresi

 

di Roberto Ganganelli | Il diamante: prezioso per antonomasia, simbolo di purezza e luminosità, incorruttibile e generato nelle profondità della Terra dall’azione di milioni di anni di pressione su del semplice carbonio, quello stesso che – in forma assai meno celebrata – è anche alla base della grafite delle nostre matite.

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Ercole I d’Este effigiato in un bassorilievo dello scultore (e medaglista) Sperandio da Mantova

Nella numismatica italiana esiste tuttavia un altro diamante, battuto per la prima volta su un tondello argento a nome di Ercole I d’Este (1471-1505).

La moneta, senza data, è battuta a martello, pesa circa 2,50-2,60 grammi e ha un diametro che oscilla sui 23-24 millimetri.

Al dritto campeggia la figura intera di san Maurelio in abiti vescovili, con mitria e pastorale, la destra alzata in segno di benedizione; in cerchio il nome . SANTVS . | MAVRELIVS .

Al rovescio, invece, spicca la cosiddetta “impresa del diamante”, una delle più celebri di casa d’Este, sotto forma di un anello – con diamante, per l’appunto – sul quale si avvolgono le foglie di un fiore il cui stelo fuoriesce in basso e la cui corolla è raffigurata al centro del gioiello.

Uno dei migliori esemplari di diamante della zecca di Ferrara apparso sul mercato: perfetti i dettagli del san Maurelio vescovo al dritto come quelli della celebre "impresa" sul rovescio
Uno dei migliori esemplari di diamante della zecca di Ferrara apparso sul mercato: perfetti i dettagli del san Maurelio vescovo al dritto come quelli della celebre “impresa” sul rovescio

In cerchio si snoda la legenda . + . DEXTERA . DNI . EX | ALTAVIT . ME. “La destra del Signore mi ha innalzato” è il significato del motto latino, tratto dai Salmi (117, 16) ove si legge “Dextera Domini fecit virtutem, dextera Domini exaltavit me” (“La destra del Signore ha fatto prodezze, la destra del Signore mi ha innalzato”). Un motto che simboleggia, in senso generale, ogni vittoria contro i persecutori.

L'impresa del diamante scolpita sulla pietra: tanto amata dagli Este, campeggia un po' ovunque su edifici in quelli che furono i domini della casata
L’impresa del diamante scolpita sulla pietra: tanto amata dagli Este, campeggia un po’ ovunque su edifici in quelli che furono i domini della casata

Il diamante, che nemmeno il fuoco e il ferro riescono a distruggere, è simbolo di sovranità universale, di incorruttibilità, di indomita fortezza, mentre l’anello è simbolo di potere, di investitura.

E l’impresa del diamante, in ambito ferrarese, venne assunta proprio da Ercole I, che modificò uno stemma di Niccolò III. Lo stemma raffigura un anello episcopale sormontato da un diamante avvolto da due foglie ad un garofano rosso, che sostituì l’originale zinnia di Niccolò.

Assumendo questa impresa, Ercole, volle celebrare la potenza raggiunta dagli Estensi attraverso la politica matrimoniale da lui stesso promossa. L’anello episcopale – che sta a significare il legame con lo Stato Pontificio, e dunque anche una sorta di “divina investitura” (come richiama anche il verso del salmo) – venne concesso a Nicolò III dal pontefice Martino V quando lo nominò gonfaloniere di Santa Romana Chiesa.

Ercole I d'Este (1471-1505), grossetto o diamantino per la zecca di Ferrara (argento g 0,72, mm 15,9)
Ercole I d’Este (1471-1505), grossetto o diamantino per la zecca di Ferrara (argento g 0,72, mm 15,9)

Ercole d’Este lo ereditò e lo volle inserire nel proprio stemma personale scolpendolo sulla pietra, facendolo affrescare ed eternandolo nel metallo di un’affascinante e rara moneta che, ancora oggi, rievoca un’epoca irripetibile.

Altre monete, per circa un secolo, furono via via battute con l’impresa del diamante dalla zecca di Ferrara a perpetuare una tradizione simbolica fortemente radicata e a scrivere una pagina intrigante, una tra mille, nella storia della monetazione italiana.

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