Un’osella a nome di Alvise IV Mocenigo per i lavori sul fiume | Quella strana somiglianza con le piastre napoletane del 1748: una semplice coincidenza?

 

di Antonio Castellani | Le oselle, molti di voi lo sanno, hanno in parte rappresentato per la Repubblica di Venezia quello che le medaglie annuali erano per lo Stato Pontificio, ossia delle coniazioni che di anno in anno – specie in certe fasi – celebravano ad uso e consumo dei rispettivi governi, per propaganda, l’evento più significativo degli ultimi dodici mesi.

Così, al motto di MEDOACO NOVIS OPERIBVS COERCITO (“Incanalato [il corso] del Brenta con nuove opere”) ci soffermiamo oggi sull’osella in oro da 4 zecchini, e sulla “gemella” in argento, volute dal 118° doge di Venezia, Alvise IV Mocenigo, nel 1767.

Un'osella sul Brenta, quella del 1767 coniata per celebrare le opere di sistemazione del fiume, arteria vitale per l'entroterra veneto dominato dalla Serenissima
Un’osella sul Brenta, quella del 1767 coniata per celebrare le opere di sistemazione del fiume, arteria vitale per l’entroterra veneto dominato dalla Serenissima

Un’osella sul Brenta…

Il rovescio è tipico: corno dogale, nome del PRINCIPIS MVNVS, anno e sigla del massaro (Pier Alvise Barbaro in questo caso) tra svolazzi. Il dritto, invece, è assai più complesso e curioso: un vecchio barbuto (il fiume Brenta) seduto a terra, appoggiato a un vaso da cui esce acqua e con in mano un ramo fiorito di rose; sullo sfondo un ponte su cui sta in piedi il leone alato di san Marco.

La divinità fluviale siede tra canneti ed ha in mano una vanga o un remo (la discussione potrebbe essere lunga) a simboleggiare in un caso come il fiume modifichi il territorio in cui scorre oppure la navigazione e il fluire eterno delle acque.

In ogni modo, l’osella si riferisce ai lavori di sistemazione idraulica eseguiti in quell’anno nel territorio di Padova specialmente con l’incanalamento del Brenta (Medoacus è il nome latino del Brenta). Il Senato della Serenissima, infatti, aveva deciso di far unire le sponde del corso d’acqua, di recente sistemate, con un moderno ponte e di rendere agibili alla navigazione le cascate di Dolo.

Il ponte di Limena, un’opera storica

Il ponte, maestoso, si scorge a sinistra e la praticabilità delle sponde è sottolineata dal personaggio che se ne va tranquillamente a cavallo mentre sulle acque procede placida una piccola imbarcazione con un rematore. Da notare i massicci contrafforti inclinati, in legno, destinati a contenere la foga delle acque e adottati anche da Palladio molto tempo prima, tra il 1567 e il 1569, per il progetto del celebre ponte coperto di Bassano del Grappa.

Stemma della casata dei Mocenigo
Stemma della casata dei Mocenigo

Il luogo dove sorgeva il ponte effigiato sull’osella è invece stato identificato dallo studioso Pietro Casetta in un bell’articolo pubblicato da Alta Padovana. Storia, cultura, società (clicca qui per il testo completo). Si tratta del ponte nei pressi del cosiddetto Colmellone (o Colmelloni) di Limena, un particolare manufatto idraulico – ancora oggi esitente – realizzato con I’intento di regolare la quantità d’acqua che il Brenta riversava nel canale Brentella.

Non manca nell’incisione un omaggio nascosto ad Alvise IV, forse un modo elegante per aggirare quel divieto a “personalizzare” troppo le monete (anche le oselle) trasformandole in emissioni auto celebrative del doge.

Quell’arbusto sorretto dal dio fiume è infatti una pianta di rose, gli stessi fiori che in numero di due – come sull’alberello nell’osella – appaiono sullo stemma di casa Mocenigo, che in araldica viene descritto come “troncato d’azzurro e d’argento, ciascuno caricato di una rosa dell’uno nell’altro e bottonata del campo”.

Paese che vai, moneta (e fiume) che trovi... Il Sebeto delle piastre napoletane fu di "ispirazione" per l'osella del Brenta coniata da Venezia qualche decennio dopo?
Paese che vai, moneta (e fiume) che trovi… Il Sebeto delle piastre napoletane fu di “ispirazione” per l’osella del Brenta coniata da Venezia qualche decennio dopo?

E quella divinità così simile al Sebeto?

Un altro dettaglio iconografico che solletica la fantasia, a proposito di questa moneta medaglia, è quella figura del Brenta – in verità, piuttosto sgraziata – che tanto, forse un po’ troppo ricorda il Sebeto sulle piastre napoletane tipo DE SOCIO PRINCEPS di Carlo di Borbone del 1748. Semplice coincidenza o “astuta citazione”? Vale a dire: l’incisore della zecca di Venezia potrebbe essersi ispirato alla bella moneta partenopea? Chi può dirlo…