Prima dell’afflusso di metalli dalle Americhe, il “miracolo europeo” delle miniere che, fra talleri e testoni, aprì l’epoca d’oro dell’argento

 

Jacob Fugger “il Ricco” (1459-1525) ritratto da Durer: Jacob fu uno dei massimi esponenti della famiglia di banchieri, mercanti e zecchieri tedeschi
Jacob Fugger “il Ricco” (1459-1525) ritratto da Durer: Jacob fu uno dei massimi esponenti della famiglia di banchieri, mercanti e zecchieri tedeschi

a cura della redazione | Lo sapevate che il primo tallero d’argento, il guldiner, venne battuto nel 1486 dall’arciduca Sigismondo del Tirolo con l’argento tratto dai ricchi giacimenti dello Schwaz, sfruttati dai Fugger, in primo luogo Jacob “il Ricco”?

Grazie alle miniere d’argento scoperte a Schneeberg, Annabeerg, Buchholz e Joachimstal – ma soprattutto grazie ai giacimenti dello Schwaz in Tirolo, le cui estrazioni di metallo prezioso raggiunsero livelli eccezionali – la produzione dell’argento nell’Europa centrale raddoppiò tra il 1470 e il 1520 raggiungendo nel decennio successivo il suo massimo.

L’argento si riversava come un fiume sui mercati dei metalli preziosi, tra i quali quello della città di Francoforte, sede di un’importante fiera, aveva una rilevanza centrale. A Francoforte si ritrovavano i mercanti d’argento europei e qui le zecche facevano le loro provviste di metallo per batter moneta. Inoltre, l’argento tramite il commercio rifluiva anche in Olanda, in Inghilterra e soprattutto in Italia.

Tirolo. Sigismondo “il Ricco di monete” arciduca (1446-1490). Guldiner 1486 (Ag, g 31,71). La moneta, di grande bellezza e prestigio, venne coniata nella famosa zecca di Hall
Tirolo. Sigismondo “il Ricco di monete” arciduca (1446-1490). Guldiner 1486 (Ag, g 31,71). La moneta, di grande bellezza e prestigio, venne coniata nella famosa zecca di Hall

Le zecche, la cui produzione si era inaridita per la mancanza di metalli preziosi, tornarono a battere moneta in gran quantità. Come accadde nelle Fiandre e nel Brabante dove affluirono ogni anno anche quindici tonnellate d’argento.

Furono riaperte nel 1466 le zecche dei Paesi Bassi borgognoni, dei territori renani e della Francia. In Italia la produzione di monete ricominciò nel 1470. Per la prima volta si coniarono grosse monete d’argento, che aprirono la strada all’era moderna in campo monetario.

Incominciò Venezia nel 1472 con una moneta d’argento di 6 grammi che corrispondeva esattamente all’unità di conto veneziana della lira (fu la famigerata “lira Tron”). Seguirono le monete d’argento del Ducato di Milano, dette testoni per la grande testa del duca al dritto, subito imitati in Svizzera con i dicken (“spessi”).

Sassonia. Federico III “il Saggio” (1486-1525). Guldengroschen s.d. (coniato nel 1507, Ag, g 28,91). Si tratta di una delle più raffinate monete con ritratto del periodo
Sassonia. Federico III “il Saggio” (1486-1525). Guldengroschen s.d. (coniato nel 1507, Ag, g 28,91). Si tratta di una delle più raffinate monete con ritratto del periodo

Ma la vera e propria coniazione di grossi pezzi d’argento o talleri venne dalle stesse zone minerarie. L’arciduca Sigismondo, sfruttando la ricca produzione dell’argento dello Schwaz, diede vita ad una radicale riforma monetaria; dopo il pfundner (1482) e il mezzo gulden (1484), Sigismondo creò con il guldiner (1486) il primo tallero d’argento il cui valore era pari a quello del gulden d’oro.

Tuttavia i Fugger, che avevano avuto in appalto lo sfruttamento dei giacimenti dello Schwaz, erano più interessati all’esportazione del metallo che alla coniazione delle monete. Così un terzo del prodotto delle monete dello Schwaz finì nella zecca di Hall, dove fu monetato in piccole monete d’argento, procurando a Sigismondo il soprannome di “ ricco di monete”.

Anche se Sigismondo poco prima di morire si fece portare una ciotola contenente quattrocento guldiner, “perché Sua Grazia voleva ancora una volta mettere le mani nell’argento”, fu la produzione delle zecche dei distretti di Erz, Schneeberg, Annabeerg, Buchholz e soprattutto di Joachimstal a fare del tallero un mezzo di pagamento universalmente noto.

Boemia. Conti Stephan, Burian, Heinrich, Hieronymus e Loren Schlick (1505-1532). Joachimstaler  s.d. (coniato nel 1520-1526, Ag, g 28,96). Si noti il leone rampante al dritto, simbolo regio e iconografia ricorrente su molti talleri
Boemia. Conti Stephan, Burian, Heinrich, Hieronymus e Loren Schlick (1505-1532). Joachimstaler s.d. (coniato nel 1520-1526, Ag, g 28,96). Si noti il leone rampante al dritto, simbolo regio e iconografia ricorrente su molti talleri

Nella fase iniziale i talleri furono chiamati guldengroschen (grossi del valore di un gulden), fino a quando l’enorme volume delle produzioni della zecca di Joachimstal procurò al tallero il suo vero nome.

Nella boema Joachimstal, feudo dei conti Schlick, solo negli anni Venti del XVI secolo furono coniati 3 milioni e 250 mila joachimstaler, esportati in tutto l’Impero. A loro volta i vari signori locali iniziarono la coniazione dei loro talleri, facendo fondere i joachimstaler ed usando la materia prima per le loro emissioni.

I pesanti e prestigiosi talleri finirono così a metà del XVI secolo per avere il predominio nel traffico valutario tedesco e internazionale, conquistando l’Europa. Si aprì così “l’epoca d’oro dell’argento”.