Tra i denari più conosciuti di Roma repubblicana si annovera il denario emesso da Caio Calpurnio Pisone Frugi, genero di Cicerone, e coniato nel 67 a.C. (Cr. 408/1). Il denario raffigura a diritto la testa di Apollo, mentre sul rovescio è raffigurato un cavaliere in corsa, con in esergo la legenda C PISO LF FRUGI.

La bella testa di Apollo può essere laureata o con i capelli legati da un nastro, è rivolta sia a destra sia, meno di frequente, a sinistra. Il cavaliere sul rovescio può portare una torcia, un ramo di palma o una frusta, la direzione della corsa è sia verso destra che verso sinistra. Numerosi simboli nei campi fungono da marchi di controllo, sia sul diritto che sul rovescio, dando origine a numerose interessanti varianti.

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Denario emesso da Caio Calpurnio Pisone Frugi (Cr. 408/1) nel 67 a.C. con al dritto la testa di Apollo e al rovescio un cavaliere in piena corsa

In ogni modo, la tipologia di questa moneta è tutt’altro che nuova: infatti si tratta di una “ripetizione” della moneta emessa dal padre del magistrato, Lucio Calpurnio Pisone, nell’anno 90 a.C. che si differenzia per lo stile – molto meno raffinato – e per la scritta L PISO FRUGI (Cr. 340/1).

Ma vediamo quale pagina di storia si cela dietro il denario di Caio Calpurnio Pisone Frugi del 67 a.C.: proprio in quell’anno Cicerone scrisse una lettera all’amico Attico annunciando il fidanzamento dell’amatissima figlia Tullia con il rampollo di una famiglia di antica stirpe, Caio Pisone, appunto, appartenente alla Gens Calpurnia.

La Gens Calpurnia era una importante famiglia della Repubblica Romana con vari rami fra i quali i Bestia, i Bibuli (“bevitori”), i Fiamma, i Pisoni (da “piso”, mortaio) e i Frugi. Gli appartenenti alla Gens Calpurnia affermavano di discendere da Calpus, terzo figlio del secondo re di Roma Numa Pompilio. Per questo motivo la testa di Numa è raffigurata su alcune monete coniate da monetari appartenenti alla questa famiglia.

Un altro magnifico esemplare dello stesso denario, ma con la testa di Apollo rivolta a destra (più comune rispetto alla variante con testa a sinistra)

Il ramo dei Frugi discendeva dal Lucius Calpurnius Piso Frugi, console nel 133 a.C., che ottenne di aggiungere come secondo cognome l’appellativo Frugi (“il Parsimonioso”) alla sua discendenza. I Pisoni Frugi erano una delle tre branche principali dei Pisoni. Inoltre il padre di Caio Pisone, il monetario in questione, era stato pretore e triumviro monetale.

Un colpo non da poco per l’ambizioso Cicerone, membro di una famiglia sconosciuta, la Tullia, che non avevamai ricoperto cariche politiche importanti. Il matrimonio si celebrò nel 63 a.C. Caio Pisone, nel suo cursus honorum, ricoprì anche la carica di questore, oltre a quella di magistrato monetale, ma la sua carriera risentì del declino del suocero e del suo successivo esilio.

Caio si adoperò per consentire il ritorno di Cicerone in patria. Una morte prematura gli impedì però di rivedere il grande oratore al suo ritorno a Roma nel 57 a.C. Cicerone ebbe parole commosse per ricordare il genero: “Non conobbi mai nessuno che per zelo e laboriosità fosse in grado di superare mio genero Caio Pisone”, scrisse nel Brutus.

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Denario (Cr. 340/1) emesso dal magistrato monetario Lucio Pisone Frugi, padre di Caio Pisone. Questa emissione servì al pagamento delle legioni impegnate nella Guerra Sociale

La moglie Tullia si risposò due volte, prima brevemente con Furio Crassipede e poi, all’insaputa del padre, con Dolabella, dissoluto e facinoroso cesariano che dissipò il patrimonio della moglie. Ottenuto il divorzio da Dolabella, Tullia fece ritorno nella casa paterna ove morì di parto nel 45 a.C., lasciando Cicerone disperato ed affranto.

La tipologia scelta da Caio Pisone per l’emissione del denario è legata alla storia della Gens Calpurnia, che fin dal 212 a.C. si era occupata dell’organizzazione dei Ludi in onore di Apollo. Il fatto che la tipologia ricalchi la moneta emessa dal padre sta a indicareche il messaggio politico da essa veicolato andava riaffermato e, se possibile, rinforzato.

Il vanto della Gens Calpurnia consisteva nell’avere ottenuto che i ludi apollinari fossero inseriti permanentemente nel calendario romano. Questi ludi si svolgevano per un periodo di otto giorni, in genere dal 5 al 13 luglio, e l’ultimo giorno culminavano in giochi circensi.

Il cavaliere a rovescio è dunque, probabilmente, un desultor, o saltatore di cavalli, figura ricorrente nei giochi circensi e probabilmente caratteristico dei ludi apollinari. Il desultor romano si caratterizza per eseguire le sue acrobazie su due cavalli ed è riconoscibile per il cappello di feltro che indossava. La tipologia di questo denario doveva essere popolare a suo tempo, tant’è che fu riproposta tale e quale una terza volta su un raro sesterzio del 47 a.C. a nome del monetario Aulus Licinius Nerva.

Sesterzio di Aulus Licinius Nerva (Cr. 454/5): moneta della più grande rarità, sono noti solo pochissimi esemplari di questa tipologia che riprende il tipo Apollo/cavaliere

Indaghiamo ora un po’ sulla moneta dal punto di vista collezionistico: il denario tipo Cr. 408/1 è una moneta abbastanza comune. Crawford, nella sua opera Roman Republican Coinage (Cambridge 1974), riporta complessivamente 197 coni per il diritto e 234 per il rovescio, che corrispondono ad una produzione teorica di tre milioni di denari (calcolando una media prudente di 15.000 monete per conio).

Una produzione ampia ma non paragonabile a quella del denario coniato dal padre Lucio che fu davvero imponente, tra le più vaste dell’intera Repubblica (864 conii per il diritto e 1080 per il rovescio, pari a una vertiginosa produzione di circa dodici milioni di denari). Ciononostante la moneta appare desiderabile per lo stile dell’esecuzione del ritratto e per il marcato rilievo con cui le monete sono state prodotte.