Ai tipi della Vittoria e di Minerva, risale al 46-45 a.C. | I dubbi e le ipotesi sul tipo di metallo e sul valore, asse o dupondio?

 

di Roberto Diegi | Molti anni or sono, era il settembre del 1996, acquistai in una prestigiosa asta una moneta che era così descritta: “Giulio Cesare: asse (così era stata definita la moneta dal venditore) di circa 13 grammi con diametro di 22 mm coniato in una zecca del Nord Italia verso il 46-45.a.C. Al dritto busto della Vittoria con stella dietro la nuca e gioiello da collo(?); la legenda è CAESAR DIC TER. Al rovescio Minerva armata di lancia e scudo con un serpente davanti e C CLOVI PRAEF. Cohen 7, Crawford 476/1, Sear 1417”.

L’esemplare che acquistai era dichiarato in conservazione BB/qSPL. Ma osservai subito che sullo scudo di Minerva non figura quasi la testa di Medusa, probabilmente per logorio del pezzo, essendo lo scudo molto più in rilievo rispetto al resto. E inoltre – ed ecco il vero motivo di questo approfondimento – ho sempre avuto il dubbio se si trattasse di un asse o, piuttosto, di un dupondio.

Acluni esemplari ulteriori per confronto

Un esemplare della stessa moneta di Giulio Cesare, reperito nel sito internet Wildwinds Ancient Coins, permette in di notare molto bene la testa di Medusa sullo scudo di Minerva. Un ulteriore esemplare permette non solo di ammirare il decoro con la testa di Medusa sullo scudo ma anche, al dritto, dietro la nuca della Vittoria, al posto della stella un’altra raffigurazione (un gioiello da collo?). L’immagine di questo esemplare l’ho reperita nel sito internet LaMoneta, che tuttavia non si sbilancia molto nel definirne il tipo: asse o dupondio?

Vi si legge infatti: “ Questo bronzo sembra strettamente associato agli aurei ed ai quinari di L. Planco, emessi a Roma nell’autunno del 45 a.C. per essere distribuiti durante il trionfo spagnolo di Cesare (per la vittoria di Munda del 17 marzo del 45 a.C).

La produzione di bronzi ricominciava, così, dopo quattro decenni di interruzione, allo scopo di disporre di pezzi di modico valore da distribuire durante la processione trionfale. Il busto della Vittoria e la figura guerriera di Minerva sono chiare allusioni alla celebrazione di un successo militare. Il monetiere, Clovius o Cluvius, è poco noto; forse era uno dei sei Praefecti Urbi nominati da Cesare prima di partire per la Spagna. Nel 44 fu governatore della Gallia Cisalpina”.

Stesso approccio, nel senso che non prende una netta posizione, fa Artemide Aste nella sua vendita n. 17/E del 2012. La domanda che mi pongo da molto tempo e alla quale, peraltro, la maggioranza degli autori ha dato una risposta univoca (dupondi) è ovviamente se si tratta di assi o, appunto, di dupondi. Ma, a questo punto credo sia opportuno riassumere sinteticamente la situazione esistente, in campo monetario, nel I secolo a.C.

La riforma monetaria di Augusto e l’uso dell’oricalco

Dopo la riforma di Augusto del 23 a.C., i dupondi furono coniati in oricalco, una lega di rame e zinco color oro, mentre le monete di valore inferiore erano prodotte in rame rosso. Dopo la riforma monetaria di Nerone del 66 d.C., il dupondio fu distinto dall’asse, al quale risultava abbastanza simile, con l’aggiunta però di una corona radiata sulla testa dell’imperatore. Quindi, in teoria, i dupondi avrebbero dovuto pesare il doppio dell’asse.

L’uso di una corona radiata per indicare un valore doppio di una moneta sull’altra fu usato anche per l’antoniniano (doppio del denario) e nel doppio sesterzio. Il dupondio fu prodotto fino alla fine del III secolo.

Non tutti i dupondi, però, portavano la corona radiata! Ad esempio i dupondi di Adriano spesso non recano tale tipo di corona ed è quindi abbastanza difficile distinguerli dagli assi, tanto è vero che molti cataloghi li presentano come dupondi o assi. Anche il peso spesso non aiuta, in quanto gli assi pesavano circa 10/11 grammi , mentre il dupondio (ripeto, in teoria il doppio di un asse) avrebbe dovuto pesare dai 15 ai 20 grammi. Allora questa benedetta moneta di cui sto parlando, che pesa 13/14 grammi, cos’è?

Qualche considerazione su peso e metallo

Se il peso non ci aiuta, quindi, dovremmo interessarci al metallo: maneggiando la mia moneta mi sono convinto che non si tratta di rame, bensì di un metallo più pregiato: probabilmente oricalco, anche se la sua produzione è avvenuta prima della riforma augustea che, a mio avviso si è largamente ispirata alle coniazioni di Cesare. Ciò giustificherebbe il fatto che questa moneta – pur non pesando due volte l’asse – valeva ben di più dello stesso per il tipo di metallo utilizzato: quindi un dupondio?

La distinzione tra bronzo ed ottone per i Romani era importante. Il nome per l’ottone era oricalco (orichalcum aurichalcum), adattamento dal termine greco ὀρείχαλκος (letteralmente, “rame di monte”) composto da di ὄρος “monte” e χαλκός “rame” . L’oricalco ha questo nome perché assomiglia all’oro, in particolare per le monete appena coniate. Questa lega era considerata di valore doppio rispetto al bronzo. Per questo motivo il mezzo sesterzio (dupondio) aveva circa le stesse dimensioni e peso dell’asse di bronzo pur valendone due, di assi.

Qualche riga, anche se quello che dirò è decisamente noto, sulla prima riforma monetaria importante del periodo imperiale, quella di Augusto del 23 a.C.: essa prevedeva la coniazione delle monete in oro ed argento controllata direttamente dall’imperatore, mentre il Senato poteva decidere su delibera la coniazione dei valori minori.

Per quanto riguarda le monete d’oro, ci si basava sull’aureo (1/42 di libbra romana, g 7,78), con il quaternione come multiplo (4 aurei) e il quinario come sottomultiplo (1/2 aureo). Per le monete d’argento, rimaneva il denario (1/84 di libbra, g 3,90) ed il suo sottomultiplo quinario (1/2 denario). Per i valori minori si aveva l’asse in rame (g 10,90), i suoi multipli in oricalco, dupondi (2 assi) e sesterzi (4 assi); per i sottomultipli il quadrante in rame (1/4 di asse).

Asse o dupondio? Chi può rispondere al quesito?

Qui concludo, ritenendo però di non aver chiarito, se non relativamente, un dubbio che mi assillava da tempo: la moneta di Giulio Cesare di cui ho trattato è un asse o un dupondio? Come ho anticipato, la maggioranza degli autori propende per definirla un dupondio, anche se qualcuno molto più qualificato di me ha dei dubbi (Sear). Ma anche Angiolo Forzoni nel secondo volume della sua opera La moneta nella Storia attribuisce a Cesare solo un asse in “bronzo” (lega di rame e stagno) di 13,60 grammi.

Io rimango perplesso nonostante la teoria maggioritaria, che ritiene che il nummo di Giulio Cesare in questione sia, ma non senza dubbi, un dupondio. Chissà se qualcuno mi fornirà prove che cancellino questo mia incertezza?