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Resta alta l’attenzione sul rapporto tra collezionismo numismatico e tutela dei beni archeologici: facciamo il punto su quanto detto (e non detto)

 

di Roberto Ganganelli | Era inevitabile, anzi, per certi aspetti era auspicabile che il Dritto & rovescio del 1° aprile dal titolo Il Ministero complice dei tombaroli? suscitasse reazioni, anche a livello politico e istituzionale. Ed è un bene, perché crediamo sia compito dei mezzi di informazione tenere viva l’attenzione sugli aspetti più sensibili di ogni settore.

Le monete archeologiche, un bene da tutelare

Il nostro settore, quello della numismatica – intesa come parte della cultura individuale e collettiva e declinato sia sul versante degli studi che su quello del collezionismo – non fa eccezione, tuttavia una nota stampa apparsa su AgenziaCult.it dal titolo Archeologia, Corrado (Misto): Monete bene da tutelare, stop ad “appetiti” economici lascia pensare che il dialogo con le istituzioni, che la numismatica italiana ha ripreso con forza grazie agli Stati generali tenuti al Senato il 17 febbraio, sia stato inteso, almeno da qualcuno, in modo non esatto.

“E’ necessario ribadire – ha dichiarato infatti la senatrice Margherita Corrado – che l’intero patrimonio archeologico, monete comprese, è di proprietà della collettività. Purtroppo negli ultimi tempi stiamo assistendo a una pesante pressione esercitata da antiquari e collezionisti, cioè da coloro che si occupano di materiale numismatico dal punto di vista dei vantaggi economici, contro questa visione di tutela.

In poche parole c’è una richiesta di sottrarre le monete, considerate beni archeologici seriali, dal novero dei reperti archeologici tout court che, in quanto tali, sono considerati oggetti di proprietà dello Stato”.

La stessa ha aggiunto: “Ultimamente, invece, assistiamo su riviste di settore agli ‘appetiti’ economici di antiquari e collezionisti che, facendo gioco su questa poca chiarezza delle norme, pressano affinché il Ministero della Cultura metta sul mercato le migliaia di monete ‘inutilmente’ conservate nei depositi dei musei, affermando provocatoriamente che, in caso contrario, il MiC diventerebbe complice dei tombaroli in quanto li indurrebbe a continuare la pratica degli scavi clandestini”.

Nessuna deregulation per la numismatica pubblica

Le “riviste di settore” in oggetto sono facilmente individuabili: si tratta di Cronaca numismatica dalle cui pagine digitali, tuttavia, chi scrive non ha mai invocato né una deregulation in stile Margaret Thatcher sulle monete provenienti da contesti archeologici ossia provenienti dal sottosuolo o dai fondali italiani – che sono proprietà dello Stato – né, tanto meno, la vendita di quelle conservate nei depositi dei musei (se lo fanno al British Museum, perché le leggi britanniche lo permettono, non è affar nostro).

In vent’anni di giornalismo numismatico – sulla carta stampata come in rete – mi è capitato tante volte di firmare editoriali nei quali ho manifestato preoccupazione – in certi casi, perfino indignazione – in merito al fatto che tante monete di proprietà pubblica siano conservate nei depositi dei musei – come del resto tanti dipinti, sculture, manufatti e altri autentici tesori – mentre noi tutti le vorremmo esposte, pubblicate in sillogi, valorizzate meglio e di più anche grazie al contributo dei privati.

Esistono per fortuna le eccezioni, ad esempio i volumi della collana Ripostigli monetali in Italia (io stesso, anni fa, ne ho curato uno collaborando con il Museo archeologico nazionale di Firenze), della Sylloge nummorum graecorum e perfino della collana Materiali del Bollettino di numismatica per la cui redazione gli apparati dello Stato si sono avvalsi di appassionati collezionisti, validi cultori della materia, per catalogare e pubblicare migliaia di esemplari. Onore al merito.

Il collezionismo privato, una realtà di fatto e di diritto

Anche alla luce di questi esempi virtuosi negli anni ho sostenuto – come continuerò a fare – il valore del collezionismo etico e responsabile, realtà di fatto e di diritto in Italia, che nel rispetto delle leggi si fa erede virtuoso di una lunga tradizione e continua a fornire – per stessa ammissione di eminenti docenti universitari – un contributo importante al progresso della scienza numismatica e, perché no, alla tutela del patrimonio pubblico.

Quel Dritto & rovescio, dal titolo volutamente paradossale, ha inteso evidenziare come, nel caso si trasformasse in prassi una linea di miope rigore contro il commercio (legale) e il collezionismo (legittimo) non sarebbero gli scavatori clandestini, i tombaroli senza scrupoli, gli Indiana Jones della domenica a subirne le conseguenze peggiori.

Lo sarebbero invece, in modo ingiusto, quelle decine di migliaia di appassionati nei quali il piacere del collezionismo convive in primis con la consapevolezza di doverlo esercitare nel rispetto delle leggi e, quindi, con una sensibilità culturale che è spesso generatrice di risultati scientifici di livello, di positive sinergie con le stesse istituzioni (attraverso mostre, conferenze, attività divulgative) e dunque, in definitiva, di un’espressione di progresso per la società.

Nuove restrizioni? Sì, per mercanti abusivi e metal detector

Cogliamo perciò l’occasione per rassicurare il mondo politico e istituzionale: non abbiamo mai auspicato che le monete dello Stato vengano alienate mentre, per quanto riguarda i metal detector, saremmo favorevoli ad azioni che ponessero limiti ancor più severi al loro possesso e alle modalità d’uso: concordiamo in questo con il professor Ermanno Arslan che, in una recente audizione alla VII Commissione del Senato (Cultura e Università) ha dichiarato come tali strumenti dovrebbero essere usati solo in ambiti specifici (cantieri, infrastrutture) e per finalità di ispezione tecnica ben definite (qui la versione integrale dell’audizione del 12 aprile scorso nel canale web TV del Senato).

Coloro che sono stati definiti “rigattieri” – e ne esistono, certo, come esistono “commercianti” abusivi e soggetti che operano nella penombra delle piattaforme web, quelli sì da perseguire – non sono tuttavia da confondere con quanti, autentici appassionati di monete o commercianti in regola con le leggi, non agiscono certo per minacciare il patrimonio archeologico del nostro splendido paese.

E allora, che si apra il tavolo ministeriale sulla numismatica anche ai privati (come abbiamo già auspicato) in modo che quanti hanno a cuore questo settore – così importante per la nostra identità culturale – possano confrontarsi, agire insieme e, insieme, di permettere al Ministero della Cultura di esercitare pienamente il concetto di tutela, una tutela davvero moderna e finalmente efficace. Per le monete di proprietà pubblica, come per quelle di legittima proprietà privata.

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