Dagli Stati generali della numismatica l’auspicio che il gruppo di lavoro sui beni di interesse numismatico del Ministero si apra ad accademici e collezionisti

 

di Roberto Ganganelli | Gli Stati generali della numismatica, convegno che si è svolto al Senato il 17 febbraio, anche a seguito dell’ultimo Dritto & rovescio pubblicato di recente, continuano a suscitare attenzione nel nostro settore, tanto che numerosi lettori ci hanno contattati per chiedere maggiori approfondimenti sui temi trattati a Roma.

Collezionismo e commercio come sorgenti di cultura

Il rapporto fra collezionismo, ricerca numismatica e il concetto più ampio e sfaccettato di “patrimonio culturale” hanno infatti dato vita ad una serie di interventi molto articolata che, pur impossibile da riassumere in una sede che non siano gli atti del convegno – di imminente pubblicazione – permette di isolare alcuni concetti fondamentali.

Nicolò Papadopoli Aldobrandini, senatore del Regno e illuminato collezionista e studioso di numismatica, rappresenta infatti ancora oggi – a un secolo dalla sua scomparsa – un esempio di quanto e come la passione dei privati per gli oggetti numismatici (e, per conseguenza, il commercio di tali oggetti) sia essenziale per il progresso delle conoscenze legate alla moneta, da quelle economiche e storiche a quelle di ordine tecnologico, antropologico, simbolico e di lettura delle epoche storiche.

Un complesso normativo valido, ma circolari da ripensare

I relatori che hanno preso parte agli Stati generali della numismatica, ad iniziare dagli esperti di diritto, hanno evidenziato come in Italia sia in vigore un complesso normativo che – usando un eufemismo – non favorisce il collezionismo e il commercio responsabile, limitando – non solo da e verso l’estero, ma talvolta anche entro i confini nazionali – quella circolazione degli oggetti numismatici che, invece, rappresenta non solo una condizione di normalità del diritto, ma anche un formidabile veicolo di arricchimento culturale per i singoli e la collettività.

Le associazioni presenti a Roma (in particolare quelle commerciali come NIP, AINP e FENAP) hanno puntualizzato il fatto che alcuni strumenti di procedura – leggi, circolari ministeriali come la n.1/2022 del Ministero della Cultura – ostacolino il collezionismo privato, il commercio etico e la naturale circolazione delle monete favorendo, in modo paradossale, quei soggetti che operano nelle zone grigie del settore – leggi, commercio abusivo – con traffici illeciti e con importazioni o esportazioni non regolari.

Il Gruppo di lavoro SUE – Beni di interesse numismatico

Il Ministero della Cultura, inoltre, alla fine dello scorso anno ha istituito un Gruppo di lavoro SUE – Beni di interesse numismatico  con l’obiettivo di studiare ed elaborare “linee guida in materia di circolazione internazionale dei beni di interesse numismatico” (già esiste dal 2011, peraltro, un Osservatorio sui beni numismatici di interesse archeologico).

Tralasciando il fatto – già sottolineato da eminenti giuristi – che il concetto di “interesse numismatico” sia al momento interpretato in maniera distorta e restrittiva nei confronti dei privati, ci colpisce che del gruppo di lavoro fanno parte esclusivamente funzionari ministeriali archeologi ai quali – senza nulla eccepire sulle competenze dei singoli – sarebbe necessario aggiungere rappresentanti sia delle forze dell’ordine che giuristi e docenti universitari e, ultimi ma non ultimi, del mondo collezionistico e commerciale.

La pluralità dei soggetti privati che – nel rispetto delle leggi italiane – opera ogni giorno nel settore numismatico sarebbe infatti portatrice di punti di vista essenziali per una comprensione di quanto le monete e il collezionismo siano importanti per l’arricchimento del nostro paese e del suo patrimonio di cultura.

Gli Stati generali per il collezionismo etico e responsabile

Ogni collezione formata in modo etico e responsabile, ogni moneta venduta e acquistata regolarmente, sia entro i confini italiani che all’estero, in primis non può essere ingabbiata da una presunzione di vincolo o di “intrinseco diritto” di possesso statale e, in secondo luogo, ha un valore enorme che è quello – fornito anche dal mercato legale, asta dopo asta e giorno dopo giorno – di permettere un incremento, in termini di dati di ricerca, che le pur ricchissime raccolte pubbliche non sono in grado di fornire.

Anche perché, sebbene dei passi avanti siano stati fatti, troppe monete di proprietà statale giacciono ancora nei depositi di musei e soprintendenze senza che, di esse, non sia mai stata effettuata né un’organica e approfondita pubblicazione – condizione base per la loro fruibilità da parte della comunità accademica – né, spesso, neppure una catalogazione di base, strumento essenziale di ogni azione di valorizzazione e tutela.

Da un denario di Roma antica, un auspicio di concordia

Alla luce di queste riflessioni abbiamo scelto l’immagine di apertura: un denario romano repubblicano del 48 a.C. al cui rovescio due mani – in questo caso, simbolicamente, le istituzioni e i privati – si stringono in un patto di nuova e illuminata cooperazione, sotto il caduceo simbolo di prosperità e concordia.

Quella concordia che la numismatica italiana, nel suo insieme, deve perseguire per salvaguardare, col contributo del settore pubblico come di quello privato, un patrimonio unico al mondo e una tradizione plurisecolare di cui il senatore Papadopoli Aldobrandini è stato solo uno dei tanti esponenti.

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