Perché Luigi XII di Francia, in una coniazione aurea per il Meridione d’Italia, chiama in causa niente meno cha la mitologica, antica Babilonia?

 

di Roberto Ganganelli | Parliamo oggi di un estremamente raro ducato in oro (mm 25, g 3,46) coniato presso la zecca di Napoli a nome di Luigi XII, re di Francia, nel periodo 1501-1503. Una moneta prestigiosa e che colpisce per la bellezza del ritratto, certamente, ma anche per la curiosa legenda al rovescio, che circonda lo scudo gigliato e coronato, e che recita PERDAM BABILLONIS NOMEN (“Cancellerò il nome di Babilonia”). Ma cosa c’entra, in realtà, l’antica Babilonia con la tumultuosa storia del Rinascimento europeo?

Luigi XII di Francia (1462-1515), detto "il Padre del Popolo"
Luigi XII di Francia (1462-1515), detto “il Padre del Popolo”

Come spesso accade la citazione (in altre monete variata nella forma PERDAM BABlLONIS NOMEN e PERDAM BABILLONI NOMEN) è tratta dalle Sacre scritture, per l’esattezza da Isaia (14, 22). “La moneta – scrive Mario Traina ne Il linguaggio delle monete – venne assegnata prima a Parigi e poi a Napoli (il Corpus riporta solo questa zecca).

Questi ducati furono battuti anche a L’Aquila, come ha dimostrato già Castellani (Revue Numismatique, 1901, I trimestre, p. 45 e sgg.). Mentre gli esemplari napoletani hanno una crocetta all’inizio della legenda del R/, quelli coniati a L’Aquila si distinguono per una rosetta invece dell’aquiletta marchio della zecca aquilana. ‘Non si conosce perché avvenne questo cambio di marchio nella zecca aquilana’ (Grierson-Travaini 1998, pp. 360 e 398. Vedi anche Pansa, Rivista italiana di numismatica, 1905, p. 203). Esistono emissioni posteriori, riconoscibili per la rozzezza dello stile”.

Un esemplare del rarissimo ducato in oro coniato a Napoli a nome di Luigi XII di Francia e al cui rovescio si inneggia alla cancellazione del nome di Babilonia
Un esemplare del rarissimo ducato in oro coniato a Napoli a nome di Luigi XII di Francia e al cui rovescio si inneggia alla cancellazione del nome di Babilonia

Ernesto Bernareggi Rivista italiana di numismatica 1952/1953, pp. 56.62 e 1954, pp. 111/112) – prosegue Traina – ha dimostrato, ricollegandosi a quanto già indicato da Gieseler (1829/1835, II, sez. 4, p. 191) e sulla base di un dispaccio dell’11 agosto 1503 dell’ambasciatore estense, Bertrando dei Constabili, presso la corte papale, come la legenda sia diretta contro papa Alessandro VI Borgia e la Curia romana, accusati di essere una sentina di tutti vizi al pari della antica Babilonia: ‘Qui se ha mostrato da diversi – si legge nella lettera – uno ducato novo facto stampare per la Maestà Cristianissima, il quale da un canto ha sculpita la testa de Sua Maestà, da l’altro ha li tre ziglii cum lettere che dicono: PERDAM NOMEN BABILONIS. Et pigliandosse universalmente Roma per Babilonia qui se ne fa varii iudicii’ (con il nome di Babilonia, Lutero aveva già bollato Roma)”.

In precedenza aveva trovato credito la teoria, secondo la quale la moneta sarebbe stata battuta da Luigi XII nell’imminenza della sua campagna contro papa Giulio II, tra il Concilio di Trento (settembre 1510) e quello di Pisa (secondo Cartier, esattamente nel 1512).

Riproduzione moderna in argento in forma di medaglia, coniata dalla zecca di Parigi a inizio XX secolo, del ducato napoletano di Luigi XII
Riproduzione moderna in argento in forma di medaglia, coniata dalla zecca di Parigi a inizio XX secolo, del ducato napoletano di Luigi XII

Altrettanto infondata l’ipotesi secondo il quale la moneta sarebbe un’emissione privata degli Ugonotti francesi battuta tra il 1515 e il 1520 sotto Francesco I. Secondo altri la minaccia sarebbe stata rivolta non contro il bellicoso pontefice Giulio II, bensì contro il sultano del Cairo che allora possedeva Gerusalemme e il sepolcro di Cristo: fregiandosi del titolo di re di Gerusalemme, Luigi XII ambiva dunque a riconquistare quel regno e a distruggere così “Babilonia”, antico nome del Cairo.

Il ducato in oro di Luigi XII è stato riprodotto sotto forma di medaglia da Parigi nel periodo della Terza Repubblica (1870-1940), in argento e in bronzo, secondo una consuetudine tutta transalpina di riconiare monete di famosi re di Francia del passato, sia per il territorio metropolitano che per domini all’estero, ad esaltazione della grandeur della Francia.