Con alcuni scatti e dichiarazioni alla stampa, l’ex scomparso Davide Pecorelli torna a parlare del tesoro di monete che avrebbe rinvenuto all’isola del Giglio

 

di Roberto Ganganelli | Dopo mesi di silenzio Davide Pecorelli torna a parlare del presunto tesoro – a suo dire, centinaia di chilogrammi in antiche monete d’oro – che sostiene di aver rinvenuto nella fase finale della sua rocambolesca scomparsa dalla località in provincia di Perugia, in cui è nato e vissuto, durata dal gennaio al settembre del 2021.

Lo fa dalle pagine del quotidiano La Nazione del 5 aprile, in un articolo a firma di Fabrizio Paladino e con tanto di selfie del Pecorelli accanto ai presunti sacchi di scintillanti monete scattato, sempre secondo il protagonista della vicdenda, nel garage che avrebbe preso in affitto all’isola del Giglio (clicca qui per leggere l’articolo).

Due forzieri (anzi tre) stracolmi di monete d’oro?

L’ex imprenditore umbro avrebbe dichiarato alla magistratura di aver trovato due forzieri contenenti il tesoro, il primo a Cala Corfù e il secondo a Cala Fortezza. “Sfortunatamente”, prima di dissotterrare “la terza parte delle ricchezze” (secondo il suo racconto, nella località di Cala Maestra), sarebbe stato intercettato dai carabinieri forestali e identificato.

Dei selfie da prendere con le pinze dal momento che, come già sottolineato in un precedente editoriale (leggi qui), se effettivamente venissero rinvenute centinaia di chilogrammi di monete in oro – romane, bizantine o di altro tipo non fa differenza – saremmo di fronte ad una scoperta che per la numismatica, e per l’archeologia in generale, avrebbe un’importanza pari al ritrovamento dei bronzi di Riace.

tesoroSi tratta di immagini, dunque, da prendere con assoluto beneficio d’inventario anche perché la scadente qualità degli scatti non permette di acclarare cosa sia contenuto effettivamente nei “sacchi misteriosi”.

D’altra parte, le foto potrebbero esser stati scattate ovunque, perfino nel garage di casa, magari per rinverdire una visibilità mediatica un po’ “appannata” da qualche tempo a questa parte.

Troppi condizionali, sommati al fatto che sia il Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri di Firenze che la Procura della Repubblica di Grosseto mantengono ancora, sulla vicenda, il massimo riserbo.

Restiamo quindi dell’opinione che si tratti dell’ennesima montatura ma, da appassionati di numismatica, non nascondiamo che non ci dispiacerebbe essere smentiti venendo a sapere, in futuro, che effettivamente un nuovo ripostiglio è venuto alla luce e potrà essere studiato, catalogato ed esposto al pubblico.

I tesori (tranne quelli di fantasia) appartengono allo Stato

Riguardo alle presunte monete, Davide Pecorelli ha anche dichiarato a La Nazione: “In merito alle foto non ho nulla da aggiungere. In qualsiasi caso una disponibilità del genere potrebbe essere usata dal sottoscritto solo a scopi benefici […]”.

Tuttavia, un simile scenario è da escludere perché anche se il Pecorelli avesse trovato – nel corso del suo avventuroso peregrinare – non migliaia di monete d’oro, ma anche un solo denario romano o un quattrino medievale, si tratterebbe di proprietà dello Stato italiano.

Della vicenda Pecorelli, come detto, ci siamo già occupati in ottobre, con un Dritto & Rovescio dal titolo Montecristo, un tesoro ritrovato o tanto rumore per nulla? E già in quella circostanza abbiamo messo in luce come fosse emerso un quadro romanzesco di un presunto ritrovamento sul quale, senza nulla di concreto fino a oggi, sono stati pubblicati solo fiumi di parole (e qualche foto…).

Parole e immagini che tuttavia, e questo è il rischio più serio, potrebbero indurre qualcuno a improvvisarsi, a sua volta, “cercatore della domenica” nella speranza di scovare chissà quali possibili tesori.

Un consiglio: non fatelo. Rispettate il nostro patrimonio archeologico e, così facendo, rispetterete la legge. Evitando sia di incorrere in gravi reati che in pessime figure.