Iniziamo la settimana con alcune considerazioni su bella pagina di MoltoEconomia, inserto de Il Messaggero, che giovedì 7 marzo ha aperto le porte al grande pubblico sul mondo della numismatica. Così, a firma dei giornalisti Umberto Mancini e Francesco Bisozzi, i lettori del quotidiano romano hanno potuto scoprire qualcosa di più sul mercato internazionale e gli scenari verso i quali si sta evolvendo.

Riccardo Motta: un mercato in crescita, vivace e di alto livello

Mancini scrive in apertura: “La fotografia dell’affascinante mondo delle monete è anche un emozionante tuffo nella storia, nell’arte e nelle radici della cultura umana, che si riconosce in simboli e icone che vincono il tempo, tramandano miti, disegnano racconti”. Se non fossi a mia volta “malato di monete” da trent’anni, mi sentirei già incuriosito.

Riccardo Motta, consulente di Deloitte e cultore di numismtica, stima in circa 120 milioni di euro il mercato delle sole monete romane; quelle stesse che, peraltro, un recente parere dell’Ufficio legislativo del Ministero della Cultura riconosce finalmente – quando acquistate e collezionate nel rispetto della normativa, va da sé – come un elemento che in mano privata ha piena legittimità e che arricchisce, nel senso più ampio e alto del termine, il patrimonio culturale italiano. Ossia, i collezionisti che acquistano all’estero, ma anche entro i confini nazionali, sono riconosciuti come autentici “attori di cultura”.

Giancarlo Giorgetti: i collezionisti e i giovani, attori di cultura

Attori di cultura – secondo l’opinione niente meno che del ministro Giancarlo Giorgetti, espressa in un recente evento di settore e riportata da Il Messaggero – che si trovano anche tra i giovani, i quali non attendono altro che di poter godere dei tesori della numismatica e tramandare una tradizione nobile come quella del collezionismo.

E allora l’auspicio è che vengano presto norme chiare e meno vincolanti che consentano di rinverdire questa tradizione, a vantaggio dei singoli e della collettività. E quando parliamo di vantaggio dei singoli, si badi bene, l’ultimo aspetto che intendiamo è quello pecuniario.

Umberto Moruzzi: far emergere il patrimonio pubblico nascosto

Umberto Moruzzi, presidente dei Numismatici italiani professionisti e consulente numismatico della Banca d’Italia, nell’articolo sottolinea a tal proposito come per far avvicinare i giovani sia necessario far conoscere l’enorme patrimonio (“quello pubblico spesso ancora nascosto”, sottolinea) e le storie che si celano dietro le monete. Tutti concetti che condividiamo e che ci fa piacere abbiano potuto trovare spazio in una testata nazionale.

L’articolo de Il Messaggero prosegue con un’occhiata al mercato come fenomeno economico: dopo tre anni di crescita – sottolinea Moruzzi – i prezzi di mercato si stanno stabilizzando. Tra i nuovi attori globali troviamo i collezionisti orientali i quali, oltre che sulle monete delle rispettive regioni d’origine, iniziano a guardare con sempre più attenzione anche ai pezzi forti della numismatica occidentale.

Due pezzi record passati all’asta nel 2023 e il progetto MUDEM

Due di questi pezzi da novanta, un multiplo da cinque aurei dell’imperatore Probo e uno da dieci aurei di Diocleziano, illustrano l’articolo, presi ad esempio di quali vette di raffinatezza e importanza – oltre che di realizzo sul mercato – possano raggiungere le monete: circa 3 milioni di euro l’esemplare di Probo in asta NAC del maggio 2023 e 2,1 milioni di euro circa per il Diocleziano passato all’incanto da CNG sempre lo scorso anno.

Chiudono la pagina numismatica de Il Messaggero una parte dedicata al progetto del MUDEM, il Museo della moneta che la Banca d’Italia sta preparando in Via Nazionale a Roma, e un trafiletto sui Beni svelati della Tesoreria dello Stato, di cui vi abbiamo già dato notizia nelle scorse settimane.

Questo è secondo noi un esempio di buona informazione, fatta da professionisti del giornalismo interpellando persone competenti del settore e inquadrando la numismatica per ciò che è, ossia una passione culturale che sarebbe miope – per non dire stupido – ridurre a un “fattore di rischio” per l’Italia e che invece, è evidente, si innesta nell’evoluzione, nella crescita dell’anima stessa di un paese che ha una storia monetaria unica al mondo.