Qualche nota sulle tre monete in argento da 5, 10 e 20 lire degli anni ’30 | Una serie “celebrativa” per San Marino e la sua fiera indipendenza
di Roberto Ganganelli | Nel corso delle ricerche effettuate per la progettazione del Museo del francobollo e della moneta di San Marino – la cui apertura al pubblico, dopo i ritardi dovuti al Covid19, avverrà nei prossimi mesi – molte sono state le piccole e grandi scoperte relative alla monetazione e alla medaglistica della Repubblica. Tra queste, una riguarda le monete in argento coniate tra il 1931 e il 1938.
Questa serie viene realizzata per rievocare la prova più severa subita da San Marino nel corso dei secoli, ossia quando – nella prima metà del XVIII secolo – il cardinale Giulio Alberoni tentò di annettere il Titano e i suoi territori allo Stato Pontificio.
Anno 1739, il cardinale Alberoni insidia l’antica Repubblica di San Marino
E’ il 1739 e il pretesto è l’arresto, avvenuto nel 1737, dei responsabili di una congiura volta a ripristinare l’Arengo e rovesciare il Consiglio grande e generale. Tra i cospiratori c’è un certo Pietro Lolli che pretende di essere considerato suddito del papa ed essere giudicato, quindi, da un tribunale pontificio.
La Repubblica, tuttavia, non può accettare questo attacco alla sua indipendenza. Clemente XII Corsini invia a San Marino l’Alberoni per una “azione di liberazione”. Il 17 ottobre 1739 il cardinale entra a Serravalle e la mobilitazione delle milizie sammarinesi causa l’arrivo di un ulteriore contingente militare pontificio che occupa la città. Tuttavia, la maggior parte dei sammarinesi resta fedele alla Repubblica e il cardinale prende allora, con la forza, il controllo dello Stato e scioglie la Reggenza.
La popolazione di San Marino cerca l’appoggio delle potenze europee e dello stesso pontefice che invia il governatore di Perugia, monsignor Enrico Enriquez, a verificare la situazione nel gennaio del 1740. Constatata la volontà dei sammarinesi di rimanere una Repubblica, l’indipendenza viene ripristinata il 5 febbraio 1740, giorno di sant’Agata.
Anno 1931, i nuovi argenti del Titano all’insegna di libertà e giustizia
Così nel 1931 vedono la luce, dalle presse della Regia Zecca di Roma, le 5, 10 e 20 lire in argento – agli stessi pesi e diametri dei tipi italiani Aquiletta, Biga e Littore – sui cui dritti lo scultore piemontese Enrico Saroldi (1878-1954) colloca tre figure profondamente simboliche e dalle “illustri origini”.
Se sulle 20 lire campeggia infatti il santo Marino nel dipinto – di un allievo del Guercino, Bartolomeo Gennari – in cui il fondatore sorregge e benedice un modello del Monte Titano, anche sulle 10 e sulle 5 lire campeggiano soggetti artistici.
La Giustizia effigiata sulle 10 lire, in particolare, anche se volta di tre quarti e non di fronte, la spada sollevata nella destra e la corona nella sinistra, è la stessa che troviamo nella sala del Consiglio grande e generale, sopra una delle porte, dipinta a fine XIX secolo per il nuovo Palazzo del Governo edificato dall’architetto Francesco Azzurri e inaugurato nel 1894.
Per quanto riguarda la figura femminile sulle 5 lire, invece, Saroldi dà vita ad una personificazione originale della Repubblica con un copricapo a calotta decorata, forse un elmo di foggia medievale del tipo detto “a cervelliera”.
Un soggetto – questo elegante profilo di donna – che lo stesso Saroldi riutilizzerà nel 1932 per la magnifica medaglia di inaugurazione della ferrovia da Rimini a San Marino, accostando la personificazione della Repubblica, in questo caso, ad un classico mezzo busto di Italia turrita.
Completano questa serie – dedicata alla “perpetua et firma libertas” gelosamente custodita dai sammarinesi per oltre diciassette secoli – tre rovesci altrettanto eleganti: sulle 5 lire un aratro e un ramo d’ulivo, simboli di pace e operosità, sulle 10 lire uno stemma sagomato e coronato dello Stato, con fascio littorio, e sulle 20 lire le sole Tre Penne, coronate e poggiate su una delicata merlatura.
Per ogni moneta viene scelto un motto in latino: FORTIS IN TEMPERANTIA (“Forte nella temperanza”) per le 5 lire, IUSTITIA SUPREMA LEX ESTO (“La giustizia sia la suprema legge”) per le 10 lire raffiguranti la Giustizia e SALVAM FAC REPUBLICAM TUAM (“Fai salva la tua Repubblica”) per la 20 lire con la figura del fondatore.
Le tre tipologie di monete vengono emesse dal 1931 al 1933 e, in seguito, dal 1935 al 1938 su coni incisi dal valente Attilio Silvio Motti, tra i massimi artisti del bulino attivi in Italia nel XX secolo. E, per la numismatica di San Marino, risultano talmente importanti da finire – tutte e tre – anche nella serie di francobolli che nel 1972 il Titano emette per festeggiare l’alba della sua “monetazione moderna”.