Una 10 centesimi di Napoleone III trasformata in piastrino da un soldato sul fronte francese testimonia una storia personale e collettiva

 

di Roberto Ganganelli | Quanti milioni di uomini, quanti milioni di esistenze sono state catapultate nei due conflitti che hanno insanguinato il mondo tra il 1914 e il 1918 e dal 1939 al 1945? Potremmo contarle, come contare i caduti, i feriti, i mutilati, i dispersi. Ciascuno di loro è stato, tuttavia, al pari delle centinaia di milioni di civili coinvolti, un individuo unico e prezioso, una persona con nome e cognome la cui identità si è persa, in molti casi per sempre, nel vortice della guerra.

La numismatica ha celebrato, ricordato, reso onore a uomini e donne in guerra con tante monete e medaglie ma la vicenda che vogliamo raccontarvi non si perde nella dimensione collettiva dal momento che l’oggetto al centro di queste righe porta incisi dei segni – un nome, un cognome e altre informazioni – che lo rendono unico.

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Moneta da 10 centesimi francese a nome di Napoleone III coniata a Parigi nel 1853

Si tratta di una moneta francese da 10 centesimi in rame a nome di Napoleone III, battuta nel lontano 1854: 30,2 millimetri di diametro, 10 grammi di peso, taglio liscio, autore Jacques-Jean Barre. Coniata da sette officine monetarie (Parigi, Rouen, Strasburgo, Lione, Bordeaux, Marsiglia e Lille), questa 10 centesimi fu realizzata in oltre 50 milioni di esemplari.

Al dritto il ritratto a sinistra, a collo nudo, di Napoleone III e, separata da un cerchio di perline, la legenda NAPOLEON III EMPEREUR, in basso il millesimo 1854; al rovescio un’aquila ad ali spiegate che tiene fra i rostri un fascio di fulmini, fuori dal cerchio di perline in alto EMPIRE FRANÇAIS e in basso il valore DIX CENTIMES separati da due stelline a cinque punte. Il segno di zecca (K per Bordeaux) è sotto l’aquila.

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La moneta punzonata del soldato americano Patrick Mc Keon: risale alla Grande guerra

La moneta è del tutto comune, dunque, e la sua conservazione pessima ma ciò che la rende meritevole di essere pubblicata sono le iscrizioni punzonate, carattere per carattere, sul dritto: ad arco si legge infatti PATRICK MC KEON e nel campo, su quattro righe, PVT | CO K 108 | INF | U.S.A. Chiude il tutto una punzonatura a rombetto.

Patrick Mc Keon, soldato semplice (per questo grado sta PVT, ossia private), Compagnia K, 108° Reggimento fanteria degli Stati Uniti d’America. Un reparto formato nel 1898 e che, nel novembre 1917, fu inquadrato nella 54a Brigata come parte della 27a Divisione.

Il 31 maggio 1918 il reparto era in Francia dove combatté a fianco di inglesi e australiani. Con la 27a Divisione di cui faceva parte il 108° Reggimento – e quindi il nostro Patrick Mc Keon – prestò servizio nelle trincee intorno a Ypres da luglio a settembre 1918. Ypres, l’inferno di gas e fango che avrebbe segnato l’immaginario del conflitto per lungo tempo.

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Militari americani in azione sul fronte occidentale: tra loro anche soldati di colore

A settembre, il reparto operò nella regione della Somme dove attaccò la linea Hindenburg  e qui alcuni componenti del 108° Reggimento vennero insigniti della Distinguished Service Cross per il loro eroismo. L’artiglieria tedesca, il gas nervino e le mitragliatrici fecero pagare tuttavia un pesante tributo ai soldati americani ma il 108° Reggimento – narrano le cronache – riuscì alla fine a violare le difese tedesche.

La guerra era ormai segnata e il reparto si lanciò all’inseguimento dei tedeschi in ritirata finché i sopravvissuti vennero messi a riposo il 21 ottobre, tre settimane prima che l’armistizio ponesse fine ai combattimenti. Il 108° Reggimento di fanteria americano in Francia ebbe 331 caduti in appena tre mesi di combattimento; nel marzo 1919 la 27a Divisione tornò negli Stati Uniti e i superstiti, smobilitati, ritornarono alle loro case.

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La Disinguished Service Cross e il manifesto di arruolamento con slogan I WANT YOU

Tra loro c’era anche Patrick Mc Keon, proprietario della moneta che vi abbiamo mostrato? Servirebbe una ricerca negli Archivi nazionali statunitensi per saperlo ma ci piace sperare che quella moneta  “personalizzata” – recuperata sul mercato numismatico – sia stata smarrita dal suo proprietario e, magari, ricordata durante una vecchiaia lunga serena, dall’ex combattente, seduto sotto il portico di casa.

Resta un’altra domanda: per quale motivo Patrick Mc Keon avrebbe punzonato con nome e reparto di appartenenza quei logori 10 centesimi di Napoleone III? La risposta la si ha analizzando il piastrino di riconoscimento dei soldati americani che, da regolamento, era in alluminio, circa tre centimetri di diametro, e portava impressi nome e cognome, grado e reparto del possessore e la sigla U.S.A. con, al rovescio, il numero di matricola.

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Il doppio piastrino in alluminio che i soldati americani portavano nella Grande guerra

Un piastrino del medesimo formato, dunque, della moneta di questo articolo, ma dotato di un foro, fatti di un diverso metallo ma destinati – soprattutto in caso di morte sul campo – a permettere l’identificazione del corpo. Pur senza matricola, dunque, quei 10 centesimi del 1854 potrebbero essere serviti al soldato Mc Keon come piastrino “di riserva” da tenere in tasca o, magari, come souvenir o portafortuna. Speriamo sia stato così.

Per leggere un nostro approfondimento dedicato ai rinvenimenti monetali sul fronte italo austriaco durante la Grande guerra cliccate qui.