Un intrigante giro del mondo attraverso una serie di rare figurine numismatiche di fine ‘800 stampate negli Stati Uniti e oggi rarissime

 

di Gianni Graziosi | Che si possa parlare di numismatica in molti modi è risaputo, anche con le figurine che, nate nell’Ottocento come veicolo pubblicitario allo scopo di promuovere un marchio, un prodotto, diventarono presto uno strumento di divulgazione di notizie e di cultura, e oggetto di collezionismo.

Le cigarette card sono una tipologia particolare di figurine che ha origine negli Stati Uniti attorno agli anni ’80 dell’800 e la diffusione del tabacco determinò la loro fortuna.

Fig. 1 | Fig. 2

Inizialmente su questi cartoncini, nati da una necessità pratica, infatti erano inseriti per rinforzare il dorso del pacchetto di sigarette ed impedire che si schiacciasse facilmente, venivano stampati unicamente i contrassegni delle ditte produttrici. In seguito iniziarono ad essere decorati con immagini colorate e si trasformarono in figurine promozionali da collezionare.

Da figure singole e svincolate rapidamente si iniziò a stampare delle serie, formate generalmente da 25 o 50 pezzi. Questi temi specifici dovevano attirare i consumatori ed invogliarli a raccogliere le carte nel tentativo di completare la collezione e renderli fedeli al prodotto.

Originariamente i soggetti più comuni erano rivolti ad un pubblico tipicamente maschile, a fine XIX secolo infatti la maggioranza dei consumatori di tabacco era costituita da uomini. Si stamparono serie dedicate ad attrici e a personaggi sportivi o storici, a luoghi esotici (figg. 1, 2) oppure a bellezze femminili, castigatissime per i canoni di oggi… (figg. 3, 4).

Fig. 3 | Fig. 4

Nel corso degli anni, con i grandi cambiamenti sociali e culturali, anche le donne iniziarono a fumare e di conseguenza le tipologie si moltiplicarono con l’introduzione di nuove tematiche quali cani, gatti, uccelli, farfalle, fiori, automobili, aeroplani, costumi, moda, eventi contemporanei, ecc. La produzione di questi gadget si interruppe definitivamente con la seconda guerra mondiale.

La serie Coin of all Nations venne stampata, nel 1889, dalla tipografia Knapp & co. di New York per Duke’s Cigarettes che aveva sede a Durham nella Carolina del Nord. Ogni figurina, che misura cm 3,7 x 6,7, è dedicata ad una nazione e ha su un lato una litografia policroma con l’immagine di una moneta e la figura grottesca di un suo abitante.

Fig. 5

La sequenza è formata da 50 carte; esistono due varianti: una versione dove lo sfondo della figurina è bianco mentre nell’altra è colorato (fig. 5) ed entrambe le forme hanno al rovescio lo stesso l’elenco dei paesi raffigurati (fig. 6), scaletta che inizia con l’Algeria e termina con il Venezuela.

Questa serie è particolarmente interessante perché si possono vedere stati e valute che non esistono più o che hanno cambiato nome, e rivivere vicende particolari del passato. Le immagini delle monete sono più o meno accurate è inoltre indicato il relativo valore di cambio in dollari americani del tempo.

Fig. 6

I ritratti caricaturali sono particolarmente interessanti perché illustrano gli stereotipi nazionali che risentono dei pregiudizi e delle discriminazioni tipici del periodo in cui questi pezzi furono realizzati, la fine dell’Ottocento.

Ad esempio, la Svizzera è raffigurata da una giovane contadinotta che trasporta formaggi (fig. 7) e una moneta da un franco (valore di allora, 18 centesimi di dollaro) con l’immagine di Helvetia (fig. 8), simbolo del popolo celtico degli Elvezi, allegoria femminile nazionale della Confederazione.

Fig. 7 | Fig. 8

Invece un rubizzo frate (fig. 9) e una peseta (valore 15 centesimi) con lo stemma spagnolo (fig. 10) delineano la Spagna. La peseta nel 1868, a seguito dell’adozione del sistema decimale, diventò l’unità monetaria spagnola e sostituì quella che era stata la moneta fino a quel momento, l’escudo.

Fig. 9 | Fig. 10

L’Italia è rappresentata da una ragazza (fig. 11), decisamente non bella, a piedi scalzi con un tamburello in mano e una moneta da 20 centesimi 1867 (fig. 12) valutata 4 centesimi. Erano quindi necessarie 5 lire per avere un dollaro Morgan (fig. 13) statunitense, tipo che fu coniato dal 1878 al 1904 e poi nuovamente nel 1921.

Il pezzo in argento da 20 centesimi, tipo Valore, di Vittorio Emanuele II (1861-1878) non fu più coniato dopo il 1867. Allo scopo di permettere la libera circolazione monetaria all’interno dei paesi membri, il 23 dicembre 1865, venne firmata la convenzione dell’Unione monetaria latina da Francia, Belgio, Italia e Svizzera; nel corso degli anni altre nazioni aderirono all’iniziativa arrivando a 32 in totale.

Fig. 11 | Fig. 12

Il sistema entrò in crisi durante la Prima guerra mondiale per la tesaurizzazione delle monete in metallo prezioso, l’istituzione del corso forzoso delle banconote e la sospensione della convertibilità in oro.

Il 1° gennaio 1927 l’Unione venne conclusa perché non era più sostenibile. La convenzione prevedeva vari punti: l’uniformazione monetaria, pertanto erano fissati il titolo (900‰) e il peso delle monete, il rapporto oro argento ancorato a 15,5 circa; la conservazione delle unità di conto nazionali; la libera circolazione monetaria all’interno dell’unione, con un tetto per le monete divisionali d’argento.

Fig. 13

E ancora: un limite all’emissione delle monete divisionali da 2, 1, 0,5 e 0,2 unità di conto, non esisteva un tetto per la moneta fiduciaria in metallo non prezioso; il bimetallismo integrale; la coniazione dell’oro e dell’argento era libera ed il potere liberatorio illimitato.

Ogni cittadino poteva portare metalli preziosi alla coniazione, unica eccezione le monete divisionali d’argento a 835 millesimi la cui coniazione era riservata allo Stato ed il cui potere liberatorio era limitato.

Un ritratto canzonatorio di un individuo inebetito dall’alcool (fig. 14), guercio all’occhio destro, che indossa un cilindro con pipa e un pezzo da 10 pence 1813 (valore 20 centesimi) rappresentano l’Irlanda.

Fig. 14 | Fig. 15

Sulla figurina compare la scritta very old coin, della moneta (fig. 15) è raffigurato il rovescio dove l’iscrizione bank token ten pence irish indica chiaramente che si tratta di un gettone bancario emesso dalla banca d’Irlanda per alleviare la grave carenza di monete che colpì la Gran Bretagna tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800.

Particolare la carta relativa alle isole Sandwich (fig. 16), rappresentate da una ragazza di colore, in una combinazione di sensualità e vanità, questo era il nome che l’esploratore e cartografo britannico James Cook (1728-1779) diede alle isole Hawaii quando le scoprì nel 1778. La scritta Sandwich Is. sulla figurina è errata perché nel 1889 esisteva il Regno indipendente delle Hawaii, fondato nel 1795 dal re Kamehameha I (1795-1819), che coniava una sua moneta.

Fig. 16 | Fig. 17

Il dollaro hawaiano, noto come akahi dala, è stato la divisa delle Hawaii tra il 1847 ed il 1898, aveva lo stesso valore del dollaro statunitense ed era suddiviso in 100 centesimi o keneta, altre denominazioni erano umi keneta per i dieci centesimi, hapaha per il quarto e hapalau per il mezzo dollaro.

Sul dollaro (fig. 17) è raffigurato il re David Kalakaua I (1874-1891) mentre al rovescio si trova lo stemma intero delle Hawaii. Tutte le monete hawaiane del 1883 furono coniate dalla zecca di San Francisco con gli stessi standard delle monete statunitensi.

Queste monete continuarono a circolare per molti anni anche dopo l’annessione agli Stati Uniti avvenuta nel 1898 come territorio delle Hawaii che, il 21 agosto 1959, divenne il 50° stato federato dell’Unione.

Fig. 18 | Fig. 19

Diversamente la figurina dedicata al Congo (fig. 18) mostra l’immagine preconcetta di un uomo di colore raffigurato con un gonnellino, un bastoncino che attraversa la cartilagine del setto nasale, un’acconciatura e delle armi tribali. Inoltre è presente il disegno di una moneta da 2 franchi (valore 38 centesimi) di Leopoldo II del Belgio (1865-1909) sovrano dello Stato Libero del Congo.

L’argenteo tondello con al dritto la testa, volta a sinistra, di Leopoldo II e al rovescio lo stemma dello Stato Libero del Congo (fig. 19) ci ricorda un periodo oscuro della storia dell’Europa, il colonialismo che, con la scusa di “civilizzare” le popolazioni locali ritenute primitive, ha dato origine a soprusi di ogni tipo.

Questo stato, nato dalla Conferenza di Berlino del 1884-1885 che regolamentò il commercio europeo in Africa nelle aree dei fiumi Congo e Niger, era il regno privato e personale di Leopoldo.

Il sovrano, nel 1885, proclamò la nascita dello Stato Libero del Congo (Etat Indépendant du Congo) che governò fino al 1908 con un regime dittatoriale basato sul terrore. L’atto della fondazione sottoscritto a Berlino prevedeva esplicitamente l’impegno a migliorare le “condizioni morali e materiali degli indigeni”.

Fig. 20

Leopoldo invece per sfruttare completamente le ricchezze del territorio, soprattutto avorio e caucciù, ricorse ai mezzi più crudeli. Le popolazioni locali erano obbligate con metodi brutali a raccogliere una precisa quota di caucciù, se non la raggiungevano subivano violenze di ogni tipo.

Per terrorizzare i nativi fu costituita la Force publique, una forza militare equipaggiata con armi moderne e sjambok (frusta di cuoio dura e flessibile del Sudafrica, fatta con pelle di ippopotamo adulto o di rinoceronte, a volte dotata di chiodi per renderla più lacerante) gli ufficiali erano tutti bianchi mentre la truppa era composta da africani.

I soldati della Force publique si macchiarono di violenze e atrocità nei confronti della popolazione, prendevano in ostaggio donne e bambini, li torturavano, li fustigavano, compivano sanguinose rappresaglie nei confronti dei villaggi ribelli o che non avevano raccolto la quantità prefissata di gomma. Esistono prove, anche fotografiche, della macabra usanza di amputare le mani sia come trofei.

Questo sfruttamento folle, indiscriminato e criminale venne infine denunciato, lo scandalo delle violenze perpetrate a nome di Leopoldo fece sì che il Congo da possedimento privato del re diventasse una colonia del Belgio.

L’annessione fu decisa nel 1908 e la colonia assunse il nome di Congo Belga, la denominazione di Congo Belge e Belgisch Congo cominciò ad essere incisa sulle monete (fig. 20). L’indipendenza fu raggiunta solo il 30 giugno 1960 sotto il regno di re Baldovino (1951-1993).