Ricorrenze iconografiche e simboliche sui mosaici, i sigilli e le monete del periodo bizantino svelano tutto il loro potente ruolo comunicativo

 

di Luca Mezzaroba |  La decorazione musiva della basilica ravennate di Sant’Apollinare in Classe costituisce sicuramente uno degli esempi più alti dell’arte figurativa della prima età bizantina. Consacrata poco dopo la riconquista giustinianea della città (549), la chiesa fu presto abbellita, specialmente nella parte absidale, dai noti mosaici raffiguranti la Trasfigurazione, gli Evangelisti, Sant’Apollinare e i vescovi suoi successori.

L’oro delle tessere, il grande simbolismo della scena e in generale la maestosità della composizione inducono i visitatori moderni a prestare poca attenzione al resto della decorazione che si sviluppa sulle pareti laterali: quella di sinistra in particolare risale al VII secolo e raffigura, con un modello molto simile a quello dei celebri mosaici di Giustiniano I e Teodora della basilica di San Vitale, l’imperatore Costantino IV che consegna agli ecclesiastici locali un volume con i privilegi concessi alla chiesa ravennate.

moneteFig. 1 | Mosaico absidale della Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Ravenna, VI secolo

Il motivo per cui ci concentriamo su questo mosaico è semplice: esso infatti costituisce un esempio di propaganda, attività fondamentale per i sovrani bizantini che vi dedicavano grande attenzione e risorse attraverso strumenti molto diversi ma parimenti efficaci.

Oltre ai mosaici infatti un altro potente strumento di propaganda erano le monete (destinate soprattutto all’esercito e al popolo) e i sigilli (riservate ovviamente ai funzionari e alla corte); come si vedrà, tali strumenti presentavano caratteristiche molto simili proprio per rendere uniforme il messaggio da destinare ai diversi interlocutori, tuttavia potevano al tempo stesso essere soggetti a repentini mutamenti nel caso dovessero variare delle dinamiche interne alla corte imperiale, spesso legate al delicatissimo tema della successione al trono.

E proprio nel VII secolo, periodo di gravi difficoltà per l’impero, in cui altre manifestazioni artistiche risultano per noi molto rare (forse perché non sopravvissute) la moneta costituisce un ottimo elemento proprio per seguire tali complesse dinamiche.

Fig. 2 | Mosaico di Costantino IV con i fratelli Eraclio e Tiberio e il figlio Giustiniano, Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Ravenna, VII secolo

Tornando al mosaico ravennate, infatti, in esso è possibile notare come Costantino IV (668-685) sia accompagnato nella processione (del tutto simbolica e mai avvenuta realmente) da altri tre personaggi, vale a dire i fratelli Eraclio e Tiberio e il figlio Giustiniano (II).

Non possiamo in questa sede descrivere il regno di Costantino IV, fondamentale per i destini dell’impero e della stessa Europa (basti pensare alla decisiva sconfitta degli arabi durante il primo assedio della capitale bizantina, al VI Concilio ecumenico di Costantinopoli o all’insediamento dei bulgari lungo il Danubio, tutti avvenimenti di cui questo sovrano fu protagonista) dobbiamo invece soffermarci, per quanto brevemente, sugli abiti e su alcune caratteristiche della rappresentazione che avranno un ruolo anche nella monetazione.

Il sovrano e la sua famiglia indossano in effetti il cosiddetto abito civile, costituito, specialmente per l’imperatore, da pantaloni aderenti, tunica bianca con banda d’oro (divitision), cintura, sandali e clamide aperta sul lato destro (entrambi di colore rosso per il sovrano) decorata da un elemento rettangolare (tablion) e da una preziosa fibbia; è interessante notare infine come Costantino IV e i suoi fratelli siano nimbati mentre il figlio Giustiniano, la terza figura in fondo, non abbia alcuna aureola.

moneteFig. 3 | Solido di Costante II (classe VI) con il figlio Costantino IV (al dritto) e i figli minori Eraclio e Tiberio (al rovescio). Oro, 4,41 g, 19 mm, 6 h

Per spiegare queste diverse caratteristiche sarà necessario analizzare la monetazione aurea di Costante II, predecessore e padre di Costantino IV ma anche di Eraclio e Tiberio. Se infatti nei suoi primi solidi Costante II appariva al dritto da solo, a partire dal 654 (classe IV) egli si fa affiancare, sempre al dritto, dalla figura del giovane figlio Costantino (rappresentato non a caso privo di barba e con tratti decisamente infantili).

Ttale scelta, che riprendeva anche sul piano iconografico quanto fatto dal bisnonno e fondatore della dinastia Eraclio I nelle sue monete, si deve in effetti alla proclamazione del primogenito a co-imperatore a partire da quell’anno e andava dunque a sottolineare la volontà del sovrano in merito alla successione.

La situazione tuttavia si complica pochi anni dopo: come il suo antenato Eraclio I, anche Costante II decise, nel 659, di nominare co-imperatori anche i suoi due figli minori, vale a dire i già citati Tiberio ed Eraclio: questa scelta ovviamente si ripercuote anche sull’iconografia dei solidi che da questo momento (classe V e VI) presentano al rovescio anche i due figli più giovani a figura intera e con molti attributi propri del potere sovrano come il globo crucigero, la corona, la clamide e le scarpe, tutti elementi ben riconoscibili.

Ad essi poi va aggiunto un altro fatto proprio della cultura bizantina e caro alla propaganda: la grande attenzione all’ordine delle precedenze: se infatti nel mosaico di Sant’Apollinare in Classe la figura di Costantino IV è al centro esatto della rappresentazione (per esaltare al massimo il ruolo del sovrano), nelle monete di Costante II, quest’ultimo è rappresentato al dritto e notevolmente più grande degli altri personaggi mentre Eraclio e Tiberio sono riportati nel rovescio e hanno altezze anche molto diverse per simboleggiare la loro età.

Fig. 4 | Solido di Costante II (classe VII) al dritto con al rovescio i figli Costantino IV (al centro), Eraclio (a destra) e Tiberio (a sinistra). Oro, 4,35 g, 19 mm, 7 h

Tale situazione raggiunge caratteri estremi (e come si vedrà ancora una volta legati alla propaganda imperiale) nelle monete più tarde di Costante II (classe VII). Quest’ultimo infatti aveva deciso di sbarcare in Italia nel 663 per attaccare i Longobardi e, più in generale, per controllare la situazione nell’area occidentale dell’impero ponendo la sua capitale a Siracusa.

Questa scelta fu vivamente osteggiata dalla popolazione di Costantinopoli che impedì con una sommossa ai figli di Costante II di abbandonare la città per unirsi al padre. I solidi di questo periodo mostrano quindi al dritto il solo Costante II elmato (e non incoronato) mentre al rovescio sono rappresentanti i tre figli Costantino IV (al centro e più grande), Tiberio (molto piccolo) ed Eraclio (poco più grande) in abiti civili e con le insegne del potere.

Tale iconografia, che si richiama ancora una volta ai solidi di Eraclio I, fa dunque capire chiaramente l’ordine di importanza dei fratelli ed è inoltre affiancata da un “curioso” errore nella disposizione delle legende (invertite tra dritto e rovescio); per Grierson (Byzantine Coins p. 96) tale situazione non rappresenta una svista ma sarebbe invece frutto di una precisa volontà delle autorità di Costantinopoli mirante a screditare il sovrano regnante in favore dei figli rimasti fedelmente nella capitale.

Fig. 5 | Sigillo di Pietro apo hypaton e genikos kommerkiarios con al dritto Costantino IV, Eraclio e Tiberio e al rovescio Costante II. Piombo, 20,52 g, 31 mm, 12 h

Anche se questa teoria non può essere confermata, è comunque certo che l’iconografia degli ultimi solidi di Costante II ebbe molto successo anche tra i funzionari imperiali, basti pensare ad esempio al sigillo attribuito ad un certo Pietro, funzionario provinciale incaricato delle gestione di alcuni magazzini destinati alla raccolta dei prodotti e delle tasse, in cui, al dritto, appaiono proprio i tre fratelli ancora una volta in abiti civili, con diverse insegne del potere e nelle stesse posizioni gerarchiche dell’ultima tipologia dei solidi.

moneteFig. 6 | Solido di Costantino IV (classe I) in abiti civili con al rovescio i fratelli Eraclio e Tiberio. Oro, 21 mm, 4,42 g, 6 h

Alla morte di Costante II, assassinato a Siracusa nel 668, la situazione si presentava dunque molto fluida in quanto, pur essendo il più anziano e di fatto il primo nella linea di successione, Costantino IV doveva tuttavia condividere il potere con Eraclio e Tiberio, entrambi nominati co-imperatori e dunque teoricamente in grado di gestire il potere.

Tale situazione, come visto, è ben rappresentata nel mosaico ravennate (in cui tutti e tre i fratelli sono nimbati, al contrario di Giustiniano che non aveva ancora ricevuto tale nomina) ma anche nei primissimi solidi del nuovo sovrano, i quali mantengono al rovescio le figure di Eraclio e Tiberio.

moneteFig. 7 | Solido di Costantino IV (classe II) in abiti militari con al rovescio i fratelli Eraclio e Tiberio. Oro, 19 mm, 4,41 g, ? h

Eppure Costantino IV, come del resto il padre e gli altri sovrani della sua dinastia, fin da subito dimostrò un carattere deciso e autoritario: se infatti già nella rarissima prima classe dei suoi solidi (emessa per poche settimane del 668) egli appare da solo al dritto ma mantiene ancora, come i suoi fratelli, l’abito civile, dai solidi delle classi successive (classi II e III) egli si fa rappresentante con l’antico abito militare (costituito da corazza, elmo, lancia e scudo), che non appariva nella monetazione imperiale dall’inizio del VI secolo.

Questa scelta drastica, che a parere di C. Morrison (Byzance et sa monnaie. IV-XV siècle, p. 39) testimonia la decisa volontà di restaurazione dell’impero da parte di Costantino IV (si pensi anche alla scelta del nome Giustiniano per il proprio figlio) non poteva fare altro che esasperare la complessa situazione dinastica che, nel 681, esplose in tutta la sua gravità.

È lo storico Teofane Confessore a narrare di come alcune truppe del tema anatolico (un’importante circoscrizione militare dell’impero) si mossero verso la capitale chiedendo a gran voce un ruolo maggiore nel governo per Eraclio e Tiberio, giustificando tale richiesta con l’esistenza della Trinità, che avrebbe dunque permesso un governo di tre uomini.

La risposta di Costantino IV non si fece attendere: uccisi a tradimento i militari più facinorosi, il sovrano fece catturare i fratelli, che furono ben presto eliminati non prima di aver subito la mutilazione del naso.

moneteFig. 8 | Solido di Costantino IV (classe III) in abiti militari. Oro 4,39 g, 18 mm, 6 h

L’azione di Costantino IV ebbe effetti anche sull’iconografia monetaria: nella classe IV dei suoi solidi (che, non a caso, va dal 681 alla morte del sovrano), oltre ad una migliore fattura nei tratti dell’imperatore al dritto, è evidente l’assenza di qualsiasi figura al rovescio.

Va notato infine come gli eventi del 681 abbiano avuto un’importanza decisiva nella concezione della successione al trono di Bisanzio: pur continuando nella pratica dell’associazione al trono di figli e parenti, cosa evidentissima in tutta la monetazione bizantina successiva, da questo momento il ruolo del co-reggente sarà solo simbolico e di tipo propagandistico, finalizzato cioè a far conoscere al popolo il futuro sovrano, ma non avrà più un ruolo “attivo” nella gestione del potere.