Ben poche famiglie possono vantare un pontefice in famiglia, pochissime di averne avuti due o più tra i loro antenati: pensiamo ai Medici, ai Borgia, ai Della Rovere ma su tutte spicca quella dei Conti di Tuscolo (ben sei esponenti sul soglio di Pietro) seguita dai Conti di Segni il cui stemma – un’aquila dalle grandi ali, coronata – campeggia per l’ultima volta nell’araldica della Santa Sede con Innocenzo XIII tra il 1721 e il 1724.
I Conti di Segni, infatti, possono vantare come antenati il longevo Innocenzo III (1198-1216), poi Gregorio IX (1227-1241) e infine Alessandro IV (1254-1261) senza contare Vittore IV, antipapa per poche settimane nell’anno 1138. Per quest’ultimo, tuttavia, l’appartenenza alla famiglia è incerta ma, in ogni caso, i tre romani pontefici usciti dal ceppo genealogico dei Conti di Segni fra XII e XIII secolo ci dicono in modo chiaro quanto la famiglia fosse influente nel medioevo italiano.
Stemma di Innocenzo XIII dei Conti di Segni dipinto nel Palazzo del Commendatore di Roma
Un’influenza che, tuttavia, nel tempo si affievolì tanto che bisognerà attendere il XVIII secolo per rivedere un esponente dei Conti di Segni – Innocenzo XIII, appunto – salire al soglio pontificio dopo un conclave in cui a farlo emergere furono sia le sue doti dottrinali e spirituali sia il fatto che il cardinale Michelangelo, che era nato nel 1655 a Poli, non fosse schierato né con il gruppo dei filo imperiali né con quello dei filo francesi.
Come nome, in omaggio all’antenato Innocenzo III, scelse il nome di Innocenzo XIII e come stemma assunse quello storico della famiglia, che abbiamo descritto come caratterizzato da un’aquila dalle grandi ali ma che, in corretti termini araldici, è definito come “Di rosso all’aquila al volo abbassato, scaccata d’oro e di nero, armata, rostrata, linguata e sormontata da corona il tutto d’oro”.
Lo stemma di papa Innocenzo XIII sul rovescio del rarissimo scudo in oro coniato nell’anno III di pontificato e in asta Kruso-Art il 20 maggio 2025
Uno stemma che, con le chiavi e la tiara simbolo della Santa Sede, ritroviamo su monete e medaglie del pur breve pontificato come la magnifica mezza piastra “dei mietitori” (approfondisci qui) ma anche su un rarissimo scudo in oro – un piccolo capolavoro incisorio – presente nel catalogo dell’asta Kruso-Art il 20 maggio 2025 al lotto 31 della Collezione “In signo Petri” (approfondisci qui) con una stima di 10/15 mila euro.
Coniato nel terzo anno di pontificato, questo scudo di appena 20 millimetri di diametro e al peso classico di 3,35 grammi di metallo prezioso (Muntoni 1, MIR 2397/1) ci mostra sul dritto il busto di Innocenzo XIII con camauro, mozzetta e stola. Al rovescio l’aquila dalle grandi ali aperte dello stemma dei Conti di Segni, di fronte, con il capo rivolto a sinistra e coronata.
L’eccezionalità dello scudo di papa Conti, inciso da Ermenegildo Hamerani, sta anche nel fatto di essere l’unica moneta di questo pontefice a raffigurarne il ritratto
La moneta venne battuta dalla zecca di Roma; il ritratto al dritto è circondato dall’iscrizione INNOC. | XIII P. M. A. III mentre sul rovescio troviamo la legenda latina MAGNVM ALARVM (“Dalle grandi ali”), tratta da Ezechiele (17, 3) ove si legge “Aquila grandis magnarum alarum”. Si tratta della parabola del cedro e della vite nella quale le due piante sono usate dal profeta come immagini per descrivere la sorte di un popolo e la sua relazione con Dio, visto come “aquila dalle grandi ali” che mette alla prova i suoi figli.
Prossimo al fior di conio, di grande freschezza, lo scudo di Innocenzo XIII in catalogo da Kruso-Art venne battuto con coni incisi dal grande Ermenegildo Hamerani ed è tanto più importante perché rappresenta sia il massimo nominale nella breve serie numismatica di questo pontefice sia perché è l’unica tipologia di moneta a raffigurarne il ritratto.