Il nuovo saggio di Lucia Travaini a caccia di esemplari numismatici venerati, in modo improbabile, come parti del più famoso “prezzo del tradimento” della storia

 

a cura della redazione | E’ stato pubblicato da poco I Trenta denari di Giuda. Storia di reliquie impreviste nell’Europa medievale e moderna, il nuovo saggio di Lucia Travaini per i tipi della casa editrice Viella, nella collana sacro/santo.

La professoressa Travaini ne ha parlato con la redazione di Letture.org facendo presente, innanzi tutto, come i trenta denari, moneta “cattiva” e prezzo del tradimento per antonomasia, nel medioevo vennero trasformate in vere e proprie reliquie “per il ruolo – spiega l’autrice – che essi ebbero nella Passione di Cristo, sulla base anche di una importante tradizione agiografica”.

Che poi le monete venerate qua e la come reliquie non siano gli esemplari consegnati dai sommi sacerdoti all’Iscariota è un altro discorso: “Ho inseguito la storia di queste monete per molti anni e questo libro esce dopo una ricerca lunga e faticosa.

Come le teste del Battista narrate da Umberto Eco in "Baudolino", tante monete si sparsero per l'Europa venerate come quelle pagate a Giuda per tradire il Cristo
Come le teste del Battista narrate da Umberto Eco in “Baudolino”, tante monete si sparsero per l’Europa venerate come quelle pagate a Giuda per tradire il Cristo

Ne ho individuate oltre cinquanta a Rodi e poi Malta, a Roma, Parigi, Sens, Valencia fino a Uppsala: molti sono oggi scomparsi ma se ne trova documentazione sufficiente per identificare il tipo di moneta.

In gran parte erano monete greche dell’antica zecca di Rodi databili tra IV e II secolo a.C. (di questo tipo è l’esemplare sulla copertina, conservato in uno splendido reliquiario a Nin in Croazia). Tra gli esemplari ancora esistenti vi sono un decadrammo di Siracusa e un dirham mamelucco. Si direbbero reliquie ‘impossibili’…”.

E ancora: “Nel Quattrocento, epoca d’oro della diffusione di esemplari dei trenta denari, non venivano poste troppe domande e si accettava quanto proposto dalle guide dei santuari (e va detto che non tutti i devoti avranno visto da vicino le monete).

Nel Cinquecento divenne più matura la conoscenza delle monete antiche, specialmente romane e poi anche ebraiche e greche, ed anche gli studi biblici approfondirono l’indagine. Alcuni studiosi, anche cattolici, cominciarono ad asserire che i Trenta denari avrebbero dovuto essere sicli ebraici e in tal modo annullavano la veridicità degli esemplari di Roma in Santa Croce in Gerusalemme, di Oviedo e di Parigi che erano didrammi di Rodi.

L’accanita battaglia tra i fautori dei sicli giudaici e i fautori delle monete di Rodi è sorprendente perché, soffermandosi sul tipo di moneta usata nella transazione, gli studiosi di entrambi i fronti perdevano di vista la narrazione del Vangelo e dimenticavano del tutto un importante attore della storia: il vasaio, il quale avrebbe intascato le trenta monete vendendo ai sacerdoti il campo per seppellire gli stranieri”.

L’interessante intervista sul volume prosegue con interessanti considerazioni sul ruolo devozionale delle monete in altri contesti e sugli usi rituali, di offerta votiva, di testimonianza dei reperti numismatici. Un testo tutto da leggere (cliccate qui per la versione integrale su Letture.org) come tutto da leggere è il nuovo libro a firma di Lucia Travaini.

Per la scheda del volume sul sito Viella.it e per ordinarlo cliccate qui.

E se volete potete leggere un articolo dedicato alle monete dei Vangeli cliccando qui.