Leonardo Loredan, un personaggio simbolo nella Venezia dei secoli d’oro, un doge ritratto da grandi artisti e celebrato anche nell’arte medaglistica

 

di Luca Mezzaroba | Esattamente cinquecento anni fa, il 21 giugno 1521, moriva Leonardo Loredan, uno dei più celebri dogi della Repubblica di Venezia; la fama di questo personaggio, vissuto in un periodo cruciale per la storia della sua città e di tutta Italia, è legata sia alle vicende politico-militari della Serenissima, che lo videro assoluto protagonista, sia all’avvio di quel processo di renovatio urbis che avrebbe reso Venezia una delle capitali europee dell’arte, dell’architettura e, più in generale, della cultura del Rinascimento.

Come si vedrà, in effetti, gli interessi del Loredan non erano rivolti solo alla sfera politica ma anche a quella artistica, per la quale fu celebrato non solo in vita ma anche al momento della scomparsa: la testimonianza più celebre di questo legame è senza dubbio il ritratto, oggi conservato alla National Gallery di Londra, realizzato da Giovanni Bellini, che ritrae il doge di tre quarti, vestito con ricchi abiti da cerimonia, dal forte valore simbolico, e con il corno ducale. Ancora alla sfera figurativa è riconducibile un altro celebre ritratto del doge attribuito al Carpaccio, ma ciò che ci interessa indagare in questo momento sono le magnifiche testimonianze legate all’ambito medaglistico.

loredanGiovanni Bellini, Ritratto di Leonardo Loredan (Londra, National Gallery)

Come è noto, la severa deliberazione del Senato, che dal 2 agosto 1473 vietava ai dogi di Venezia di essere rappresentati in forma realistica sulle monete, ha fatto della medaglia, svincolata dal controllo statale, un formidabile mezzo di trasmissione dell’immagine dei dogi e strumento per la loro celebrazione. Lo studio delle medaglie offre ottime opportunità di analisi di grandi personaggi della Repubblica di Venezia; proprio questo aspetto costituisce il filo conduttore delle prime medaglie del Loredan, risalenti all’inizio del suo principato.

Nato il 16 novembre 1436, Leonardo Loredan percorse in effetti una brillante carriera politica che lo portò, negli ultimi anni del secolo, a ricoprire i più importanti incarichi della Repubblica sia a livello di politica interno che in ambito diplomatico internazionale. A questo riguardo non va trascurato il fatto che la sua nomina a doge (nel 1501) coincise con il momento di massimo potere per Venezia e proprio tale aspetto è messo in evidenza nelle medaglie.

La prima, fusa in bronzo in modulo davvero imponente (mm 99), è opera di Giovanni Guido Agrippa che l’avrebbe realizzata proprio nel 1501. Mentre il dritto rappresenta il doge Loredan di profilo, volto a destra e con i consueti abiti da cerimonia e corno ducale, il rovescio mostra invece un’iconografia molto interessante e decisamente affollata: il doge, inginocchiato, è incoronato da Venezia (in forma di donna) seduta sul leone di San Marco; entrambi i personaggi sono posti su un carro trainato da due impetuosi destrieri mentre Saturno, accovacciato su uno dei cavalli, mostra una clessidra.

Giovanni Guido Agrippa, Il doge Loredan (bronzo, mm 99)

Anche la seconda medaglia, anche se meno elaborata in quanto priva di rovescio, è caratterizzata dalla stessa volontà di glorificazione: opera anonim, risale ancora al 1501 e raffigura al dritto il doge Loredan in ginocchio (identificato, come nella medaglia precedente, dalla legenda) nell’atto di ricevere da San Marco, seduto in trono, un libro (verosimilmente il Vangelo); alla scena fa da sfondo un imponente palazzo in stile rinascimentale.

loredanAnonimo, San Marco affida il suo Vangelo al doge Leonardo Loredan inginocchiato (bronzo, mm 72; Venezia, Museo Correr)

La celebrazione del doge e della potenza di Venezia appaiono dunque assolutamente evidenti, ma se in queste due prime medaglie tali manifestazioni sono trattate in modo simbolico o allegorico (si pensi alla personificazione di Venezia, a Saturno o all’incoronazione da parte del Santo), nella terza medaglia che qui proponiamo la glorificazione del Loredan è talmente essenziale e diretta da risultare, se possibile, ancora più efficace.

Alessandro Leopardi, medaglione con ritratto rivolto a destra del doge Leonardo Loredan e iniziali L L (bronzo, mm 310; Venezia, Museo Correr)

E’ di Alessandro Leopardi, che la fuse in bronzo nel 1505, questa medaglia dalle dimensioni davvero imponenti (310 mm) e priva di rovescio, mostra nella sua unica faccia il busto del doge (identificato dalle lettere iniziali del nome e del cognome) volto a destra con in capo un corno ducale particolarmente decorato e prezioso. Il Leopardi tuttavia non si limitò alla sola fusione di questo esemplare (conservato presso il Museo Correr), egli infatti, sempre nel 1505, aveva terminato la realizzazione dei tre pili bronzei che ancora oggi campeggiano in Piazza San Marco, proprio davanti alla Basilica, e come decorazione di quello centrale scelse di inserire tre esemplari di questa medaglia (in un modulo più piccolo: 240 mm), accompagnati, più in basso, da una scritta dedicatoria al doge stesso.

Uno dei tre medaglioni bronzei (mm 240) incastonati nel pilone centrale portabandiera in Piazza San Marco a Venezia

L’esaltazione del doge e della Repubblica che emergono da queste prime medaglie avevano in ogni caso un solido fondamento: nonostante un’onerosa pace con i Turchi (1503) infatti, nei primi anni del XVI secolo Venezia passava da un successo all’altro, raggiungendo infine il culmine con la conquista dei porti pugliesi e la vittoria sull’Impero, che le garantiva il possesso di Trieste, Gorizia e Fiume (1508). Queste vittorie, come è noto, spinsero i più potenti stati europei ed italiani a coalizzarsi contro la Serenissima nella Lega di Cambrai, il cui scopo era la distruzione della potenza veneziana e la spartizione dei suoi territori tra gli alleati.

Non è compito di questo articolo soffermarsi sui complicatissimi avvenimenti legati alla guerra che oppose la Lega a Venezia, ciò che qui interessa, semmai, è soffermarsi sul comportamento tenuto da Leonardo Loredan. In effetti, se all’inizio del conflitto egli appariva molto sicuro di sè, dopo la disastrosa sconfitta di Agnedello, secondo la testimonianza dei Diari di Sanudo, apparve “quasi morto e di malla voja e faceva segni di gran mesticia”. Superato tuttavia lo sconforto, fu proprio il doge a risollevare gli animi spronando il patriziato e invitandolo ad “andar a combater per la nostra libertà” inviando i suoi stessi figli Alvise e Bernardo alla difesa di Padova.

Considerato il periodo così importante per la storia di Venezia e il ruolo stesso giocato dal doge, potrebbe sembrare strano il fatto che non esistano medaglie che ricordino questi eventi, come già detto tuttavia le medaglie in questo periodo avevano lo scopo di celebrare i singoli personaggi e non tanto le loro imprese specifiche. Questo appare evidente, ad esempio, se si prende in considerazione la medaglia realizzata nel 1513 per celebrare Bartolomeo d’Alviano, nella quale egli viene esaltato nel suo ruolo di “capitano generale” evidentemente per rafforzarne la fedeltà al “dominio veneziano” (i voltafaccia dei comandanti di ventura erano molto frequenti). Di riferimenti a Venezia non c’è traccia e anzi la medaglia presenta significativamente il rovescio liscio.

loredanMedaglia uniface di Bartolomeo d’Alviano (bronzo, mm 68).

In quest’ottica appare particolarmente significativa un’altra medaglia dedicata a Leonardo Loredan e, soprattutto, a suo figlio Bernardo. Ben lontana dal ricordare l’impegno militare di quest’ultimo, (come detto sopra, Bernardo partecipò alla difesa di Padova) sembra infatti certo che la medaglia, fusa in bronzo e opera di Giovanni Guido Agrippa, sia stata realizzata per commemorare la scomparsa del figlio del doge, avvenuta nel 1519. Bernardo Loredan, di profilo, volto a sinistra con capelli lunghi e berretto, in effetti morì tragicamente ancora giovane (era nato nel 1481) a causa di una malattia. L’evento colpì profondamente non solo il doge (che è raffigurato al dritto) ma anche l’intera città; gli onori riservati al personaggio in occasione del funerale furono eccezionali; ne dà ampia relazione Sanudo nei suoi Diari, precisando che alla cerimonia parteciparono in corteo tutte le Scuole Grandi di Venezia.

loredanLa medaglia per Leonardo e Bernardo Loredan (bronzo, mm 70; Venezia, Museo Correr)

Quella appena descritta è l’ultima medaglia realizzata mentre Leonardo Loredan era ancora in vita, tutte le successive, datate 1521, sono dunque medaglie create in sua memoria e, ancora una volta, in nessuna di esse vi sono riferimenti espliciti ad eventi politici o militari. In effetti rimandi evidenti alla Lega di Cambrai e alle vittorie di Venezia sono di molto successivi anche dal punto di vista artistico e architettonico, basti ricordare la fastosa tomba del Loredan (nella quale si vedono le statue del doge, di Venezia e della Lega, raffigurata in forma muliebre) realizzata nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo solo nel 1572, dopo che per molti anni il corpo del doge era rimasto inumato in una semplice tomba con lapide di marmo celeste senza iscrizione, posta sopra i gradini dell’altare maggiore.

Il sepolcro monumentale di Leonardo Loredan, eretto solo nel 1572 nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia

Non meno significativo poi il dipinto Allegoria della vittoria sulla Lega di Cambrai opera della mano di Palma il Giovane, datato 1590. In esso il doge Loredan, a fianco di una muliebre Venezia che impugna fieramente la spada è raffigurato nell’atto di lanciare il leone di San Marco contro gli eserciti della Lega di Cambrai, rappresentati allegoricamente da un guerriero sul dorso del toro (simbolo dell’Europa).

Palma il Giovane, Allegoria della vittoria sulla Lega di Cambrai (Venezia, Palazzo Ducale)

Un riferimento, seppure generico, alle imprese militari veneziane si può comunque ritrovare nella medaglia attribuita a Vittore Gambello, detto Camelio nel cui rovescio è rappresentato, in primo piano, un trofeo di armi ai piedi di un piccolo albero di alloro e in secondo piano un duello tra cavalieri. Il dritto della medaglia, coniata in bronzo, propone invece, entro una cornice circolare perlinata, la scritta LEONARDVS LAVREDANVS DVX VENETIAR e, nel campo, l’inconfondibile ritratto del doge Loredan, volto a sinistra.

loredanVittore Gambello, detto Camelio (attribuita), Esaltazione del doge Loredan artefice dei veneti trionfi (Venezia, Museo Correr)

La fama di “ottimo principe” del Loredan è invece il tema di un’altra medaglia eseguita in sua memoria e attribuita ancora al Camelio, tale elogio, peraltro condiviso dal Guicciardini che lo definisce “uomo venerabile per l’età e per la degnità di tanto grado” è infatti riportato nel rovescio della medaglia; di quest’ultima sono noti esemplari in bronzo, spesso frutto di rifusioni antiche, ma nel mercato collezionistico è attestato anche un esemplare in oro, che qui riportiamo, naturalmente caratterizzato, al dritto, dal busto del doge circondato dalla scritta, contenuta entro cornice perlinata.

Vittore Gambello, detto Camelio (attribuita), esemplare in oro, mm 28; g 20,96; (Numismatica Ars Classica NAC AG, Auction 36, Lot 81, 17/2/2007)

Molto più controversa appare invece la penultima medaglia che presentiamo: fusa in bronzo e attribuita anch’essa a Camelio, celebra la giustizia e l’imparzialità del doge e raffigura al rovescio la personificazione dell’equanimità che regge la bilancia nella mano destra e un lungo bastone nella sinistra. Questa iconografia, chiaramente derivata da modelli classici come per esempio i sesterzi di Vespasiano, non doveva essere però universalmente condivisa, se è vero che, dopo la morte del Loredan, i suoi figli furono coinvolti in un lungo processo e dovettero pagare una multa di 2700 ducati a causa di alcune insolvenze del genitore.

loredanVettore Gambello, detto Camelio (attribuita), Leonardo Loredan, esaltazione della AEQVITAS PRINCIPIS (bronzo, mm 63)
loredanSesterzio di Vespasiano con, al rovescio la personificazione della AEQVITAS AVGVSTI

Un personaggio non certo privo di difetti, dunque, tuttavia è indubbio che l’energia e la forza dimostrate dal Loredan in un periodo così difficile per Venezia lo abbiano reso, già per i contemporanei, una figura dalle caratteristiche molto particolari; scriveva infatti Sanudo che egli “è di facoltà mediocre, da ducati 30 milia, è macilento de carne, tuto spirito, de statura grande, de pocha prosperità; vive con assai regula, è assa’ colerico, ma savio al governo di la republica”. A parere di chi scrive, questa descrizione si adatta bene all’ultima raffigurazione in metallo del Loredan che viene proposta in questo articolo. Si tratta di una medaglia placchetta, di notevoli dimensioni, che propone, al dritto, un semplice ma estremamente realistico ritratto del doge, con veste e corno ducale. La medaglia, fusa in bronzo e cesellata, è priva di qualsiasi didascalia; è conservata nel Medagliere del Museo Correr di Venezia.

Placchetta con ritratto di Leonardo Loredan, fusa in bronzo e cesellata (mm 140 x 128; Venezia, Museo Correr)

Leonardo Loredan fu dunque un autentico protagonista della storia di Venezia, sia dal punto di vista politico ma anche artistico e architettonico; egli promosse infatti la ricostruzione di diversi luoghi simbolo della città, spesso danneggiati o colpiti da incendi, come il Fondaco dei Tedeschi, la zona del mercato di Rialto e le procuratorie vecchie a San Marco.

loredanL’iscrizione, murata all’interno del Fondaco dei Tedeschi, che ricorda la ricostruzione del Fondaco stesso (1505-1508) sotto il dogado di Leonardo Loredan

In questo articolo abbiamo voluto ricordare i cinquecento anni dalla scomparsa di questo doge, la cui fermezza dovrebbe essere presa come modello dall’intera comunità veneziana, colpita oggi come allora da crisi e calamità e forse troppo concentrata nell’edonistica celebrazione di mitiche fondazioni.

 

Bibliografia essenziale

  • George Francis Hill, A Corpus of Italian Medals of the Renaissance before Cellini, London 1930.
  • Piero Voltolina, La storia di Venezia attraverso le medaglie, Venezia 1998.
  • Cristina Crisafulli, Leonardo Mezzaroba, La scuola medaglistica veneziana nel Rinascimento attraverso le collezioni del Museo Correr, e Catalogo delle opere in collezione, in Bollettino dei Musei Civici Veneziani, s. III, 4, 2009, pp. 6-67.