Ex collezione Fusco, è passata in asta solo quattro volte questa rarità che si merita il titolo de “la bella di Sulmona”

 

Mappa di Sulmona, "patria di Ovidio" abbinata a vedute di Urbino in un'incisione di Braun & Hogenberg, 1588-1597
Mappa di Sulmona, “patria di Ovidio” abbinata a vedute di Urbino in un’incisione di Braun & Hogenberg, 1588-1597

di Roberto Ganganelli | La zecca abruzzese di Sulmona ha una storia monetaria propria che inizia con la casata dei Durazzo, esattamente con Carlo III nel periodo 1382-1385 quando in città si coniano i primi bolognini in argento e tornesi in mistura.

Ben più lungo, e caratterizzato dagli stessi tipi monetali, è il periodo di influenza di Ladislao di Durazzo che si protrae dal 1386 al 1414.

Dai Durazzo agli Angiò e agli Aragonesi

Bolognino di Carlo III di Durazzo per Sulmona (1382-1385) al tipo pontificio (Ag, mm 18 ca. per g 0,95 ca.)
Bolognino di Carlo III di Durazzo per Sulmona (1382-1385) al tipo pontificio (Ag, mm 18 ca. per g 0,95 ca.)

Gli Angiò, invece, nella antica Sulmo battono tornesi in mistura tra il 1435 e il 1440 con Renato, rarissimi carlini (o gigliati) in argento nel 1460-1461 da Giovanni, in nome dello stesso padre.

Tornese di Carlo III di Durazzo per Sulmona (1382-1385) al tipo classico (Mi, mm 18 ca. per g 0,85 ca.)
Tornese di Carlo III di Durazzo per Sulmona (1382-1385) al tipo classico (Mi, mm 18 ca. per g 0,85 ca.)

Gli Aragona – invece – appongono le loro insegne sulle monete della città nel periodo 1442-1458 (con i bolognini di Alfonso I) e, infine, con gli stessi nominali per Ferdinando I (1458-1494) abbinati a dei carlini di stile classico.

Periodo turbolento, la seconda metà del ‘400 per il Meridione tanto che papa Innocenzo VIII, in contrasto con Ferdinando I di Napoli a causa del mancato pagamento di quest’ultimo delle quote papali, aveva scomunicato il re con una bolla dell’11 settembre 1489, offrendo il Regno al francese Carlo VIII.

Carlino di Ferdinando I d'Aragona per Sulmona (1458-1494) al tipo classico (Ag, mm 28 ca. per g 3,65 ca.)
Carlino di Ferdinando I d’Aragona per Sulmona (1458-1494) al tipo classico (Ag, mm 28 ca. per g 3,65 ca.)

Entra in scena Carlo VIII di Francia

Costui, dal punto di vista dinastico, vantava attraverso la nonna paterna, Maria d’Angiò (1404-1463), un lontano diritto ereditario alla corona del Regno di Napoli.

Fu così che Carlo indirizzò le risorse della Francia verso la conquista di quel reame, incoraggiato da Ludovico Il Moro (che ancora non era duca di Milano ma ne era solo reggente) e sollecitato dai suoi consiglieri, Guillaume Briçonnet e de Vers.

Una volta intrapresa la spedizione, la rapida discesa di Carlo VIII di Francia non incontrò particolari ostacoli, rivelando improvvisamente l’insufficienza militare degli Stati italiani. Famose a tal propositore amare parole di papa Alessandro VI: “Sver Carlo VIII conquistata l’Italia col gesso dei suoi furieri d’alloggiamento”.

L’incertezza e la confusione regnavano sovrane tra gli Stati che cercavano di opporsi alla calata francese e, laddove non si verificò un’avvilente neutralità, la difesa del Regno di Napoli rimase ormai affidata alle sue sole forze.

Sulmona, che pur era di fede aragonese, e l’Abruzzo tutto si sollevarono in favore dei Francesi con rapidità impressionate. Il 22 febbraio 1495 Napoli cadeva in mano francese, ma non vi rimase a lungo perché la rapidità della conquista spaventò Milano, Venezia e Roma che, alleatesi nella cosiddetta Prima Lega Santa,  31 marzo 1495), con l’appoggio esterno di Ferdinando il Cattolico e di Massimiliano imperatore, costrinsero Carlo VIII a lasciare Napoli il 20 maggio e raggiungere la Francia alla fine dell’anno.

La monetazione francese per Sulmona

Dritto del magnifico carlino per Sulmona di Carlo VIII (Ag, mm 27 ca. per g 3,60 ca.)
Dritto del magnifico carlino per Sulmona di Carlo VIII (Ag, mm 27 ca. per g 3,60 ca.)

La capitale del Regno di Napoli rimase in mani francesi per un brevissimo periodo, dal 22 febbraio al 7 luglio 1495, data del ritorno di Ferrandino.

A Sulmona, a nome del sovrano transalpino si coniarono cavalli e doppi cavalli in rame e, di estrema rarità – quasi una tipologia simbolo della facile quanto effimero dominio – dei carlini in argento di cui si conoscono appena due esemplari.

Questa la descrizione metrologica: data di emissione 1495, argento, mm 28 ca. per g 3,60 circa (g 3,58 riportati dalle fonti).

Dritto della medesima moneta di Carlo VIII (Ag, mm 27 ca. per g 3,60 ca.)
Dritto della medesima moneta di Carlo VIII (Ag, mm 27 ca. per g 3,60 ca.)

 

Al dritto: + KROLVS : D : G : R : – FRANCORV : S * I : I, scudo di Francia coronato e accostato dalle lettere K – L; sotto, nel giro, S M P E entro cartella.

Al rovescio + [XP]S : VIN :° XPS :  REG : XPS : IMPA :, vroce potenziata e gigliata entro triplice cornice quadrilobata.

Rarità, bibliografia, annotazioni

La moneta è descritta da Giovan Vincenzo Fusco, Intorno alle zecche ed alle monete battute, Carlo VIII, tav. III, 1 (questo esemplare disegnato); in seguito in CNI 2 (questo esemplare citato) e in MEC 14, p. 385; infine in MIR 787 (questo esemplare illustrato, R5).

Cavallo a nome di Carlo VIII per Sulmona coniato nel 1495 (Cu, mm 18 ca. per g 2,00 ca.)
Cavallo a nome di Carlo VIII per Sulmona coniato nel 1495 (Cu, mm 18 ca. per g 2,00 ca.)

La splendida moneta è da considerare un vero e proprio frammento di storia italiana del Rinascimento ed è della più grande rarità.

A testimoniarlo il pedigree delle pochissime aste in cui è passata, dopo essere uscita proprio dalla collezione Fusco:  Florange & Ciani 1921, De Ferrari La Rénotiere 38 e NAC-Taisei Spink 52, 1984, Numismatica Ars Classica NAC AG 89, 2015.

La mesta fine della monetazione di Sulmona

Cavallo a nome di Ferdinando III d'Aragona (1496-1505) per Sulmona (Cu, mm 19 ca. per g 1,20 ca.)
Cavallo a nome di Ferdinando III d’Aragona (1496-1505) per Sulmona (Cu, mm 19 ca. per g 1,20 ca.)

Ultima fase della monetazione a nome di Sulmona, quella fatta di modesti sestini e cavalli a nome, di nuovo, di un aragonese, nella fattispecie Ferdinando III che regnò dal 1496 al 1505.

E “la bella di Sulmona” divenne così leggendaria…