Costantino I o II per questa discussa SILIQUA (PESANTE)?

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Una peculiare siliqua costantiniana “sotto la lente d’ingrandimento” fra attribuzioni discordi in termini di imperatori e un peso fuori dall’ordinario

 

di Roberto Diegi | Nel marzo del lontano 1990 avevo acquistato ad un convegno, presso un noto commerciante, la monetina che qui vi presento. Il venditore l’aveva classificata come “argenteo/siliqua” di Costantino I e come tale la avevo acquistata, pur nutrendo qualche dubbio sulla sua attribuzione. Un successivo, più attento esame, aveva aumentato ancora di più i miei dubbi: Costantino I o Costantino II, ossia suo figlio? E di che nominale si trattava?

La descrizione dell’esemplare e una moneta analoga all’asta

Ecco come si presenta la monetina in mio possesso: al dritto IMP CONSTANTINVS AVG, con busto diademato dell’imperatore; al rovescio VICTORIA AVGVSTI con V (?) nel campo a sinistra; TRP in esergo a indicare la zecca di Treviri. Il metallo è argento, il diametro di circa 18-20 millimetri, il peso di circa 4 grammi.

L'esemplare nella collezione dell'autore: si tratta di una siliqua o cosa? Ed è da attribuire a Costantino I o al figlio Costantino II?
L’esemplare nella collezione dell’autore: si tratta di una siliqua o cosa? Ed è da attribuire a Costantino I o al figlio Costantino II?

Ora, “siliqua” è il nome usato dai numismatici per indicare una moneta romana d’argento del valore di 1/24 di solido, coniata per la prima volta da Costantino I nel 323. Il nome siliqua viene dal nome dei semi del carrubo (Ceratonia siliqua) ed indica un peso pari ad 1/6 di scrupolo, cioè circa 0,19 grammi.

La siliqua equivaleva quindi, quando circolava, a 0,19 grammi d’oro e poiché al tempo il rapporto tra oro ed argento era di 1/14, il peso teorico della siliqua era ufficialmente di circa 2,7 grammi, presto ridotto a poco più di 2 grammi. Quindi la mia monetina di circa 4 grammi potrebbe essere una siliqua pesante? Anche un altro esemplare passato all’asta da CNG nel 2017, del tutto analogo, viene accreditato di oltre 3,6 grammi di peso!

siliqua
L’imperatore Costantino il Grande in una stampa d’epoca

Da quanto detto sui pesi, funque, sembrerebbe trattarsi di una siliqua pesante: non di un miliarense, né pesante né leggèro, perché il primo era di quasi 5,5 grammi mentre il secondo di 4,5 grammi; tanto meno poteva essere un argenteo che all’epoca pesava circa 14 grammi. Inoltre, la siliqua dei Costantinidi era di circa 2 grammi; dunque, una monetina d’argento di circa 4 grammi cosa poteva essere? Una siliqua pesante, appunto.

Ma, sgombrato il campo – ovviamente secondo il mio modo di vedere – dal problema del peso e del relativo nominale, resta da stabilire chi aveva abbia questa moneta. E qui i pareri sono discordi anche se sembra nettamente prevalere la tesi che il nummo sia da attribuire a Costantino II, figlio di Costantino il Grande.

Costantino I o Costantino II? Proviamo a fare chiarezza

L. P. C. Kent, curatore del volume VIII del Roman Imperial Coinage, attribuisce la moneta a Costantino II, classificandola come siliqua al numero 25 pagina 141 del suo catalogo. Ma, a parte il fatto che non viene menzionata la presenza della V nel campo del rovescio, Kent precisa che Cohen, viceversa, attribuisce la moneta in questione a Costantino I.

Una siliqua pesante per Costantino II: ecco cos’è la controversa moneta in argento di cui un esemplare, questo illustrato, è passato in asta CNG nel 2017 con la classificazione “standard”

Ed ecco cosa dice il “vecchio” Cohen, al numero 594 del volume VII della sua opera, attribuendo al “primo” Costantino la moneta. Al dritto IMP CONSTANTINVS AVG, mentre il rovescio porta la legenda VICTORIA AVGVSTI, con TRS all’esergo. Tuttavia, tutte le altre opere da me consultate, pur citando il riferimento di Cohen a Costantino Magno della moneta in questione, la attribuiscono concordemente a Costantino II.

A questo punto ritengo necessario sciogliere così – ed è ovviamente il mio pensiero – l’interrogativo di cui al titolo che riguarda la mia moneta: si tratta di una siliqua pesante di Costantino II, catalogata dal RIC volume VIII al numero 25 di pagina 141.

La V al rovescio, difetto di conio o variante?

Per quanto riguarda il segno V che compare nel campo del rovescio, se non si tratta di un difetto di conio (cosa possibile) o di uno “sfregio”, mi sentirei di affermare che una catalogazione più corretta sarebbe la seguente: RIC VIII, pagina 141, numero 25 Var.

Bibliografia essenziale

  • M. Grant, 1984: Gli imperatori Romani. Newton & Compton Editori, Roma
  • H. Cohen, 1888: Description historique des Monnaies frappèes sous l’ Empire Romain. Volume VII. Rollin & Feuardent, Parigi-Londra
  • L. P. C. Kent, 1981: Roman Imperial Coinage Volume VIII. Spink & Son, Londra
  • A. Forzoni, 1995-1997: La moneta nella Storia. Volumi III e IV. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma
  • R. Diegi, 2011: Schede monografiche sugli imperatori romani in Panorama numismatico nn. 260 e 261 di marzo e aprile, San Marino