Ricerche d’archivio, notizie inedite e una prova della medaglia di Demetrio Canzani che celebra il trattato fra il Titano e il Regno d’Italia del 1862

 

di Roberto Ganganelli | È un sabato, quel 22 marzo del 1862 quando a Torino, da poco più di un anno capitale del Regno d’Italia, alle 3 del pomeriggio, due uomini stanno per scrivere una pagina di storia. Sono il cavalier Domenico Carutti (1821-1909), per conto del Ministero degli Affari esteri del Regno d’Italia, e il conte Luigi Cibrario (1802-1870), plenipotenziario della Repubblica di San Marino, che dopo settimane di trattative e una lunga preparazione diplomatica, sottoscrivono la prima Convenzione di buon vicinato tra i due stati.

Sul Titano, ad attendere l’esito della trattativa e il plico con il prezioso documento – in cui, oltre che definire gli ambiti di riconosciuta azione del Titano, si cercano anche di allontanare eventuali mire di annessione italiana sull’antica repubblica – sono i capitani reggenti Melchiorre Filippi e Domenico Fattori, giunti agli ultimi giorni del loro semestre.

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Domenico Carutti (1821-1909) e Luigi Cibrario (1802-1870), firmatari per Italia e San Marino della Convenzione di buon vicinato del 1862

Così, quando le autorità sammarinesi ricevono il documento firmato, la sera del 24 marzo, sebbene si diffonda sul Titano una certa amarezza per quel termine – “amicizia protettrice” – che si legge nell’articolo 29 e che sembra lasciare aperti spiragli di condizionamento sulla Repubblica da parte del neonato Regno, il governo e la Reggenza tirano un sospiro di sollievo, consapevoli di compiuto un passaggio fondamentale nel riconoscimento della Repubblica.

La medaglia di Demetrio Canzani per il trattato italo-sammarinese

Porta la data del 1862 e fa memoria di questa Convenzione di buon vicinato una medaglia del diametro di 43 millimetri nota fino a oggi in bronzo (R3), in bronzo dorato e argentato (R4) e in argento (R4). Al dritto, la coniazione ci mostra una figura alata con in mano uno scudo ellittico sul quale, con uno stilo, scrive la parola LIBERTAS; la figura femminile poggia il piede sinistro su un elmo e in basso a destra, in caratteri piccoli, si legge la firma CANZANI.

Attorno corre una legenda latina che recita FOEDVS A REPVBLICA SANCTI MARINI CVM VICT. EMM. REGE ITALIAE INITVM, che si può tradurre in INIZIO DEL PATTO DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO CON VITTORIO EMANUELE RE D’ITALIA.

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Uno dei pochissimi esemplari apparsi sul mercato, in bronzo argentato, della medaglia per l’accordo raggiunto fra il Titano e l’Italia

Al rovescio, entro un cerchio, è invece ospitata un’iscrizione che recita AVGVSTAE TAVRIN. | XI KAL. APRILIS | ANNO | MDCCCLXII e, sotto, un decoro lineare con al centro una losanga. Il luogo indicato è Torino mentre la data, il nono giorno delle calende di aprile, corrisponde, secondo la notazione latina, proprio al 22 marzo del calendario gregoriano.

Ben nota alla letteratura numismatica, la medaglia venne pubblicata già dal numismatico Quintilio Perini, alle pagine 22-23 del suo La Repubblica di San Marino. Sue monete medaglie decorazioni pubblicato nell’anno 1900 a Rovereto in seconda edizione riveduta.

Un incisore di talento dalla zecca austriaca a quella italiana

Per quanto riguarda il suo autore, Demetrio Canzani (1813-1888), questi era di origine milanese e, entrato giovanissimo nella zecca lombarda della quale il padre era direttore, vi lavorò a lungo per poi passare alla Regia Zecca di Torino, in cui prestò servizio dal 1864 fino alla chiusura dell’officina monetaria avvenuta nel 1870, epoca in cui ritornò a Milano.

Canzani incise i coni per numerose, eleganti medaglie, ad esempio quelle per le rivolte di Milano e Brescia nel 1848 o per l’unificazione monetaria italiana (Legge 24 agosto 1862, n. 788) attraversando indenne – complice la sua competenza come artista di zecca – tutto il periodo della restaurazione austriaca passando poi al servizio del neonato governo italiano.

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Tra le tante, belle medaglie incise dall’artista di zecca Demetrio Canzani anche questa, del 1862, per la Legge di unificazione monetaria n. 788 del Regno d’Italia

Dal suo bulino uscì anche quella che è considerata una delle più belle e antiche medaglie relative alla Repubblica di San Marino, che celebra per l’appunto la Convenzione di buon vicinato con il Regno d’Italia. Una medaglia finora datata al 1862, anno della firma del trattato, ma la cui genesi non era finora mai stata indagata.

Va detto innanzi tutto che non si tratta né di una coniazione del Regno d’Italia – lo mostrano con chiarezza quella figura col motto LIBERTAS e la Repubblica di San Marino come soggetto della legenda – né di un’iniziativa del governo del Titano: nelle carte relative al 1862 e agli anni seguenti, infatti, non vi è traccia di commesse al Canzani né , come in altri casi, di discussioni sull’idea di celebrare in tondello la Convenzione di buon vicinato.

I coni ritrovati e alcune importanti carte d’archivio

Nel 2021, chi scrive ha rintracciato alcuni esemplari della medaglia nelle collezioni sammarinesi e, nei fondi dell’Archivio di Stato, i coni e un anello di contenimento in perfette condizioni, che sono esposti nel MFM Museo del francobollo e della moneta.

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I coni e l’anello di contenimento della medaglia di Canzani rinvenuti in Archivio di Stato a San Marino, nel 2021: da notare i sedimenti dell’olio di protezione applicato sulle superfici

Analizzando altre carte degli anni dopo il 1862, inoltre, sono stati individuati documenti che fanno luce sul rapporto di Demetrio Canzani con San Marino e sulla genesi di questa importante medaglia. In Onorificenze, 1 Febbraio 1867 si legge infatti de “La nomina di Grand’Uffiziale a favore del Sig. Commend. Demetrio Canzani”. Nessuna motivazione in merito alla concessione, ma proseguiamo.

Del mese seguente è una seconda citazione (Omaggi, 11 Marzo 1867) in cui si afferma: “L’Ecc.ma Reggenza presenta l’elenco degli Omaggi pervenuti al Governo, che sono i seguenti. […] Il Commend. Demetrio Canzani ha mandato una bella raccolta di medaglie”.

Viene da pensare che l’allora capo incisore della Regia Zecca di Torino, per qualche ragione, fosse stato segnalato alla Reggenza come meritevole di un’onorificenza – da parte di chi, e perché, lo scopriremo – e che lo stesso Canzani, per ringraziare San Marino, abbia inviato in dono una selezione delle sue opere o di altre medaglie. Di questa donazione, però, non sono state trovate altre menzioni né si conoscono dettagli.

Tuttavia, dal Carteggio della Reggenza dei mesi seguenti ecco spuntare una missiva manoscritta (B. 179/8, Lettera di Demetrio Canziani alla Reggenza, 15 settembre 1867 Prot. 281) che, da sola, chiarisce e riscrive la storia della medaglia per la Convenzione di buon vicinato e il rapporto fra l’artista e San Marino Si legge nelle poco più di due facciate:

Illustrissimo Signore! A mezzo ferrovia ho spedito oggi alle S.V.I. una cassetta per le Loro Eccellenze i Reggitori della Repubblica di St. Marino, contenente la medaglia da mè incisa raffigurante la Storia che con un lapillo sta scrivendo sopra un’elittico il motto della Repub.ca  stessa = Libertas =; medaglia eseguita in commemorazione del Trattato XI Aprile 1862 stipulato da essa rep.a col Governo Italiano.

Tanto la scelta del soggetto che l’analoga iscrizione fu ideata e dettata da Sua Eccellenza il Ministro Conte Cibrario il quale si mostrò soddisfatto di sì debole lavoro, e lui stesso m’incombenzò spedire il tutto alla S.V.I.

Tale lavoro non è che un debole attestato della mia riconoscenza per la bontà che le Loro Eccellenze i Reg.i mi addimostrarono coll’avermi insignito del titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine di S.M. mediante proposizione del Sig.r Conte Cibrario”.

Luigi Cibrario, deus ex machina della medaglia di Canzani

Dunque, fu il potente Luigi Cibrario a fare il nome di Canzani per l’onorificenza e l’incisore, di propria iniziativa e come segno di gratitudine, realizzò nel 1867, anche se con data 1862, la medaglia per la Convenzione di buon vicinato.La lettera, non indirizzata alla Reggenza ma evidentemente un contatto sammarinese del Canzani non meglio identificabile, prosegue:

Sono dolente non essermi dato potere attestare i sensi della mia riconoscenza in modo più ampio di una meschina Operetta, pertanto mi permetto pregare la S.V.I. voglia far intendere alla Loro Eccellenze, volere all’evenienza di bisogno mettere a contribuzione il mio bulino per opera di maggior entità, assicurando loro che mi sarà oltremodo grato il prestarmi (ben intesi senza niuno compenso) in qualunque momento.

Come numismatico mi succede spesso poter avere qualche medaglia d’importanza storica, così quando sarò in possesso d’alcune di queste non mancherò mandarle pel Gabinetto Numismatico della Repubblica, sempre come riconoscenza.

Per una strana combinazione a quanto mi fu detto da Alto Personaggio, che in conseguenza dell’Ordine da me ricevuto di Grand Uff.e della Repub.ca di S.t Marino sarà probabile che un’altra Nazione alla quale ho fatto qualche lavoro, mi abbia ad insignire di una Gran=Croce, onore insperato dagli Artisti: le comunico ciò per soddisfazione delle Loro Eccellenze.

Di grande interesse è la parte finale della lettera e che riguarda le tirature della medaglie e i materiali creatori. Canzani riassume infatti quanto spedito “a mezzo ferrovia”:

1° La cassetta spedita che contiene i Coni completi coll’anello della medaglia, ai quali ogni quattro mesi saria necessario pulirli dall’olio vecchio, poscia untarli con olio d’oliva nuovo, e quando per avventura occorressero altre medaglie non avrà che rimandarmi tali coni con l’indicazione del fabbisogno.

2° Un astuccio in velluto contiene tre med.e una d’argento, la seconda dorata, e l’ultima di bronzo, altre sei medaglie assortite poste in relativi astucci, e N° 24 medaglie semplicemente bronzate completano la spedizione”.

Di queste, nelle raccolte dei Musei di Stato, oggi al MFM Museo del francobollo e della moneta, restano le tre dell’astuccio (catalogate come “Dono di Demetrio Canzani, autore, 1867”) e due esemplari in bronzo. Conclude il Canzani la sua missiva:

Mi sarà soddisfacente il sapere se il tutto Le sia giunto in buon ordine, e se tale lavoro ha saputo meritare il compatimento delle Loro Eccellenze i Reggitori la Rep.a.

Voglia Illustre Signore aggradire i segni riconoscenti della mia Stima, ed altresì perdonare il mio ardire.

Della Signoria Vostra Illustrissima

Torino 12. Settembre 1867

Devot.o Obbligatissimo Servo Demetrio Canzani incisore capo, alla R.a Zecca di Torino”.

La lettera della Reggenza al generoso medaglista

In Archivio di Stato troviamo anche la risposta (AS RSM, Carteggio della Reggenza, B. 179/8, Lettera della Reggenza a Demetrio Canzani, 18 settembre 1867 Prot. 283) in cui si legge:

Ill.mo Signore, da parte del Cav. Pietro Tonnini abbiamo ricevuto N°. 33 esemplari della medaglia da Lei coniata in commemorazione del Trattato principiato il 22 Marzo 1862 tra la Repubblica di San Marino ed il Re d’Italia. E abbiamo ricevuto pure i conii della medaglia stessa che Ella ha voluto mandarci per colmare la sua gradita offerta.

La felice idea che ha avuto V.S. Ill.ma di preparare la memoria di un avvenimento così fausto per la nostra Repubblica fu certamente suggerita dall’affezione che Ella porta a questa seconda Patria; e perciò tanto maggiore è l’obbligo in noi di esprimerle tutta la nostra gratitudine, e di renderle distintissime azioni di grazie.

Permetta poi Ill.mo Signore, che le porgiamo le nostre sincere congratulazioni per la grande maestria colla quale ha eseguito il suo lavoro, e gradisca gli attestati dell’alta nostra considerazione.

I Capitani Reggenti”.

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La medaglia del Canzani, risalente al 1867 e non al 1862, venne inviata a Pietro Tonnini, personaggio di spicco nella politica sammarinese del secondo Ottocento

A quella data erano in carica Giuliano Belluzzi e Michele Ceccoli mentre per quanto riguarda il Pietro Tonnini menzionato in apertura, ossia il “contatto istituzionale” di Canzani a San Marino, questi era nato nel 1820 e si era formato sia in campo umanistico che nelle arti, in cui era particolarmente versato, perfezionandosi anche presso l’Accademia di San Luca a Roma.

Funzionario statale dal 1854, politico e uomo di cultura, Tonnini svolse numerose missioni diplomatiche presso il Regno d’Italia viaggiando nelle varie capitali, da Torino a Firenze e infine a Roma dove, nel 1878, presenziò anche alle esequie di Vittorio Emanuele II. A lungo membro del Consiglio dei Sessanta, per sei volte eletto alla Reggenza, fu infine l’ispiratore del progetto che nel 1894 avrebbe portato all’apertura del nuovo Palazzo Pubblico.

Pietro Tonnini morì tuttavia il 24 agosto 1894, all’età di settantaquattro anni, senza poter vedere l’inaugurazione di quel monumento e luogo simbolo della Repubblica; il suo nome rimane nel discorso pronunciato da Giosuè Carducci il 30 settembre e in una lapide nell’atrio. Il suo volto – la lunga barba fluente, il portamento fiero – ce lo ricordano invece le foto ufficiali del tempo e la cartolina postale celebrativa dell’evento.

Una medaglia deò 1867, “non ufficiale”, importante e molto rara

Dunque, fu il maestro medaglista Demetrio Canzani che, a cinque anni dalla stipula della Convenzione di buon vicinato tra San Marino e il Regno d’Italia, fece omaggio alla Reggenza e al popolo di San Marino di questa creazione, inviandone alcuni esemplari e i coni in omaggio.

Ciò conferma dunque che medaglia non è un’emissione ufficiale – anche è stata considerata tale – bensì un dono prodotto in piccola serie, fatto questo che ne giustifica la notevole rarità, la presenza in pochissimi medaglieri italiani e i quasi inesistenti passaggi in aste pubbliche.

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La Vittoria alata di Brescia in un’incisione ottocentesca, in una fotografia di fine secolo che la mostra sul basamento con le aggiunte di elmo e scudo e come appare oggi

Sì, perché oltre che bella è davvero molto rara, questa medaglia, e non priva di altri aspetti da approfondire, a iniziare dal soggetto del dritto, una Vittoria alata. Non una qualunque, bensì “la” Vittoria alata di Brescia, bronzo romano del I secolo rinvenuto nel Capitolium della città lombarda nel 1826 e presto divenuto celebre in Italia e nel mondo.

In un tentativo di “completamento”, come d’uso all’epoca, in vista dell’esposizione alla statua furono abbinati uno scudo circolare e un elmo di foggia antica riverso sotto il piede, come mostrano alcune foto del XIX secolo. E quella versione della Vittoria alata – non come la vediamo oggi, perfetta nella sua incompletezza, finì anche su una medaglia di Giuseppe Zapparelli (1813-1838) nota in bronzo e in bronzo dorato con diametro di 45 millimetri.

Il primo a immortalare in medaglia la Vittoria alata fu l’artista Guiseppe Zapparelli, che gli dedicò questa coniazione celebrativa della scoperta della statua nell’anno 1826

Che Cibrario, nel proporre a Canzani l’idea per la medaglia, si sia “ispirato” alla coniazione dello Zapparelli non è impossibile, ma nemmeno semplice da provare; d’altra parte, stampe della Vittoria alata con scudo ed elmo – manca il “lapillo”, licenza dell’incisore – circolavano ampiamente e non è da escludere che Cibrario, uomo di cultura, abbia tratto l’idea da una di queste per suggerire il dritto della medaglia facendo inserire quel LIBERTAS sullo scudoper dare un pizzico di “identità nazionale” ad un’opera su cui non appaiono né le Tre Penne né  elementi araldici o simbolici della Repubblica del Titano.

Scoperta sul mercano una inedita prova della medaglia

L’ultima sorpresa che ci riserva la medaglia per la Convenzione di buon vicinato, ora databile con esattezza al 1867, viene dal mercato numismatico dove è apparso di recente in vendita un esemplare in metallo grigio classificato come “piombo, probabile rifacimento”.

L’inedita prova in metallo grigio della medaglia sammarinese del 1867 per la Convenzione di buon vicinato: chissà che non provenga dal laboratorio del Canzani…

Un’analisi diretta del tondello e della qualità delle impronte, tuttavia, non lascia adito a dubbi: anche questo proviene dai coni originali e si tratta dunque di una prova, unica e di notevole interesse, forse rimasta nelle mani del Canzani, perduta e oggi ritrovata. A San Marino, d’altra parte, non vi furono mai laboratori in grado di riconiare la medaglia e, alla luce di ciò, la definizione di “rifacimento”, o coniazione postuma, è priva di fondamento.

I coni della medaglia del 1867 per la Convenzione di buon vicinato sono esposti nella sezione numismatica del MFM Museo del francobollo e della moneta assieme a due esemplari della medaglia stessa, in argento e in bronzo, e a due pezzi dei 5 centesimi 1864 coniati a Milano, prima moneta a nome di San Marino nata proprio in virtù di quello storico trattato.

Ringraziamenti

L’autore ringrazia l’Archivio di Stato della Repubblica di San Marino, in particolare la dottoressa Francesca Giorgetti, per la fondamentale collaborazione fornita nell’individuazione del carteggio che ha svelato la vera storia della medaglia.