La storia di un rarissimo denario a nome di Augusto coniato a Pergamo svela intrighi familiari e di potere degni di una vera telenovela storica

 

di Antonio Castellani | E’ stata coniata dalla zecca di Pergamo, in Asia Minore, nel 19-18 a.C. la rarissima moneta di Augusto, un denario d’argento, di cui vi raccontiamo la storia. L’esemplare (quello illustrato misura mm 19 per g 3,37) vede al dritto un bellissimo profilo a testa nuda di Augusto a destra ed è anepigrafe.

Basta il profilo di Augusto, senza nome nè titoli, a simboleggiare il potere a cui questo protagonista della storia di Roma assurse nel corso del suo regno
Basta il profilo di Augusto, senza nome nè titoli, a simboleggiare il potere a cui questo protagonista della storia di Roma assurse nel corso del suo regno

Al rovescio, invece, un’iscrizione recita CAESAR – DIV F | ARMEN – CAPT[A] | IMP – VIII e nel campo si erge un guerriero armeno in piedi di fronte, con indosso il costume tipico di questo popolo e in testa il bashlyk (un tipico copricapo in lana), la lancia nella mano destra e l’arco poggiato a terra nella sinistra.

Moneta rarissima, questa ha una storia che vede protagonisti non uno, ma due imperatori romani, altrettanti sovrani armeni e una coppia reale dei Parti.

Tanti personaggi che si celano dietro una moneta emessa poiché, nel 20 a.C., il figliastro di Augusto e futuro erede al trono imperiale di Roma, Tiberio, guidò una campagna militare proprio nella lontana Armenia per sostituire il re Artassia II con suo fratello, Tigranes III.

La decisa reazione romana ad un’ambasciata armena in cui si esprimeva tutto il malcontento per l’operato di Artassia II impressionò così tanto il sovrano dei Parti Fraate IV (38-2 a.C.) che questi accettò, senza discutere, il dominio di Roma sul Regno di Armenia.

Conserva le armi, lancia e scudo, ma ha indubbiamente l'aspetto dello sconfitto questo guerriero armeno sul rovescio del rarissimo denario augusteo del 20-19 a.C. che ricorda la vittoria di Roma
Conserva le armi, lancia e scudo, ma ha indubbiamente l’aspetto dello sconfitto questo guerriero armeno sul rovescio del rarissimo denario augusteo del 20-19 a.C. che ricorda la vittoria di Roma

Il re restituì anche le aquile legionarie catturate a Crasso nella battaglia di Carre nel 51 a.C., in cambio del ritorno di uno dei suoi figli che erano tenuti in ostaggio a Roma. E, per Augusto, si configurò così una delle maggiori vittorie diplomatiche del suo regno, vittoria che celebrò il successo con un’ampia campagna propagandistica, che includeva anche questa emissione di monete, oggi pressoché introvabili.

Il denario è molto particolare perché mostra la personificazione dell’Armenia non come un alleato, ma come un prigioniero catturato e sottomesso, appoggiato alla lancia con espressione malinconica, l’arco simbolicamente poggiato a terra.

Antichi guerrieri armeni a piedi e a cavallo: ci sono anche loro, sebben sconfitti, tra le "comparse" della telenovela storica che si cela dietro al denario di Augusto
Antichi guerrieri armeni a piedi e a cavallo: ci sono anche loro, sebben sconfitti, tra le “comparse” della telenovela storica che si cela dietro al denario di Augusto

Questa pagina di storia che ha come protagonisti la Roma di Augusto e il Regno dei Parti di Fraate vide poi anche uno sviluppo inattesa: nell’entourage del figlio di Fraate vi era infatti una bellissima schiava di nome Musa, che il re avrebbe in seguito sposato e nominatoregina.

Per sua sfortuna, però, Musa si sarebbe rivelata spregiudicata e spietata arrampicatrice che nel 2 a.C. avrebbe avvelenato il marito per sostituirlo con il figlio Phraatakes, che sposò come “madre-moglie”. Insomma, la più degna conclusione di questa vera e propria telenovela storica di duemila anni or sono…

Il denario qui illustrato è stato proposto lo scorso anno da Leu Numismatik nella sua asta n.4 al lotto 598 e, per la sua eccezionale qualità e rarità, a fronte di una stima di 12 mila franchi svizzeri è passato sotto il martello del banditore per ben 17 mila.