“Qui fu Castro…”: tutte le monete di quell’effimera città ideale

Coniate tra il 1545 e il 1547, testimoniano la parabola di quello che doveva essere un piccolo Stato ideale del Rinascimento e che, invece, fu solo teatro di aspre contese tra i Farnese e il Papato

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“Qui fu Castro...”: tutte le monete di quell'effimera città ideale

di Riccardo Paolucci | Città ora distrutta, Castro si trovava un tempo al confine tra Lazio e Toscana, presso la selva del Lamone sul torrente Olpeia, affluente del Fiora. Piccolo ma importante borgo, Castro ebbe anche zecca aperta nel 1545 da Pier Luigi Farnese, figlio naturale del papa Paolo III, nato nel 1503, e che venne da questo pontefice creato nel 1539 principe e signore di Nepi e di Castro, col privilegio di poter battere moneta.

Pierluigi, tuttavia, non aprì la zecca in Castro prima del 1545, anno in cui fu dall’Imperatore Carlo V investito del Ducato di Parma e Piacenza. Il Farnese morì poco dopo, nel 1547, trucidato in una congiura, e con la sua morte venne anche chiusa l’officina monetaria.

Pier Luigi Farnese (1503-1547), dal 1537 alla scomparsa primo duca di Castro, ritratto da Sebastiano dal Piombo. Più noto è un marziale ritratto del duca in armatura realizzato da Tiziano
Pier Luigi Farnese (1503-1547), dal 1537 alla scomparsa primo duca di Castro, ritratto da Sebastiano dal Piombo. Più noto è un marziale ritratto del duca in armatura realizzato da Tiziano

La città di Castro, nel XVI-XVII secolo feudo farnesiano, sorgeva sopra un costone tufaceo ubicato tra il fiume Olpeta e il fosso del Filonica, popolato sin dall’epoca preistorica. Fu poi luogo di una non meglio identificata città etrusca, forse Statonia, come testimoniato dalle necropoli e da altri importanti resti archeologici scoperti ai piedi del costone. Nel 1967 una spedizione belga scoprì nel sito anche un raro esemplare di biga etrusca oggi conservato a Viterbo.

Nel Medioevo il luogo fu occupato da un castello chiamato Castrum Felicitatis, forse per il singolare fatto di essere dominato da una donna, tale Madonna Felicita. Il castello diventò sede vescovile dopo la distruzione di Vulci e nel 1154 la città fu acquisita da Papa Adriano IV.

In seguito libero Comune, nel 1527 con un colpo di mano una fazione guidata da Antonio Scaramuccia e Jacopo Caronio prese il potere su Castro invocando la protezione di Pier Luigi Farnese, all’epoca signore di Valentano, che entrò in città nel mese di settembre.

Scudo d'oro. D/ *. P • AlOVISIVS .'. F • DVX • CASTRI, Stemma in cartella coronata e ornata di volute partito dei tre gigli in palo
Scudo d’oro. D/ *. P • AlOVISIVS .’. F • DVX • CASTRI, Stemma in cartella coronata e ornata di volute partito dei tre gigli in palo; sul tutto un palo con chiavi decussate e legate e padiglione; R/ + LIGNV • NAVFR AGII • • EXPER, Croce di due tronchi d’albero, accantonata da quattro gigli Diametro medio mm 25, peso medio gr 3,21; RRR

Clemente VII, fuggito ad Orvieto dopo il Sacco di Roma, ordinò ai Farnese di restituire Castro. Nel 1534, però, morto papa Medici fu eletto al soglio pontificio il cardinale Alessandro Farnese che assunse il nome di Paolo III. E, il 31 ottobre 1537, Paolo III riunì una trentina di feudi della sua famiglia costituendo il Ducato di Castro, che si estendeva dal lago di Bolsena al Tirreno, comprendendo anche una piccola enclave nella zona di Ronciglione. Castro fu scambiata con la città di Frascati ed entrò così nelle proprietà farnesiane. Fu scelta come capitale per la sua posizione centrale, anche se risentiva ancora dei danni provocati da Gian Galeazzo qualche anno prima.

Paolo (1/8 di scudo) in argento. D/ P. LOYSIVS • F DVX • CAST
Paolo (1/8 di scudo) in argento. D/ P. LOYSIVS • F DVX • CAST• I, Stemma in cartella coronata e ornata di volute partito dei tre gigli in palo; sul tutto un palo con chiavi decussate e legate e padiglione; R/ (giglio) VIRTVS SECVRITATEM PARIT, L’unicorno in piedi a sinistra tuffa il corno nelle onde, fugandone i serpenti. Diametro medio mm 26, peso medio gr 3,99. RR

I Farnese idearono per Castro un grandioso progetto di ricostruzione urbanistica, sul modello di quello applicato a Pienza, ed affidarono l’opera all’architetto toscano Antonio da Sangallo il Giovane, che si mise subito all’opera. Vennero ridisegnate le mura difensive, i palazzi pubblici, le strade, le case; l’intera città diventò un cantiere e a poco a poco si trasformò in un artistico sito rinascimentale.

Progetto della facciata della zecca di Castro, dominata dal grande stemma farnesiano
Progetto della facciata della zecca di Castro, dominata dal grande stemma farnesiano

Castro si trasferirono numerose famiglie, attratte dalla prospettiva di lavoro che la corte dei Farnese poteva offrire, ma anche molti nobili che speravano di entrare così nelle grazie della famiglia e di Paolo III. Nel 1545 il papa riuscì a far assegnare ai Farnese il Ducato di Parma e Piacenza. Il nuovo Stato, ben più grande e popoloso del Ducato di Casto, spostò gli interessi della famiglia in Emilia Romagna. I lavori a Castro furono interrotti e il Ducato venne affidato a vicari del duca dopo che Pier Luigi ebbe abbandonato la città che fu saccheggiata dal duca di Latera, Gian Galeazzo Farnese, il 28 dicembre dello stesso anno.

La devastazione venne descritta nel 1575 dal notaio castrense Domenico Angeli nel De Depraedatione Castrensium et suae Patriae Historia (Il Sacco di Castro e la storia della sua Patria). L’Angeli fornì una breve descrizione di Castro: “Situata su un’altura a forma di lira, circondata da rupi scoscese, da una valle profonda e da vigneti dove gli abitanti si recano per procurare canne. Tutto intorno pascolano le greggi. […] Il centro di Castro è rappresentato da Piazza Maggiore. Castro prima del saccheggio era una città ricca, munita di più di sette centurie di soldati ed era la più forte tra le città del Patrimonio di San Pietro”.

Grosso in argento. D/ P • LOISIVS • F • DVX • CASTRI
Grosso in argento. D/ P • LOISIVS • F • DVX • CASTRI, Stemma ovale con due volute ai lati, partito, palato e coronato; R/ SAVINO • VRB • CA STR • CVS •; Il santo, mitrato ma senza nimbo, in piedi di fronte, benedice con la destra e tiene il pastorale con la sinistra. Diametro medio mm 22, peso medio gr 1,67. R

Secondo Domenico Angeli, Gian Galeazzo era riuscito ad entrare nell’abitato di Castro tramite la porta di Santa Maria che gli abitanti usavano per raggiungere una vicina sorgente, unica fonte d’acqua della città, grazie al tradimento di alcune guardie, mercenari originari di Pitigliano e di Sorano.

Nel 1623 divenne papa Urbano VIII che iniziò un duro scontro con i Farnese per il mancato pagamento dei cospicui debiti contratti da parte della famiglia. I cardinali Francesco e Antonio Barberini, nipoti del pontefice, proposero al duca Odoardo di cedere Castro al papa permutando così i debiti. Odoardo rifiutò lo scambio e i Barberini, per ritorsione, decisero di bloccare la riscossione delle rendite del Ducato.

Mezzo grosso in argento. D/ P • LOYSIVS •
Mezzo grosso in argento. D/ P • LOYSIVS • FAR, Busto a sinistra, barbuto e corazzato; R/ • DVX • CASTRI § I § Il in corona di due rami di campanule, montanti ai lati e legati sopra e sotto. Diametro medio mm 16, peso medio gr 0,53. RR

Il fallimento delle trattative fra i Farnese e i Barberini portò allo scoppio della prima guerra di Castro: il 13 ottobre 1641 le truppe pontificie invasero il Ducato occupando la capitale. L’intervento di Venezia, Firenze e Modena a favore dei Farnese capovolse le sorti della guerra: il 31 agosto 1642 venne infatti occupata la fortezza pontificia di Acquapendente. La mediazione francese portò al trattato di Roma firmato il 31 marzo 1644 che sancì il ripristino dello status quo con la restituzione di Castro ai Farnese mentre restava irrisolta la questione dei debiti.

5. Baiocchetto in argento. D/ P • ALOISIVS • F DVX • CASTRI
5. Baiocchetto in argento. D/ P • ALOISIVS • F DVX • CASTRI • I •, Stemma a cuore largo, senza volute, partito, palato e coronato e partito dei tre gigli in palo; sul tutto un palo con chiavi decussate e padiglione; R/ • SANTVS • • SAVINVS •, Il santo in mezza figura, mitrato, benedicente e con pastorale. Diametro medio mm 14, peso medio gr 0,33. NC

Nel 1649 scoppiò una nuova crisi fra Farnese e Papato: il nuovo duca, Ranuccio II, si oppose alla nomina del barnabita Cristoforo Giarda a nuovo vescovo di Castro. Innocenzo X confermò la nomina e inviò ugualmente Giarda a Castro ma il vescovo, in viaggio verso la sua nuova sede, venne assassinato a Monterosi il 16 marzo.

Il papa accusò senza mezzi termini Ranuccio Farnese di essere stato il mandante dell’efferato e sacrilego delitto e, il 19 luglio, le truppe pontificie invasero nuovamente il Ducato. Castro venne assediata e capitolò, dopo una strenua resistenza, il 2 settembre.

Ciò che rimane della zecca di Castro, poche rovine nel parco archeologico istituito dove un tempo sorgeva la capitale del  Ducato
Ciò che rimane della zecca di Castro, poche rovine nel parco archeologico istituito dove un tempo sorgeva la capitale del  Ducato

I patti di resa firmati dal colonnello Sansone Asinelli (per i Farnese) e da Davide Vidman (per i pontifici) prevedevano il solo smantellamento delle fortificazioni ma dopo la caduta il papa ordinò la distruzione totale della città che fu rasa al suolo, comprese le chiese e le opere d’arte, mentre i suoi abitanti furono evacuati e deportati.

Le campane del Duomo vennero trasferite nella chiesa di Sant’Agnese in Agone a Roma e la sede vescovile trasferita ad Acquapendente, mentre sul colle fu posta – ad eterna memoria, specie per chi avesse osato sfidare un pontedice – una lapide con la scritta: “Qui fu Castro”.

Quattrino in mistura. D/ * P • ALOISIVS • • F • DVX • CASTRI
Quattrino in mistura. D/ * P • ALOISIVS • • F • DVX • CASTRI • I, Stemma largo a cuore con due volute ai lati, partito e coronato dei tre gigli in palo; sul tutto un palo con chiavi decussate e padiglione; R/ • SANTVS • SAVINVS •, Il santo, mitrato e senza nimbo, in piedi di fronte, benedicente e con pastorale. Diametro medio mm 17, peso medio gr 0,73. C

Nel 1848, in pieno Risorgimento, il ricordo della città distrutta dal papa ispirò la nascita dell’Associazione Castrense di stampo mazziniano e anticlericale che fu sciolta dalla polizia pontificia l’anno successivo.

Dopo l’unità d’Italia, quattro comuni dell’ex Ducato decisero di mutare il proprio nome aggiungendovi l’espressione “di Castro” (si tratta di Montalto di Castro, Ischia di Castro, Grotte di Castro e Arlena di Castro) in memoria della “piccola capitale ” da secoli distrutta. Nella città fantasma, che alla numismatica italiana ha dato le belle e rare monete illustrate in questo articolo, è ambientato anche il romanzo La badessa di Castro dello scrittore francese Stendhal e, nel 2001, è stato inaugurato un parco archeologico che permette di visitare le rovine della città perpetuandone, come fa anche la numismatica, l’ormai lontana ed effimera gloria sugli spalti della Storia.

Per saperne di più | Giovanni Contrucci, Le monete del Ducato di Castro, Comune di Ischia di Castro, Ischia di Castro 2012 | Pier Maria Fossati, Una zecca per un nuovo Ducato: Castro, Viterbo 1998 | Romualdo Luzi, Storia di Castro e della sua distruzione, Santuario del SS. Crocifisso, Ischia di Castro 1987.