Alcune rare monete dei granduchi Ferdinando II e Cosimo III | Gli unici casi in cui in cui il genitore “oscura” san Giovanni

 

di Antonio Castellani | Quante sono le tipologie di monete battute a Firenze, nei secoli, con l’effigie del Battista, protettore della città? Ebbene, talmente numerose che pochi alcuni studi approfonditi, come Santi e monete: repertorio dei santi raffigurati sulle monete italiane dal VII al XIX secolo di Giovanni Valerio Moneta riescono a farci comprendere quanto l’iconografia di san Giovanni abbia “dominato” la numismatica del capoluogo toscano.

Ferdinando II de' Medici, salito al trono di Toscana in tenera età, fa battere le mezze piastre con il padre del Battista, san Zaccaria, come soggetto
Ferdinando II de’ Medici, salito al trono di Toscana in tenera età, fa battere le mezze piastre con il padre del Battista, san Zaccaria, come soggetto

San Zaccaria, il padre del Battista

Dato che, il 19 marzo, si festeggiano i papà ci fa piacere riscoprire le uniche due tipologie di monete della serie fiorentina che rendono omaggio a san Zaccaria, profeta e sacerdote nonché padre del Battista. Una figura che la Chiesa ricorda assieme alla sua sposa, sant’Elisabetta, il 5 novembre.

Luca, nel suo vangelo, descrive il padre del Battista come un sacerdote al quale, mentre serviva nel Tempio di Gerusalemme, apparve l’arcangelo Gabriele che gli annunciò, sebbene sia lui che la sua sposa fossero ormai anziani, la nascita di un figlio. Poiché Zaccaria non gli credette, san Gabriele gli tolse la parola fino a che il divino annuncio non si fosse adempiuto.

Otto giorni dopo la nascita del bambino, durante il rito della circoncisione, al bimbo doveva essere imposto anche il nome e così  Zaccaria, che non poteva parlare, scrisse “Giovanni” su una tavoletta, come l’arcangelo gli aveva ordinato. In quel momento, Zaccaria riacquistò la parola lodando Dio.

L'inconfondibile profilo del granduca Ferdinando II sulla mezza piastra del 1624, rarissima, al cui rovescio san Zaccaria benedice san Giovanni bambino
L’inconfondibile profilo del granduca Ferdinando II sulla mezza piastra del 1624, rarissima, al cui rovescio san Zaccaria benedice san Giovanni bambino

Padre e figlio nelle monete del Granducato

Tornando alla monetazione fiorentina, Zaccaria è il soggetto di alcune rare mezze piastre in argento (mm 36 ca., g 15,50-16,00 ca.) coniate sia da Ferdinando II che da Cosimo III de’ Medici, rispettivamente sul trono granducale dal 1621 al 1670 e dal 1670 al 1723.

Ferdinando III de' Medici fanciullo ritratto dal pittore Justus Sustermans in un famoso quadro
Ferdinando III de’ Medici fanciullo ritratto dal pittore Justus Sustermans in un famoso quadro

Sui rovesci di queste monete un san Giovanni bambino, con nimbo e croce astile, è inginocchiato a mani giunte mentre il padre, Zaccaria appunto, è in piedi e lo benedice.

Un’iconografia che, nel caso di Ferdinando II, venne scelta in modo da sottolineare come il granduca, salito al trono ancor fanciullo per la prematura morte del padre nel 1620, invocasse la benedizione paterna nella complessa gestione degli affari di Stato.

Il figlio di Ferdinando II, invece, divenuto granduca a ventotto anni, scelse quest’iconografia non solo perché per ragioni di affetto filiale, ma anche perché si discostava da quella delle piastre e rendeva le loro metà più riconoscibili.

La legenda latina che circonda la bella scena bulinata al rovescio, splendido esempio di stile “pittorico” seicentesco, variamente abbreviata recita SANCTVS IOANNES BAPTISTA FILIVS ZACCHARIAE. La traduzione è ovvia.

Un pregevole esemplare della mezza piastra fiorentina di Cosimo III con la benedizione di san Zaccaria al piccolo Giovanni; magnifico anche il ritratto del granduca
Un pregevole esemplare della mezza piastra fiorentina di Cosimo III con la benedizione di san Zaccaria al piccolo Giovanni; magnifico anche il ritratto del granduca

Lo zecchino “zanobino”, ultima citazione di san Zaccaria

Il momento di “gloria numismatica” di san Zaccaria sulle monete di Firenze sarebbe di fatto terminato con questi due esponenti di casa Medici, solo Carlo Lodovico di Borbone re d’Etruria, e con la madre Maria Luigia reggente, avrebbe fatto battere in seguito una moneta, uno zecchino per il Levante detto “zanobino”, su cui san Giovanni nella mandorla sostituisce il Redentore e il padre del Battista è citato nella legenda (S. IOAN. BATT | F. ZACHAR.).

La moneta, in oro pressoché puro, fu battuta nel 1805 in soli 537 esemplari su richiesta del banchiere Cesare Lampronti per i commerci con l’Oriente in cui lo zecchino di Venezia era ancora apprezzatissimo. L’operazione, tuttavia, non ebbe esiti positivi e le monete rifuse.