Quando Filippo II coniò per la prima volta a Napoli i ducati d’argento di grande modulo volle auspicare per i suoi sudditi gioia e ricchezza

 

a cura della redazione | Il regno di Filippo II di Spagna (1527-1598) dapprima principe di Spagna poi re di Spagna, Napoli e Sicilia rappresenta sotto certi aspetti un periodo importante per la numismatica del Meridione d’Italia.

Uno, fra questi, è dato certamente dalla coniazione dei primi, grandi ducati in argento (mediamente 40 millimetri di diametro per un peso di circa 30 grammi) del valore di 10 carlini napoletani, una moneta prestigiosa fino ad allora mai messa in circolazione nei territori del Regno di Napoli e Sicilia.

Un raro esemplare di ducato coniato a Napoli a nome di Filippo II di Spagna con al rovescio la legenda latina HILARITAS VNIVERSA, "inno alla gioia" per la coniazione di questo massimo modulo in argento
Un raro esemplare di ducato coniato a Napoli a nome di Filippo II di Spagna con al rovescio la legenda latina HILARITAS VNIVERSA, “inno alla gioia” per la coniazione di questo massimo modulo in argento

La moneta raffigura al dritto Filippo “il Prudente” sul dritto, a mezzo busto, rivolto a destra con corazza e colletto ornato; sul rovescio, invece,  una ghirlanda d’alloro entro un cerchio di globetti; il tutto con, al centro, la legenda latina HILARITAS VNIVERSA (“Allegrezza generale”, vare a dire “Gioia per tutti”).

La legenda HILARITAS VNIVERSA sul mezzo ducato del 1702 di Filippo V: col suo peso di 10 grammi rispecchia, in un secolo e mezzo dai primi ducati, una notevole svalutazione
La legenda HILARITAS VNIVERSA sul mezzo ducato del 1702 di Filippo V: col suo peso di 10 grammi rispecchia, in un secolo e mezzo dai primi ducati, una notevole svalutazione

Una legenda che venne scelta per alludere alla gioia che avrebbe provato la popolazione nel vedere, per la prima volta in assoluto, entrare in circolazione una moneta di quel prezioso metallo di così grande modulo e così prestigiosa, la cui coniazione era stata resa possibile soltanto dopo la scoperta e lo sfruttamento delle ricche miniere americane.

Tuttavia, i ducati di Filippo II furono monete per pochi, considerato il loro potere d’acquisto, mentre gli abitanti dei bassifondi delle città oppure delle campagne erano costretti a fare i conti con nominali assai meno preziosi.

La stessa legenda – HILARITAS VNIVERSA – venne ripetuta, in seguito, anche sul mezzo ducato, sul tarì e sul carlino coniati dalla zecca di Napoli per Filippo V (1683-1746) e, vista la povertà generale in cui versavano ancora, in quel periodo, le popolazioni del Meridione, concordiamo con le parole di Luigi Dell’Erba quando afferma che quell’inno alla gioia impresso in moneta altro non fu che “un’enfatica ampollosità spagnola”.