La vita e il pensiero di Nicolò Papadopoli a un secolo dalla scomparsa, nelle sue parole (sempre attuali) e in quelle di grandi numismatici del passato

 

nota della redazione | Dopo la prima parte (leggi qui), ringraziando l’autore Andrea Cavicchi e la NIP Numismatici italiani professionisti, ecco la seconda parte del fascicolo distribuito al Senato lo scorso 17 febbraio nel corso degli Stati generali della numismatica, celebrazione del centenario dalla scomparsa di Nicolò Papadopoli Aldobradini.

Un testo che sottolinea non solo il valore del personaggio, non a caso definito “illuminato” nel titolo, ma anche la modernità e l’attualità del suo pensiero in relazione sia alla gestione delle collezioni numismatiche pubbliche che alla visione di quelle private.

Nicolò Papadopoli, studioso e collezionista illuminato

 di Andrea Cavicchi | Le monete rappresentano uno dei più forti e trasversali elementi che conservano la memoria storica. Attraverso le monete e il loro studio si possono tenere vivi nei cittadini consapevoli gli aspetti che hanno da sempre fatto grande la nostra nazione e la storia italiana. E questo periodo abbraccia quasi 2600 anni, cioè quanti ne sono passati dall’invenzione stessa della moneta…

La numismatica, custode della memoria storica italiana ed ausilio allo studio

La cultura greca e romana, dalla quale deriva la nostra civiltà occidentale, è arrivata fino a noi perché dei monaci cristiani, senza preclusioni, hanno trascritto testi classici pagani. Allora essi furono fondamentali per la conservazione della nostra civiltà. Alla pari, anche le monete, rappresentano importante fonte di conoscenza e custodia della nostra storia.

Ben prima di altri settori della cultura, la ricerca, la custodia da parte dei collezionisti, fin dai tempi antichi, e lo studio delle monete, hanno contribuito all’approfondimento degli usi e costumi dei popoli del passato (alimentazione, abbigliamento, religione, monumenti, acconciature ecc.), alle varie forme artistiche in esse rappresentate, e a molti altri aspetti culturali. Queste hanno poi permesso di conoscere e valorizzare personaggi e periodi storici che la storia aveva dimenticato o considerato minori.

Ed è di conforto il fatto che nella storia, che è un prezioso presidio da conoscere e conservare, le monete furono emesse sempre in gran numero. Proprio per questo è quindi possibile che qualsiasi collezionista o studioso, come dimostrato dal conte Nicolò Papadopoli Aldobrandini, e da molti altri come lui, riesca a portare in qualche modo vantaggio culturale alla numismatica e, attraverso di essa, ciò porti vantaggio culturale a tutti attraverso il lungo percorso della storia della moneta.

È invece pressoché impossibile per chiunque, anche per uno Stato, pretendere di detenere tutte le monete finora emesse, o soltanto una gran parte di esse, proprio per il rilevante numero di esemplari fino ad oggi coniati.

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ROMA | Clemente VII (1523-1534) Doppio carlino. D/ Busto del pontefice con piviale fiorato e grande fibbia con due teste accollate. R/ QVARE DVBITASTI, Gesù solleva san Pietro dalle acque. I coni di questa moneta vennero incisi dal Cellini che riuscì con grande abilità a dare profondità e movimento alla rappresentazione. Quest’opera suscitò apprezzamento quando venne presentata alla corte papale. Questa scena allegorica voleva forse rappresentare la rinnovata fiducia del pontefice in un futuro migliore dopo i problemi come la diffusione della riforma, lo scisma della chiesa inglese e il sacco di Roma. L’intricata situazione politica stava infatti risolvendosi grazie alle risoluzioni di Francesco I di Valois e Carlo V d’Asburgo e dopo la pace di Cambray (5 agosto 1529)

Dimenticare le monete, considerandoli beni non vivi, chiusi all’interno di musei o collezioni pubbliche, senza alcuna loro considerazione culturale, eliminerà il loro principale ruolo di documento parlante. Le monete, per loro stessa natura, fin dalle origini sono nate per circolare, passare di mano in mano, ed assolvere la funzione di vero e proprio messaggero per ogni cittadino, senza alcuna preclusione né sociale, né economica, né culturale. Questo era l’intento di Nicolò Papadopoli, attraverso la donazione della sua raccolta al Museo Correr e la sua pubblicazione.

La biblioteca e i volumi delle monete di Venezia

È importante ricordare il grande interesse che, oltre alle monete, Papadopoli dedicò anche ai libri di numismatica, alle tariffe e ai bandi italiani e stranieri oltre che ai libri di aritmetica e pratica contabile monetaria che raccolse numerosi nella sua biblioteca e dai quali attinse interessanti informazioni per i suoi studi. I libri di numismatica sono infatti preziosi strumenti per coloro che si dedicano sia alla collezione che allo studio delle monete, ai quali accedere per i propri approfondimenti.

Il conte Papadopoli curò vari studi sulle monete di singoli dogi e su aspetti tecnici della produzione e della circolazione della moneta veneziana. Il suo primo lavoro Alcune monete veneziane per Candia risale al 1871. Ma il suo capolavoro è rappresentato da Le monete di Venezia in cui riuscì a trasferire tutta la sua immensa preparazione acquisita attraverso lo studio delle monete da lui raccolte, di quelle esistenti nei principali musei, dei documenti.

L’opera è corredata di eccezionali stampe litografiche incise da Carlo Kunz che fin da giovanissimo dimostrò una particolare attrazione per le belle arti, assieme a una naturale predisposizione per il disegno. Con l’aiuto dell’archeologo Carlo Gregorutti, Kunz diede inizio alla formazione di una sua collezione di monete romane.

A sinistra, dettaglio di un bel ritratto del Papadopoli conservato a Museo Correr; a destra, il frontespizio dell’opera I dogi omonimi di Venezia e le loro monete, uno degli studi di Papadopoli, edito nel 1917 dall’Istituto italiano di numismatica di Roma

Col tempo l’interesse crebbe e iniziò a riprodurre litograficamente il disegno delle monete per altri trasferendosi nel 1860 a Venezia. Qui poté dedicarsi assiduamente a studiare e disegnare monete. Secondo Kunz la Numismatica era importante per sviluppare le conoscenze storiche, legando le monete alle situazioni in cui erano state prodotte.

Non avendo le possibilità economiche per creare una collezione propria, egli inizia a commerciare in monete, attività che svolse per oltre quindici anni, dedicandosi in particolare a quelle italiane medievali e moderne, fino ad essere considerato tra i “più autorevoli e competenti conoscitori”.

Il Kunz raccoglie per anni materiale per una storia generale delle zecche d’Italia, schedando le monete che erano già state pubblicate nonché altre ancora non note, ognuna con i suoi riferimenti bibliografici. Nel 1870 diviene conservatore della raccolta numismatica donata da Nicola Bottacin mantenendo l’incarico fino al 1873. In quell’anno viene chiamato a Trieste, che aveva deciso di riordinare le proprie raccolte e fondare un nuovo museo, l’attuale Civico museo di Storia ed arte, che ne affida a Kunz la nuova direzione.

Egli riesce ad assicurare al museo la collezione di Costantino Cumano, ricca di monete italiane, particolarmente venete, oltre a medaglie, bolle e sigilli. Tutta la collezione fu descritta ed illustrata sull’Archeografo triestino, rivista ancora pubblicata che risale al 1829. Kunz mantiene la direzione per una decina d’anni, ritirandosi in seguito a Venezia. Il Consiglio municipale, a ringraziamento del lavoro svolto, lo nomina direttore onorario. Per anni fornisce il suo contributo grafico ad illustrare i lavori di vari autori tra cui Lazari, Lambros, lo stesso Papadopoli, Promis, Brambilla.

Papadopoli rappresenta dunque il nobile spirito dello studioso collezionista, di cui per fortuna è solo uno dei numerosi esempi italiani, anche se sicuramente uno di quelli di maggior rilievo. Per oltre un trentennio fu anche nel Comitato direttivo del Museo Correr di Venezia al quale dedicò le sue continue cure, riordinando le raccolte numismatiche e organizzando in vetrine l’esposizione della serie veneziana e dei migliori esemplari delle altre in esso conservate.

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I quattro volumi in edizione originale de Le monete di Venezia, opera magna e massima testimonaianza della cultura numismatica del conte Nicolò Papadopoli, illustrate da Carlo Kunz

Castellani ci racconta che la sua opera in tre volumi costituì la base della reputazione e della fama del conte Papadopoli nel campo degli studi numismatici perché chiaramente e logicamente dimostrava quale importante ausilio e contributo poteva portare alle deduzioni degli storici l’esame delle monete comparato coi documenti e stabiliva la successione cronologica delle primitive monete veneziane che avevano dato luogo a tante cervellotiche divagazioni. Attraverso l’analisi del materiale d’archivio e di quello strettamente attinente alle monete fece considerazioni e deduzioni di tipo numismatico e tipologico ma anche di carattere economico e finanziario.

Vastità della numismatica: necessità di mutualità tra pubblico e privato

E anche il conte Papadopoli, attraverso le parole riportate da Castellani, credeva necessario in primo luogo che “il raccoglitore limitasse il proprio campo d’azione restringendolo a un solo ramo, perché, fossero pur grandi i mezzi e fosse pur lunga la vita, un sol uomo non potrebbe ragionevolmente abbracciarli tutti”.

Sempre il grande Solone Ambrosoli diceva:”[…] chi incomincia a dedicarsi alla nostra disciplina si accorge ben presto che per giungere a risultati veramente utili per la scienza occorre limitarsi ad un campo più o meno ristretto di studi, occorre che il dilettante di Numismatica generale divenga invece, come si suol dire, uno specialista”.

Ma nella numismatica, proprio in ragione della sua vastità, e perché è scienza complessa e al contempo multi valoriale, è necessario che coloro che vi si dedicano, siano essi dilettanti o specialisti, si approccino con modestia. Più uno si addentra e compie studi in qualunque dei settori di cui è composta e più si rende conto quanto sia sconfinata, e per quante siano sempre le cose da imparare, moltissime altre sono ancora quelle da conoscere e da scoprire.

Nicolò Papadopoli, già nel 1912, nell’intervento Le raccolte numismatiche italiane. Considerazioni e proposte, durante l’incontro La numismatica al III° Congresso Archeologico Internazionale di Roma, citava ventidue raccolte pubbliche appartenenti allo Stato, quattro volte tanto quelle appartenenti a province, comuni ed altri enti.

Il catalogo della raccolta numismatica Papadopoli Aldobrandini compilata dal celebre Giuseppe Castellani: qui i due volumi a cura del Comune di Venezia, editi nell’anno 1925

E per il bene scientifico e per il loro naturale ruolo di bene pubblico egli si chiedeva: “Quante di queste sono convenientemente ordinate? Quante hanno un catalogo scientifico o almeno un modesto inventario? Quante hanno personale tecnico sufficiente? Quante insomma vivono e rispondono allo scopo?”

La risposta a tutte queste domande, diceva, è troppo umiliante per noi. “Qualcuna delle principali e più rinomate ha gli scrigni e le vetrine scrupolosamente chiuse a chiave (e fin qui nulla di strano) ma le chiavi sono custodite da persone che risiedono in luogo diverso da quello dove esiste la raccolta. […] è un fatto però che di tutte le raccolte contenute nei nostri musei quelle numismatiche sono le meno curate, o perché i preposti ai musei, specializzati in altro rami, non vollero occuparsene, o perché quelli che se se sarebbero occupati volentieri hanno dovuto constatare che le fatiche spese in riordinare e studiare le monete non avrebbero prodotto un frutto equivalente quando si fosse trattato di conseguire un avanzamento essendo più proficuo l’occuparsi di altre raccolte più vistose e di moda”. Sono trascorsi quasi 110 anni e sembra che esistano ancora molti degli stessi problemi!

Servirebbe forse lapporto di molti e sarebbe quindi auspicabile che, con la buona volontà di tutte le parti, si potesse creare una sempre maggior simbiosi e mutualità tra i vari settori della Numismatica, tra pubblico e privato, tra Stato, mondo accademico e cittadini che si dedicano alla numismatica. Perché come auspicato dal conte Papadopoli, che ne fu esempio durante tutta la sua esistenza e si adoperò ad applicarlo realmente, solo con questo sistema si potranno ottenere molteplici e sempre più alti risultati altrimenti i impossibili o, forse, raggiungibili soltanto con un sempre più grande dispendio di energie.

Una maggiore sensibilizzazione potrebbe essere ulteriormente incentivata anche nelle scuole. La numismatica già da moltissimo tempo fornisce infatti prezioso ausilio con le molteplici foto di monete e medaglie presenti nei testi scolastici delle scuole dellobbligo. E grazie ad esse ai bambini viene semplificato il faticoso lavoro di memorizzazione scolastica.

 Fondatore della RIN e della Società numismatica italiana

Nicolò Papadopoli diede supporto a tutte le iniziative che avevano per fine il progredire della
numismatica, fondò la Rivista italiana di numismatica, ad oggi la più importante di ambito numismatico in Italia, e la Società numismatica italiana di cui fu presidente per venticinque anni. La sua disponibilità fu però ancora più ampia in quanto anche a studiosi privati diede aiuto e consigli per i loro lavori e a nessuno negò impronte e notizie delle monete da lui possedute, dimostrando una rara disponibilità che ancor oggi purtroppo è spesso ridotta o addirittura assente sia all’interno delle pubbliche raccolte che tra i collezionisti.

Le parole di Solone Ambrosoli sono appropriate a definire lo spirito dell’eccellente studioso che era presente e muoveva il Papadopoli e per quale motivo donava con grande generosità la sua versatilità ed estrema disponibilità a coloro che compivano studi numismatici: “Io confesso, del resto, di non poter comprendere il dispregio in cui alcuni dotti, trascinati da soverchio amore per la scienza pura, tengono il dilettantismo numismatico; io considero invece il dilettantismo come il tronco su cui può sempre innestarsi e prosperare la scienza; e la mia convinzione è suffragata da numerosissimi esempi”.

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Frontespizio di uno dei primi volumi della Rivista italiana di numismatica che ebbe tra i suoi fondatori anche il conte Nicolò Papadopoli Andobrandini

Papadopoli considerava che ogni nuovo apporto da parte di uno studioso potesse essere considerato come potenziale ausilio alla conoscenza numismatica e credeva nello scambio di informazioni tra studiosi e collezionisti e nella divulgazione numismatica. Ne sono prova i numerosi suoi approfondimenti specifici che pubblicò nel corso degli anni prima di giungere alla pubblicazione della sua opera principale.

Ogni qualvolta acquisiva una nuova moneta egli annotava tutti i dati interessanti, che poi puntualmente pubblicava sulla Rivista italiana di numismatica o su altre riviste, e collocava nei suoi contenitori il nuovo esemplare riesaminando le monete già a posto. Ciò dimostra come anche un vero collezionista possa portare preziose indicazioni e nuova linfa alla scienza attraverso l’acquisizione di nuove monete alla propria collezione e dallo studio di esse.

Non bisogna però perdere di vista un altro pensiero di Solone Ambrosoli che parlando dell’immensa vastità della numismatica, ci ricorda: “[…] la meta, la cognizione compiuta di ciascuna delle infinite provincie sulle quali si estende il dominio della Numismatica, è al di là delle forze d’un solo individuo, talché egli, dopo aver logorato la vita intera in questi studi, potrà sempre imbattersi in un ignorato raccoglitore, che, avendo concentrato la propria attività su di una data serie, intorno a quell’argomento ne sappia di gran lunga più di lui”.

Il conte Nicolò Papadopoli fu munifico collaboratore assiduo della Rivista italiana di numismatica, diede icontributi a istituzioni come il Circolo numismatico milanese, quello Napoletano, e l’Istituto italiano di numismatica di Roma non nascondendo il suo dispiacere per la dispersione e il frazionamento delle non molte forze che, per fini positivi di utilità scientifica, sarebbe stato più opportuno raccogliere in una forza sola. Appartenne pure come socio onorario alle società numismatiche di Bruxelles, Ginevra, Parigi e Vienna.

Come ricordato durante la sua commemorazione al Senato si arruolò volontario nel 1866, durante la III Guerra d’indipendenza, patriota della prima ora quando esserlo non fruttava onori, ma creava doveri e sacrifici. Così egli ha rappresentato insieme il collezionista di altissimo profilo e lo studioso intelligente e di riconosciuto livello che si distinse per le sue grandi qualità di uomo e si adoperò per migliorare il corso della numismatica. Per questo merita di essere ricordato come esempio e deve costituire un modello per tutti i collezionisti e gli studiosi di oggi e per quelli futuri.

La facciata di Villa Papadopoli Aldobrandini a Ceneda di Vittorio Veneto in una cartolina d’epoca

La villa e il parco di famiglia a Vittorio Veneto

Vittorio Veneto: Villa Papadopoli, storico edificio con il suo parco, tra i più amati dell’intera regione, nel 2014 è stato oggetto del referendum del Fondo per l’ambiente italiano, con il risultato che il parco è finito ai primi posti della classifica dei “luoghi del cuore” italiani.

È stata trovata una soluzione in partenariato pubblico privato, individuando una destinazione compatibile con l’uso pubblico, le casse comunali, e l’intervento del privato, mantenendo il bene pubblico: il Comune sta realizzando un centro culturale. Si vorrebbe trasferire la biblioteca, accolta nella vicina dependance mentre la “rotonda” ospita già scuole di musica.

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Vittorio Veneto, l’annesso di Villa Papadopoli Aldobrandini, sede della sua biblioteca di Ceneda

L’amministrazione comunale ha intanto provveduto ad una sistemazione “di minima” della villa ripulendo le pertinenze, sistemando sul tetto alcuni elementi pericolanti, e togliendo macerie e piante infestanti che erano cresciute anche sui balconi. È stata quindi messa in sicurezza tutta l’area, transennando e recintando l’edificio.