Le tipologie delle emissioni che traghettarono Roma nel corso del III secolo a.C. |  Plinio, la teoria “tradizionale” e quella “ribassista”

 

di Roberto Salati e Lorenzo Bassi | Agli albori della monetazione dell’antica Roma, si verificarono fenomeni monetari singolari ed interessanti. Nel corso del III secolo a.C. l’ingombrante monetazione di bronzo fuso, nota come aes grave, era in declino e stava per cedere il passo alla produzione di monete d’argento più agili e comode, introdotte nei mercati dopo l’assoggettamento delle colonie greche della costa.

Il quadro economico e politico

Il conservatorismo della classe dirigente romana fece si che abbandonare l’aes grave fosse una cosa lenta e graduale. In prima istanza si tentò di mantenere in vita il vecchio sistema degli avi mediante una svalutazione: l’asse librale (g 274, pari alla libbra romana) venne prodotto col peso di un semisse (g 136), il semisse col peso della metà di un asse (g 75) e così via (vedi tab. 1).

Questa svalutazione è nota come “riduzione semilibrale” e fu la prima di almeno tre successive svalutazioni che afflissero la monetazione bronzea della repubblica romana. Il punto finale di questa spirale svalutativa/inflattiva fu la creazione di un nuovo nominale d’argento, il denario, equiparato a dieci assi di riduzione sestantale. Tale evento epocale viene collocato da Plinio nel 268 a.C.

Nominale
Serie librle (della prora)
Serie semilibrale
Asse 272 136
Semisse 136 68
Triente 90 45
Quadrante 68 43
Sestante 45 22
Oncia 22 11
Semioncia 7
Quartoncia 4
Tabella 1 | Serie librale e semilibrale con i pesi teorici dei nominali in grammi

Indubbiamente, la comparsa nei mercati di assi tanto leggeri deve avere gettato nel panico i Romani, e ne abbiamo testimonianza indiretta per la grande quantità di assi librali della serie della prora (l’emissione a peso pieno appena precedente) che sono giunti fino a noi: la legge di Gersham (la moneta buona scaccia quella cattiva) operò infatti in modo implacabile, e gli assi a peso librale pieno finirono tesaurizzati nei ripostigli.

Fig. 1 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE FUSE | ASSE Rrc 38/1, mm 69. Prora a sinistra (Nac 40 n. 389). Rarità: R2

L’avvento della svalutazione semilibrale è memorabile anche per un altro motivo: per la prima volta vennero prodotte a Roma delle monete con la tecnica della coniazione. Nella serie infatti i nominali più piccoli a partire dal sestante furono coniati.

Un problema irrisolto: la datazione

L’inquadramento cronologico della riduzione semilibrale è tutt’altro che facile e non può essere disgiunto dalla cronologia delle altre emissioni repubblicane del periodo, in particolare da quella del denario. Dato che l’argomento è molto complesso ed ancora aperto, riportiamo le più autorevoli opinioni facendo presente che solo un nuovo ritrovamento archeologico potrà dirimere questa diatriba.

Di una riduzione semilibrale e della sua cronologia hanno parlato il Mommsen, Babelon, Thomsen, Grueber infine Crawford. Gruber nega addirittura che sia esistita una riduzione semilibrale e propende per una riduzione trientale.

Fig. 2 |  SERIE SEMILIBRALE – MONETE FUSE | SEMISSE mm 47 Rrc 38/2 (Thesaurus 4 n. 83). Rarità: R2

La maggior parte degli studiosi, Crawford in testa, sostengono invece che sia esistita una riduzione semilibrale, seguita però da svalutazioni sotto semilibrali. Per prima cosa però giova riportare il celebre passo di Plinio, troppo spesso bistrattato dagli autori anglosassoni: “Proximum scelus fuit eius, qui primus ex auro denarium signavit, quod et ipsum latet auctore incerto. populus Romanus ne argento quidem signato ante Phyrrhum regem devictum usus est […] Argentum signatum anno urbis CCCCLXXXV, Q. Ogulnio C. Fabio cos., quinque annis ante primum Punicum bellum. et placuit denarium pro X libris aeris valere, quinarium pro V, sestertium pro dupondio ac semisse” (Naturalis Historia XXXIII, XIII).

Questa la traduzione completa: “Il crimine successivo fu di colui che per primo coniò moneta d’oro, anche questo crimine è rimasto occulto perché ne è incerto l’autore. Il popolo romano non si servì dell’argento monetato prima della sconfitta del Re Pirro […] L’argento fu coniato come moneta nell’anno 485 ab Urbe còndita (cioè il 268 a.C.) sotto il consolato di Q. Ogulnio e C. Fabio, cinque anni prima della prima guerra punica. E si stabilì che un denario valesse dieci libbre di bronzo, il quinario cinque, il sesterzio un dupondio e un semisse” (1 libbra = 1 asse).

Fig. 3 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE FUSE | TRIENTE mm 43 Rrc 38/3 (Kunsthistorisches Museum di Vienna)

Seguendo il passo di Plinio, nell’Ottocento diversi studiosi misero a punto un quadro teorico noto come “teoria tradizionale”. Riportiamo qui in modo sintetico la tesi proposta da Haberlin (1905), riassuntiva dell’impostazione tradizionale:

  1. 338-335 a.C.: serie fusa librale della prora e didrammi romano-campani a legenda ROMANO, collegati alla vittoria navale ad Anzio.
  2. 312 a.C.: serie fusa della ruota collegata con la costruzione della Via Appia.
  3. 268-269 a.C.: emissione del denario e riduzione sestantale dell’asse in accordo con Plinio.
  4. 217 a.C.: ritariffazione del denario a 16 assi e riduzione onciale dell’asse.

Secondo con la teoria tradizionale la riduzione semilibrale dell’asse sarebbe avvenuta nel 286, dopo il lungo periodo delle guerre sannitiche.

Fig. 4 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE FUSE | QUADRANTE mm 39 Rrc 38/4 (Astarte XIV n. 225)

Questo quadro apparentemente inappuntabile venne sconvolto da Mattingly che a partire dagli anni Venti del secolo scorso propose una ricostruzione teorica profondamente diversa, detta “ribassista” con spostamento in avanti di tutte le date di quasi cento anni. Secondo questa visione la riduzione semilibrale scivolerebbe addirittura nel II secolo, a ridosso della coniazione del denario.

La divisione degli studiosi venne superata grazie ad una scoperta archeologica. A Morgantina, negli anni Settanta, fu scoperto un tesoretto contenente denari anonimi, vittoriati e quinari anonimi in un contesto databile con certezza al 211-213 a.C. Questa scoperta metteva in un angolo le teorie di Mattingly, ma non riabilitava ancora del tutto la teoria tradizionale. Ciò permetteva a Crawford di proporre un’ampia sintesi di tutte le emissioni repubblicane compiendo un’opera di mediazione tra le due teorie. La sua ricostruzione è così riassumibile per sommi capi:

  1. 312 a.C.: aes grave e didramma Marte/protome equina attribuito a Metaponto.
  2. 280-276 a.C.: didrammi a legenda ROMANO, prodotti probabilmente a Metaponto per conto dei romani. Aes grave (serie fusa Giano imberbe/Mercurio).
  3. 275 a.C.: serie fusa Apollo/Apollo.
  4. 269 a.C.: didramma Ercole/Lupa a legenda ROMANO, questo giustificherebbe lo sfuocato ricordo di Plinio, cui comunque viene attribuita la confusione tra denario e didramma.
  5. La serie fusa della ruota viene attribuita al periodo della Prima guerra punica.
  6. 240-230 a.C.: didrammi a legenda ROMA.
  7. 225-211 a.C.: il quadrigato, l’oro del giuramento. In questo periodo viene inserita la serie fusa della prora. Tra il 225 e il 211 a.C: Crawford colloca, in rapidissima sequenza, le svalutazioni del bronzo fuso fino a quella sestantale, sintomo del tracollo finanziario di Roma di fronte all’invasione cartaginese dell’Italia.
  8. 211 a.C.: l’emissione del denario, nella data più a ridosso possibile con il ritrovamento di Morgantina in ragione dell’eccellente stato di conservazione delle monete del tesoretto.
Fig. 5 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE CONIATE | SESTANTE Rrc 38/5 mm 23 (Astarte XIV n. 246). Rarità: Nc

Secondo Crawford lo standard semilibrale risale al 217, dopo la sconfitta del lago Trasimeno. La successiva riduzione quadrantale avverrebbe già nel 214. La sintesi di Crawford, pur con i suoi evidenti difetti, è attualmente quella più accreditata, anche se la teoria tradizionale sta riacquistando sempre più credito, sia tra i collezionisti che tra gli studiosi, in attesa di una scoperta archeologica che metta finalmente chiarezza in questo dedalo di opinioni.

Tipologie e nominali

La serie venne articolata in nominali in parte fusi ed in parte coniati. Dal sestante in poi le monete vennero battute, mantenendo i medesimi tipi dei corrispettivi fusi di peso maggiore. In più furono aggiunte la semioncia e la quartoncia. Le serie mantenne i tipi dell’aes grave noto come “serie della prora”. Al diritto teste di divinità, al rovescio la prora di nave, rivolta tuttavia a sinistra. La zecca fu quasi certamente quella di Roma.

Fig. 6 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE CONIATE | ONCIA Rrc 38/6 mm 22 (Artemide XXI n. 303). Rarità: C

La prora navis che campeggia nel rovescio merita un breve commento. Comparsa per la prima volta sull’aes grave, la prora rimane in auge sul bronzo fino alla fine della Repubblica, segno dell’importanza che questa simbologia vittoriosa aveva nella scala di valori dei Romani.

Dal punto di vista numismatico la serie semilibrale vanta le migliori incisioni della prora navis che l’intera serie repubblicana abbia prodotto. Da un lato questa serie fu molto più curata delle successive dal punto di vista stilistico. Forse l’incisione dei coni fu demandata a maestranze greche. Dall’altro il grosso modulo del sestante e dell’oncia (grandi quanto un sesterzio ed un asse, rispettivamente) hanno permesso agli artisti di rappresentare la prua delle navi da guerra nei minimi dettagli.

In particolare, suscita l’interesse degli storici l’oggetto sconosciuto, definito “arma” posto sul ponte della nave. Poteva trattarsi del famoso corvo che determinò la vittoria sulla flotta cartaginese nella Prma guerra punica? O di qualche altro misterioso oggetto bellico? Un vano per riporvi le vele, sempre ammainate sulle navi in assetto di guerra?

Fig. 7 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE CONIATE | SEMIONCIA Rrc 38/7 mm 19 (Nac 40 n. 399). Rarità: C

La serie semilibrale collaterale

Parallelamente alla serie semilibrale è nota una serie bronzea, di grande pregio estetico, prodotta in una zecca italica diversa da Roma, nota come “serie semilibrale collaterale”. Le due serie quasi sicuramente circolarono contemporaneamente. Questa seconda serie, esclusivamente coniata, comprende nominali dal triente all’oncia, riporta segni di valore a rovescio e nel peso si avvicina molto ai corrispettivi nominali della serie semilibrale.

La serie colpisce per l’essere molto curata artisticamente e per la tematica, in parte estranea alla compassata tradizione repubblicana. I temi trattati sono riferibili alla Campania e ai distretti adiacenti. Il centauro trova riscontro nelle monete di Larino, la testa del sole ed il crescente alle monete di Venusia. Per contro la tipologia del sestante è tipicamente romana, con la scelta di rappresentare la lupa ed i gemelli. Il quadrante, con il toro cozzante, trova riscontro sia in una precedente tipologia dell’aes grave, che nella monetazione di Arpi, Posidonia e Thurii. Giunone, diademata e con scettro, era venerata a Roma come a Lanuvium. I tipi quindi non sono originali ma sembrano un misto di tipologie dei diversi stati centro italici (principalmente campani) gravitanti su Roma.

Fig. 8 | SERIE SEMILIBRALE – MONETE CONIATE | QUARTUNCIA Rrc 38/8 mm 16 (Triton I n. 854) Rarità: Nc

Vi sono molte incertezze sulla città nella quale questi bronzi furono coniati. Mommsen propose una città apula, Haeberlin li considera attribuibili alla monetazione romano-campana. La zecca ebbe luogo probabilmente a Capua. La cronologia di questa emissione parallela non è meno oscura di quella della serie principale. Haeberlin e Gruber propongono una data successiva al 286 e non posteriore al 268 a.C. Una collocazione aderente ai fatti storici la collocherebbe tuttavia nel corso delle campagne militari contro Pirro (281-275 a.C.).

Crawford, coerentemente con il suo inquadramento ribassista, colloca questa serie nel 217-215 a.C. mentre a Bahrfeldt si deve uno studio sui pesi di questa emissione, di cui riproponiamo un prospetto (tab. 2):

Numero di esemplari pesati
Peso medio (g)
Totale del multiplo espresso in assi
Triente 31 49,52 148,56
Quadrante 36 38,54 154,16
Sestante 42 25,60 153,60
Oncia 40 12,27 147,24
Semioncia 42 6,08 145,92
Tabella 2 |  Pesi rilevati sulla serie semilibrale collaterale (da Bahrfeldt)

Come si evince dalla tabella, lo studioso include nella serie una quartuncia, mentre Gruber e Crawford non la contemplano. Sempre Bahrfeldt segnala una particolarità di fabbricazione: la forma del tondello trapezoidale, più accentuata nei nominali maggiori.

Fig. 9 | SERIE SEMILIBRALE COLLATERALE | TRIENTE Rrc 39/1 mm 38 (Cng Mail bid sale 67 n. 1192). Rarità: R2

Altre serie semilibrali o post semilibrali

Sebbene riferibili ad assi più leggeri, sono note altre serie in qualche modo inquadrabili assieme alla serie semilibrale, ad essa prossime o per la scelta dei tipi o per il fatto di avere mantenuto la tecnica della fusione in alcuni dei nominali.

Serie della spiga di grano (Rrc 42/1-5): questa serie fu emessa in Sicilia e fa riferimento ad un asse pesante circa g 133. La serie è caratterizzata per la presenza di una spiga di grano nel campo del rovescio quale segno di riconoscimento. Essa comprende un didramma (testa gianiforme dei Dioscuri/Giove in quadriga), un quadrante coniato (Ercole con pelle di cinghiale/toro cozzante) , un sestante (Mercurio/ prora di nave), un’oncia (testa di Roma o Bellona/prora di nave) e la semioncia (Mercurio/prora di nave). Crawford colloca questa serie nel 214-212 a.C., mentre per gli assertori della teoria tradizionale essa è notevolmente antecedente e contemporanea alle altre semilibrali.

Fig. 10 | SERIE SEMILIBRALE COLLATERALE | QUADRANTE Rrc 39/2 mm 28 (Busso Peus 399 n. 202). Rarità: R2

Serie in bronzo di Luceria (Rrc 43/1-6). Questa serie si riferisce ad un asse pesante g 83. La serie comprende due fusi (asse e semisse) mentre gli altri sono coniati. A rovescio è presente la lettera L, oltre alla legenda ROMA e al segno di valore. La tipologia del rovescio è sempre la prora di nave mentre a diritto la testa delle divinità è a destra. I nominali vanno dall’asse alla semioncia. Quanto alla cronologia, valgono le considerazioni della serie precedente.

Serie post semilibrali: Disordinatamente una serie di bronzi, in parte fusi in parte coniati, di peso sempre calante, sono inquadrabili con difficoltà in serie trientali e quadrantali (ovvero l’asse pesa quanto un vecchio triente o quadrante librale). Un numero di diverse emissioni è coinvolto, difficilmente distinguibili l’una dall’altra.

Fig. 11 | SERIE SEMILIBRALE COLLATERALE | SESTANTE Rrc 39/3 mm 31 (Nac 40 n. 400). Rarità: Nc

Lo stile denota scarsa accuratezza e frettolosità. Si tratta delle ultime incerte emissioni di poco anteriori alla riforma definitiva del sistema monetario romano che sfocierà con l’emissione del denario tariffato a dieci assi di riduzione sestantale. Queste serie sono classificate da Crawford ai numeri 41/1-11. La zecca parrebbe sempre quella di Roma.

Tra queste monete post-semilibrali spiccano nominali multipli dell’asse, quali il decussis (10 assi) il tressis (3 assi) e il dupondio (2 assi), seguendo una classificazione ponderale questi ultimi appartengono ad una riduzione trientale o quadrantale (Rrc 41/1-4).

Alcune conclusioni e un catalogo

La serie semilibrale e le serie affini testimoniano efficacemente un’epoca di grandi cambiamenti nella Penisola italica. Roma stava per completare la conquista dell’Italia, ma non poteva farlo gravata da un sistema monetario rudimentale come quello dell’aes grave. La serie sopra descritta rappresenta dunque il tentativo di svecchiare il proprio sistema monetario, mediante una svalutazione della moneta.

Fig. 12 | SERIE SEMILIBRALE COLLATERALE | ONCIA Rrc 39/4 mm 25 (Artemide XXIII n. 76). Rarità: C

Il tentativo fallì e Roma non ebbe altra alternativa che passare a battere moneta d’argento come perno del suo sistema finanziario. Nel 268 a.C. quindi (secondo la data “tradizionale” tramandata da Plinio) fu coniato il denario, una dramma equiparata a dieci assi di peso pari ad un sestante librale. E finalmente il sistema funzionò. Roma trovò il suo “dollaro” e, sostenuta da esso, si avviò alla conquista del mondo.

CATALOGO | Serie semilibrale, monete fuse. La qualità di queste fusioni è inferiore rispetto all’appena precedente serie della prora.

  • ASSE Rrc 38/1, peso g 143. Prora a sinistra (Nac 40 n. 389). Rarità: R2.
  • SEMISSE Rrc 38/2 (Thesaurus 4 n. 83). Rarità: R2.
  • TRIENTE Rrc 38/3 (moneta esposta al Kunsthistorisches Museum di Vienna).
  • QUADRANTE Rrc 38/4 (Astarte XIV n. 225).

CATALOGO | Serie semilibrale, monete coniate. Le monete sono coniate con rilievi piuttosto tenui. La serie è caratterizzata da uno stile insolitamente elevato, forse opera di maestranze greche. Nella legenda ROMA compare sempre la A arcaica.

  • SESTANTE Rrc 38/5 peso g 26-27 (Astarte XIV n. 246). Rarità: Nc
  • ONCIA Rrc 38/6 peso g 13 (Artemide XXI n. 303). Rarità: C.
  • SEMIONCIA Rrc 38/7 peso g 7 (Nac 40 n. 399). Rarità: C.
  • QUARTUNCIA Rrc 38/8 peso g 3,5 (Triton I n. 854) Rarità: Nc.

CATALOGO | Serie semilibrale collaterale. Questa serie di bronzi comprende le monete coniate di maggior modulo e peso di tutta la serie repubblicana. Per ritrovare bronzi di queste dimensioni bisogna attendere le emissioni imperiali di medaglioni. Anche in questa serie la A della legenda è arcaica.

  • TRIENTE Rrc 39/1 peso teorico g 54 (Cng Mail bid sale 67 n. 1192). Rarità: R2.
  • QUADRANTE Rrc 39/2 peso teorico g 38 (Busso Peus 399 n. 202). Rarità: R2.
  • SESTANTE Rrc 39/3 peso teorico g 26 (Nac 40 n. 400). Rarità: Nc.
  • ONCIA Rrc 39/4 peso teorico g 12,5 (Artemide XXIII n. 76). Rarità: C.

Bibliografia

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  • Riccio Gennaro Le monete delle antiche famiglie di Roma fino allo imperatore Augusto dette comunemente consolari. Napoli
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