Dei mezzanini veneziani del ‘300 ricordano un evento di 150 anni prima e uno scambio di cortesie tra doge e papa

  

a cura della redazione | Lo sapevate che nei mezzanini d’argento battuti sotto il doge Andrea Dandolo nel 1346-1347, contrariamente a quelli già battuti dal doge Francesco Dandolo tra il 1331 e il 1332, san Marco porge al doge un cero acceso?

 

I mezzanini “al cero acceso”

Non si conosce il decreto di emissione di questi mezzanini ma, grazie a Marin Sanudo, sappiamo che venne data alla nuova moneta del valore di 16 piccoli la stessa finezza del grosso, ossia venne battuto alla bontà di 965 millesimi di fino e al peso di grani veneti 15 e mezzo (grammi 0,802) con un valore intrinseco di 3/8 del grosso, in grado quindi di competere con il grosso guelfo battuto in quegli stessi anni a Firenze.

Francesco Dandolo doge LII, 1329-1339. Mezzo grosso o mezzanino, AR 1,13 g. .FRA.DAN – DVLO . DVX. Il doge stante a s., regge il vessillo con entrambe le mani. Rv. S MARC – VENETI Busto nimbato di S. Marco, di fronte, benedicente e con vangelo nella s. CNI 22. Paolucci 3. Raro. Spl
Francesco Dandolo doge LII, 1329-1339. Mezzo grosso o mezzanino, AR 1,13 g. .FRA.DAN – DVLO . DVX. Il doge stante a s., regge il vessillo con entrambe le mani. Rv. S MARC – VENETI Busto nimbato di S. Marco, di fronte, benedicente e con vangelo nella s. CNI 22. Paolucci 3. Raro. Spl

Il mezzanino si presentava di buona e regolare fattura, inciso e coniato con grande cura e con una perfezione di forma del tutto sconosciuta fino allora; le effigi del tutto nuove sono garbate e felicemente composte nel campo.

Aanche dal punto di vista estetico, e a dispetto delle piccole dimensioni del tondello, la moneta non poteva riuscire meno gradita dell’altrettanto bello ed elegante grosso battuto dall’officina monetaria di Firenze.

Inoltre a scongiurare il rischio, in quel tempo molto comune, della tosatura o stronzatura, venne posto un cerchio nel contorno mentre per la prima volta agli antichi punti o segni, che fungevano da marchio di zecca, si sostituirono le iniziali dei massari, consentendoci di risalire agli anni di battitura: nel campo tra San Marco e il doge appare, infatti, la lettera o un monogramma, iniziale del massaro dell’argento.

La moneta nei particolari

Al dritto san Marco nimbato, in piedi verso destra, porge un cero acceso al doge, vestito con un lungo manto ornato di pelliccia, con il capo coperto dal corno ducale, la “zoja” tempestata di perle e pietre preziose usata per le grandi solennità; intorno AN DADVL’ (o ANDADVL’) DVX (DVX è sopra il cero). Dietro il Santo si legge S M VENE.

 

 

Al rovescio appare la Resurrezione con una scena in movimento, in uno spazio tridimensionale: Gesù Cristo di fronte, ripreso dall’alto in prospettiva, il capo con un nimbo a croce, sorge dal sepolcro con il piede destro piantato sul suolo, il sinistro ancora nel sepolcro, la gamba destra fuori, nella mano sinistra una croce e nella destra il vessillo trionfale sventolante. Un’immagine ripresa probabilmente da un mosaico del XIII secolo esistente sulla facciata della basilica marciana, oggi scomparso. Sul sepolcro si vedono 4 croci scolpite; intorno, XPS RES VRESIT (CHRISTVS RESVREXIT).

 

Quel cero acceso: quali possibili significati?

Nei precedenti mezzanini di Francesco Dandolo il doge invece appariva da solo con uno stendardo con la croce tra le mani, mentre al rovescio c’era il busto di san Marco benedicente con la destra e nella sinistra il Vangelo.

Era naturale e logico che le impronte dei nuovi mezzanini venissero cambiate per non confonderli con i vecchi di Francesco Dandolo, dato che queste ultime monete corrispondevano per valore solo alla metà del grosso. Ma che significato ha quel cero acceso?

Padovan pone addirittura in dubbio che si tratti di un cero; Papadopoli parla di un cero ma senza spiegarne il significato. Gamberini e Paolucci non ne fanno cenno. Per Stahl il significato del cero acceso non è chiaro.

Venezia in quell’anno non attraversava certo un periodo di pace; una rivolta appena sedata a Zara aveva posto in conflitto la Serenissima con l’Ungheria mentre i rapporti con Genova preludevano chiaramente a un nuovo conflitto.

L'incontro tra il doge Ziani e papa Alessandro III a Venezia in una stampa di inizio XVIII secolo proveniente da un'opera sulla storia della Serenissima
L’incontro tra il doge Ziani e papa Alessandro III a Venezia in una stampa di inizio XVIII secolo proveniente da un’opera sulla storia della Serenissima

In realtà, quella scena del cero acceso offerto dal santo al doge è ricca di molteplici significati. Allude senza dubbio al cero bianco offerto, insieme ad un anello d’oro, nel 1177 al doge Ziani da papa Alessandro III in segno di gratitudine per la mediazione offerta da Venezia, come terza potenza mediatrice nella riconciliazione tra i due capi rivali della Cristianità latina, il papa Alessandro III e l’imperatore Barbarossa, come si ricava dalle stesse pagine della Chronica di Andrea Dandolo.

Un fatto che assurse a mito e simbolo della grandezza di Venezia e riempì di orgoglio i Veneziani. Inoltre, il cero offerto dal santo, protettore della Repubblica, al doge è anche un simbolo dell’autorità riconosciuta al doge nella sua veste di protettore delle reliquie di san Marco e della Chiesa veneziana.

Deanro scodellato in argento del doge Sebastiano Ziani coniato fra il 1172 e il 1178
Deanro scodellato in argento del doge Sebastiano Ziani coniato fra il 1172 e il 1178

D’altra parte la fiamma, che simboleggia le cose dello spirito, ben evoca la divinità del Cristo mentre la cera, che si consuma, richiama la sua umanità. Come meglio esprimere – si domanda De Ruitz – la doppia natura del Redentore raffigurato nel pieno della sua gloria nel rovescio della moneta?

Moneta che, da universale mezzo di comunicazione, a distanza di secoli da quel medioevo è anche capace di ricordarci ben più che uno scambio di cortesie tra doge e papa…