Nel 1929 i Patti Lateranensi e la ripresa della monetazione dei papi dopo il riconoscimento dal parte dell’Italia dello Stato della Città del Vaticano

 

di Roberto Saccarello | Nei primi giorni di febbraio del 1939, nel decimo anniversario dei Patti Lateranensi, Pio XI si ammala gravemente, ma cerca di resistere più che può; si dice che abbia pronto un discorso di condanna del regime di Mussolini per i suoi attacchi alle associazioni cattoliche – in particolare all’Azione cattolica definita dal pontefice “pupilla dei nostri occhi”-, delle persecuzioni razziali in Germania e dei preparativi tedeschi per la guerra.

Quel discorso, alcuni stralci del quale saranno pubblicati da Giovanni XXIII nel 1959, non verrà mai pronunciato perché la notte del 10 febbraio 1939 il pontefice muore per un attacco cardiaco. Ha guidato con fermezza la Chiesa per 17 anni, passando alla storia soprattutto per due iniziative coraggiose: la conclusione pacifica della “questione romana” e la condanna, di pari forza ecclesiale, sia del ”comunismo ateo” che del nazismo “nuovo paganesimo”.

Pio IX (1922-1939), un profilo biografico

Achille Ratti era nato a Desio, nei pressi di Milano, il 31 maggio 1857 da una famiglia della piccola borghesia. A 22 anni era già ordinato sacerdote, ma i suoi grandi interessi erano gli studi storici e nel 1888 era divenuto dottore alla Biblioteca ambrosiana. Sembrava destinato a passare la sua vita tra i libri, perché in quella insigne biblioteca era divenuto ben presto prefetto. Solo l’alpinismo, il suo hobby preferito, lo distoglieva dallo studio intenso: aveva compiuto la scalata del Monte Rosa, del Bianco e del Cervino.

città del vaticanoNel 1914 era stato chiamato a Roma come prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, ma Benedetto XV, intuendo le sue doti diplomatiche, nel 1918 lo aveva inviato nunzio apostolico a Varsavia, dove era riuscito a rafforzare la concordia tra lo Stato polacco e Chiesa in momenti difficili e circostanze pericolose. Lo stesso pontefice, il 15 marzo 1921, lo aveva nominato cardinale arcivescovo di Milano, dove però sarebbe rimasto pochi mesi per passare alla Cattedra di Pietro.

Erano stati necessari ben quattordici scrutini e quattro giorni di conclave ai 53 cardinali riuniti nella Cappella sistina dal 2 febbraio 1922 per eleggere il successore di Benedetto XV. La scelta di Achille Ratti il 6 febbraio, dopo un serie di “fumate nere”, era stato un compromesso fra la fazione progressista e quella conservatrice. L’eletto aveva assunto il nome di Pio XI e compiuto un gesto mai più verificatosi dai tempi della breccia di Porta Pia: si era affacciato dal balcone esterno alla Basilica di san Pietro per impartire la benedizione urbi et orbi. Era stato un chiaro segno di tempi nuovi; il papa si rivolgeva direttamente all’Italia per risolvere una volte per tutte la “questione romana”.

Il programma del suo lungo pontificato si può sintetizzare nel progetto di costruire una civiltà che non disdegni le conquiste della modernità, nella piena indipendenza e libertà della Chiesa dal potere civile. Pio XI precisò subito il suo programma nell’enciclica Ubi arcano, imperniata sulla regalità di Cristo che implica la “piena libertà ed indipendenza della Chiesa dal potere civile nell’esercizio della sua divina missione”. Contemporaneamente denunciò l’esclusione di Dio dalla vita pubblica, determinata dal liberalismo laicista. Liberalismo laicista che, in Italia, aveva privato nel 1870 la Chiesa del suo potere temporale, emarginandola nel contempo dalla vita pubblica con una legislazione decisamente antireligiosa.

L’ isolamento della Santa Sede ebbe finalmente termine l’11 febbraio 1929, con la firma dei Patti Lateranensi. I Patti – composti di due protocolli: un Trattato politico, con annessa Convenzione finanziaria, ed un Concordato – furono sottoscritti, in Laterano, nella Sala dei papi, dal cardinale Pietro Gasparri, a nome di Pio XI, e da Benito Mussolini, per conto del re Vittorio Emanuele III. La storica firma giunse dopo trenta mesi di negoziato. Le trattative erano state avviate sin dall’ottobre del 1926.

Il Trattato del Laterano, ratificato il 7 giugno del 1929, riconobbe alla Sede apostolica la piena ed esclusiva sovranità sul territorio del Vaticano, chiudendo così l’annosa “questione romana”, cioè il conflitto sulla legittimità del potere temporale dei papi e della proclamazione di Roma capitale d’Italia. Il Trattato abrogava, inoltre, la legge delle Guarentigie, assicurava garanzie alla Santa sede sul piano nazionale ed internazionale e regolava i reciproci rapporti economici tra Italia e Vaticano. Il Concordato mirava invece a fissare le condizioni della religione e della Chiesa nel nostro Paese.

I Patti Lateranensi – riconosciuti ed inseriti nell’art. 7 della Costituzione repubblicana – fecero nascere, in pratica, un nuovo Stato, lo Stato della Città del Vaticano, quale minuscola superficie di supporto ad una sovranità potitico-territoriale. Uno Stato sorto – si legge nel preambolo del Trattato – per assicurare alla Santa Sede, suprema istituzione della Chiesa Cattolica, “l’assoluta e visibile indipendenza e garantirle una sovranità indiscutibile pur nel campo internazionale”.

La Città del Vaticano è “quel tanto di territorio – spiegava Papa Ratti ai parroci di Roma, ricevuti nella Sala del Concistoro, proprio durante la firma del Trattato e mentre suonavano, a festa, le campane di San Pietro – senza del quale la sovranità non potrebbe sussistere, perché non avrebbe dove poggiare…Ed è grande quel tanto necessario per tener l’anima unita alo corpo”. “Questa minuscola e quasi simbolica sovranità temporale – precisava Paolo VI il 4 ottobre 1965, parlando alla tribuna delle Nazioni Unite – è il minimo necessario alla Santa Sede per essere libera di esercitare la sua missione spirituale ed assicurare tutti quelli che trattano con essa che è indipendente da ogni sovranità di questo mondo”.

La prima monetazione della Città del Vaticano

 Per “marcare” visibilmente la nascita della Città del Vaticano, per volontà di Pio XI si dotò subito di ogni strumento e di tutti gli attributi giuridici della sovranità e dell’autonomia: frontiere, cittadini, esercito, polizia, tribunali, linea ferroviaria, posta, telegrafi e monetazione.

Uno degli aspetti più interessanti della entità territoriale sorta a seguito del Trattato del 1929 è proprio la ripresa della plurisecolare monetazione papale, interrotta dal 1870 a seguito dell’occupazione di Roma da parte delle truppe sabaude.

città del vaticanoAnche se riportano il millesimo 1929, le monete vaticane cominceranno però a circolare qualche anno dopo. Prima c’è bisogno, infatti, di un’apposita Legge monetaria del 31 dicembre 1930, seguita da altri provvedimenti: la Convenzione monetaria con il Regno d’Italia del 2 agosto 1931, il Decreto del governatore Camillo Serafini del 15 luglio 1931 e la Legge del 14 dicembre 1931. La Convenzione monetaria, sottoscritta dal ministro delle finanze del Regno d’Italia senatore Mosconi e dal governatore dello Stato della Città del Vaticano marchese Camillo Serafini, consta di dieci articoli che regolano minuziosamente i rapporti monetari tra i due Stati.

Si stabilisce in particolare: che lo Stato della Città del Vaticano si impegna a servirsi esclusivamente Regia Zecca per le sue coniazioni; che le monete vaticane saranno identiche a quelle italiane per quanto concerne il metallo, la composizione chimica, il valore nominale, le dimensioni e il valore intrinseco dei singoli pezzi; che le monete vaticane e le monete italiane avranno rispettivamente nel Regno d’Italia e nella Città del Vaticano identico corso legale.

La monetazione di Pio XI esprime coni di stile elevato, in linea con il gusto raffinato che questo pontefice, egli stesso erudito numismatico, seppe infondere agli artisti. I soggetti della prima serie vaticana, creati da Aurelio Mistruzzi ed incisi da Attilio Sivio Motti, propongono, in particolare, alcuni soggetti che rappresentano il fondamento delle fede cristiana.

L. 100: CRISTO RE (Au 900/.., g 8,79, mm 23,5)

D/ Busto di Pio XI con piviale e zucchetto, volto a destra. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. ANNO VIII. In basso: i nomi dell’autore e dell’incisore.

R/ Il Cristo raffigurato di prospetto che regge lo scettro e il globo; ai suoi piedi un bimbo in ginocchio. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Ai lati, in basso, su due righe: il valore e il millesimo.

Le 100 lire d’oro coniate con i millesimi 1936, 1937 e 1938 – pesanti g 5,19 e del diametro di mm 20,7 – mostrano sui rovesci una variazioni relativa alla data, non più posizionata ai lati, ma in basso.

L. 10: MARIA REGINA DELLA PACE (Ag 835/.., g 10, mm 27)

città del vaticanoD/ Busto di Pio XI con mozzetta, stola e zucchetto, volto a sinistra. Attorno, la legenda: PIVS XI. PONT. MAX. ANNO VIII. In basso: i nomi dell’artista e dell’incisore.

R/ Statua della Madonna della Pace con il Bambino e ramoscello d’ulivo, venerata nella Basilica patriarcale di Santa Maria Maggiore, sulla cui base in incuso: REGINA PACIS. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Ai lati, in basso: il valore e il millesimo. Sul bordo si trovano le iniziali incuse: P. C. I. R. C. (Pax Christi In Regno Christi).

L. 5: SAN PIETRO NELLA NAVICELLA (Ag 835/.., g 5, mm 23)

D/ Busto di Pio XI con mozzetta, stola e zucchetto, volto a sinistra. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. ANNO VIII. In basso: i nomi del’artista e dell’incisore.

R/ San Pietro Principe degli Apostoli su una barca, simbolizzante la Chiesa. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. In basso: il valore ed il millesimo. Sul bordo si trovano le iniziali incuse: P. C. I. R .C . (Pax Christi In Regno Christi)

L. 2: IL BUON PASTORE (Ni, g 10, mm 29)

città del vaticanoD/ Lo stemma trilobato di Pio XI, sormontato da tiara e sovrapposto alle chiavi decussate, raffigura nella parte superiore un’aquila nera con le ali spiegate, su campo d’oro; nella parte inferiore tre palle, a triangolo, di colore rosso, su fondo argento. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. AN. VIII. Ai lati, in basso: il millesimo.

R/ Statua del Buon Pastore, conservata nei Musei Vaticani, risalente alla fine del III secolo-inizio IV secolo d.C. All’origine era un angolo ad alto rilievo della cassa di un sarcofago, che nel 1700 fu lavorato a tutto tondo, assumendo così la forma attuale. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Ai lati: il valore. In basso: i nomi dell’autore e dell’incisore.

L. 1: LA VERGINE IMMACOLATA (Ni, g 8, mm 26,5)

D/ Lo stemma trilobato di Pio XI, sormontato da tiara e sovrapposto alle chiavi decussate, raffigura nella parte superiore un’aquila nera con le ali spiegate, su campo d’oro; nella parte inferiore tre palle, a triangolo, di colore rosso, su fondo argento. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. AN. VIII. Ai lati, in basso: il millesimo.

R/ La Vergine Immacolata di prospetto su globo, in atto di schiacciare con piedi il serpente. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Sul lato sinistro, su due righe : il valore. In basso: i nomi dell’autore e dell’incisore.

CENT. 50: SAN MICHELE ARCANGELO (Ni, g 6, mm 24)

città del vaticanoD/ Lo stemma trilobato di Pio XI, sormontato da tiara e sovrapposto alle chiavi decussate, raffigura nella parte superiore un’aquila nera con le ali spiegate, su campo d’oro; nella parte inferiore tre palle, a triangolo, di colore rosso, su fondo argento. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. AN. VIII. Ai lati, in basso: il millesimo.

R/ L’Arcangelo San Michele il cui nome significa “chi è come Dio”, capo di tutti gli angeli, che impugna la spada con la destra. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Ai lati: il valore. In basso: i nomi dell’autore e dell’incisore.

CENT. 20: SAN PAOLO (Ni, g 4, mm 21,5)

D/ Lo stemma trilobato di Pio XI, sormontato da tiara e sovrapposto alle chiavi decussate, raffigura nella parte superiore un’aquila nera con le ali spiegate, su campo d’oro; nella parte inferiore tre palle, a triangolo, di colore rosso, su fondo argento. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. AN. VIII.. In basso: il millesimo.

R/ Busto di San Paolo, Apostolo delle Genti, rivolto a sinistra. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Sul lato sinistro, su due righe: il valore: In basso, a sinistra: il nome dell’autore e dell’incisore.

CENT. 10: SAN PIETRO (Cu, g 5,50, mm 22,5)

città del vaticanoD/ Lo stemma eptagonale di Pio XI, sormontato dalla tiara e sovrapposto alle chiavi decussate, raffigura nella parte superiore un’aquila nera con le ali spiegate, su campo d’oro; nella parte inferiore tre palle, a triangolo, di colore rosso, su fondo argento. Attorno, la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. AN. VIII. Ai lati: la data. In basso: il millesimo.

R/ Busto di San Pietro, Principe degli Apostoli, volto a destra. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Sul lato destro, su due righe: il valore. In basso, a sinistra: il nome dell’autore e dell’incisore.

CENT. 5: RAMOSCELLO DI ULIVO (Cu, g 3,25, mm 19,05)

D/ Lo stemma eptagonale di Pio XI, sormontato dalla tiara e sovrapposto alle chiavi decussate, raffigura nella parte superiore un’aquila nera con le ali spiegate su campo d’oro; nella parte inferiore tre palle, a triangolo, di colore rosso, su fondo argento. Attorno: la legenda: PIVS. XI. PONT. MAX. AN. VIII. Ai lati: il millesimo.

R/ Ramoscello d’ulivo. Attorno, la legenda: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO. Ai lati: il valore. In basso: i nomi dell’autore e dell’incisore.

I soggetti della serie millesimata 1929 si ripeteranno su tutte le altre emissioni annuali del pontificato. Su quella coniata nel 1933, proclamato da Pio XI Anno Santo straordinario della redenzione, è riportata legenda AN. JUB. (al D/) ed la data 1933-1934 (al R/).

Circa le 100 lire millesimate 1938, infine, c’è da rilevare che la scomparsa di papa Ratti bloccò l’uscita della Divisionale dell’anno XVII di Pontificato, in lavorazione presso la Regia Zecca di Roma. Non tutti gli esemplari già coniati, tuttavia, finirono nel crogiuolo: oltre al citato aureo da 100 lire, di cui si conosce un solo esemplare nella ex Collezione reale, esiste una moneta in rame da 5 centesimi ed alcuni esemplari del taglio in rame da 10 centesimi apparsi, anche se raramente, sul mercato.

Le monete della Sede Vacante 1939

Alla morte di Pio XI, la gestione corrente della Chiesa venne assunta dal cardinale camerlengo Eugenio Pacelli, il quale era stato il più fido collaboratore di papa Ratti come segretario di Stato, succedendogli poi sul trono di Pietro con il nome di Pio XII.

Per sopperire alle necessità monetarie dello Stato Pontificio, durante i periodi di Sede Vacante, al camerlengo spettava lo jus aerari o jus codendi, cioè il diritto di battere moneta con le proprie insegne. Riprendendo tale consuetudine, durante la Sede Vacante del 1939 – la prima dopo la creazione dello Stato della Città del Vaticano – venne emesso uno splendido dittico d’argento da 10 lire (mm 27, g 10) e 5 lire (mm 23, g 5) a soggetto unico, modellato da Aurelio Mistruzzi.

città del vaticanoD/ Stemma del cardinale Eugenio Pacelli, camerlengo: arcobaleno e colomba tenente nel becco un rampo d’ulivo, posata su di un monte di tre cime all’italiana emerso dalle acque. Lo scudo è sormontato da chiavi, galero e padiglione. Attorno, la legenda: SEDE. VACANTE. MCMXXXIX.

R/ Colomba raggiante. Attorno, la legenda: INFVNDE AMOREM CORDIBUS. In basso, su tre righe, la scritta: STATO DELLA CITTA’ DEL VATICANO ed indicazione del valore. Delle due monete vennero coniati, rispettivamente, 30.000 e 40.000 esemplari.