Forse non tutti sanno che ben prima di quello finanziato dall’imprenditore Andrea Della Valle con Tod’s il primo vero restauro del Colosseo – monumento simbolo di Roma e della sua antica civiltà – avvenne poco più di due secoli fa dopo che a più riprese, specie dal medioevo in poi, il grandioso anfiteatro era stato abbandonato e ridotto a cava per materiali da costruzione.
A saccheggiarlo furono tanti privati cittadini, certo, che ne recuperarono mattoni e pietre per utilizzarli nella costruzione o nella riparazione delle loro abitazioni, ma soprattutto furono i pontefici i quali, a più riprese, diedero ordine di asportare marmi e pietre per l’edificazione di nuove chiese o altri edifici.
L’architetto Raffaele Stern, autore del primo restauro del Colosseo in senso moderno, e il celebre aureo di Alessandro Severo coniato nel 233 e che raffigura il monumento al rovescio
Questo fu anche quanto accadde dopo il terremoto del 1703 quando Clemente XI Albani, pur illuminato nella sua visione urbanistica e monumentale di Roma, non esitò a “recuperare” le macerie franate dal Colosseo pur di accelerare i lavori di costruzione del porto fluviale di Ripetta, sul Tevere.
Qualcosa iniziò finalmente a cambiare grazie a papa Benedetto XIV Lambertini, che decise di consacrare quel luogo alla memoria dei martiri cristiani delle persecuzioni di epoca imperiale; da quel momento in avanti, infatti, anche grazie alla nascita di una nuova sensibilità nei confronti del patrimonio culturale, il Colosseo iniziò ad essere tutelato e divenne oggetto di interventi di restauro.
Fu papa Pio VII Chiaramonti (1800-1823) a comprendere l’importanza degli antichi monumenti di Roma e a promuoverne i restauri e la conservazione
All’inizio del XIX secolo, tuttavia, la situazione dell’Anfiteatro Flavio era divenuta di nuovo insostenibile e fu provvidenziale il chirografo di Pio VII Chiaramonti del 1° ottobre 1802 sulla protezione delle antichità di Roma al quale sarebbe seguito l’editto del cardinale Bartolomeo Pacca del 7 aprile 1820, un autentico “codice di tutela” che aprì la strada alla moderna legislazione sui beni culturali.
Fu già nel 1807 che, divenuti ormai concreti i rischi di crollo dell’anello esterno dell’Anfiteatro Flavio, papa Pio VII decretò il primo restauro del Colosseo in senso moderno affidandone i lavori all’architetto Raffaele Stern (1774-1820), figlio d’arte – il padre Giovanni era stato a sua volta architetto – e incaricato sia dall’amministrazione di Roma che dalla Santa Sede di sovrintendere ai lavori sugli edifici di rilievo, compresi i palazzi papali.
Dipinto ad olio su tela di Caspar Van Wittel, detto il Vanvitelli, raffigurante il lato orientale del Colosseo nella prima metà del XVIII secolo
Stern intervenne in particolare sulla parte orientale della struttura del Colosseo, tra il 1806 ed il 1807. Il suo progetto era incentrato su un consolidamento che consistette nel murare le arcate poco stabili e nell’inserire un enorme sperone di mattoni al fine di sostenere l’estremità dell’anello più esterno che, nei secoli, era rimasta mutila e quindi priva di un solido supporto.
Raffaele Stern, con una punta di orgoglio, definì lo sperone – costruito con il lavoro di forzati e galeotti – come “il solo lavoro moderno che può sostenere il confronto delle antiche opere laterizie”. Ricorrendo ad un espediente tecnico poco invasivo, rispettoso sia delle strutture antiche che dei segni del tempo, fece tamponare le ultime arcate pericolanti all’estremità dell’anello interrotto, “cristallizzando” perfino la precaria posizione assunta dai conci in pietra delle arcate, quasi in fase di crollo.
Il dritto della medaglia in argento del 1807 (estremamente rara in questo metallo) incisa da Tommaso Mercandetti per i lavori di restauro del Colosseo voluti dal pontefice Pio VII (asta Cambi e Crippa del 30 maggio 2025, lotto 1177)
Quel primo restauro del Colosseo in epoca moderna oggi conosciuto come “Sperone Stern”, pur avendo suscitato all’epoca molte critiche, soprattutto quanti avrebbero preferito una ricostruzione, ha il merito di essere una tappa fondamentale nell’evoluzione teorica e pratica del restauro architettonico dei monumenti antichi.
Oggi, una lapide con la legenda PIVS . VII . P . M . | ANNO . VII . è visibile dai milioni di persone che ogni anno visitano il Colosseo; nel 1807, tuttavia, pochissimi fortunati ammirarono quel restauro del Colosseo (ancora in corso) anche sotto forma di una grande medaglia di 67,90 millimetri di diametro che il papa fece realizzare e che oggi, sia nella rara versione in bronzo che in quella, di grande rarità, coniata in argento, possiamo ammirare nel catalogo Cambi Aste e Crippa Numismatica del 28-30 maggio, assieme ad altre decine e decine di suggestive medaglie papali.
Il mirabile rovescio architettonico che mostra la fase di edificazione dello “Sperone Stern” a sostegno dell’anello esterno di mura (asta Cambi e Crippa del 30 maggio 2025, lotto 1177)
Al dritto papa Chiaramonti è raffigurato a sinistra, con zucchetto e mozzetta con collo di pelliccia; sopra, il piviale chiuso da un fiocco e decorato con l’occhio divino ed elementi araldici dello stemma del pontefice. Attorno la legenda PIVS SEPTIMVS PONTIFEX MAX e in basso la firma dell’incisore Tommaso Mercandetti.
Spettacolare il rovescio, un’istantanea tridimensionale del restauro del Colosseo: coniato in alto rilievo, il monumento è mostrato a lavori ancora in corso, ingabbiato a sinistra nei massicci ponteggi del cantiere dello “Sperone Stern”. Attorno la legenda AMPHIT FLAVIVM REPARATVM e in esergo ANNO . A . NATIVITATE . | CHRISTI . | C|ƆIƆCCCVI . e in basso, in caratteri minuti, MERCANDETTI . SCVLPSIT . ROMAE . MDCCCVII .
La struttura aggiunta nel 1807 al Colosseo, come appare oggi e celebrata in un dipinto che decora una delle stanze dei palazzi varicani: si noti la lapide con il nome di Pio VII
Minutissimi i dettagli, dai mattoni ai conci degli archi; emozionante – sotto la lente d’ingrandimento – la profondità di sfondamento delle arcate in successione come la complessa architettura posticcia dell’impalcatura.
E pensare che il buon Mercandetti, per realizzare quei coni, non ebbe a disposizione né pantografi né microscopi, ma soltanto bulini che si era realizzato da solo, con antica sapienza metallurgica, e delle normali lenti di ingrandimento in vetro. Oltre, naturalmente, a un innegabile talento.
La versione in bronzo della splendida medaglia del 1807 per il restauro del Colosseo (asta Cambi e Crippa del 30 maggio 2025, lotto 1178)
Da Cambi Aste e Crippa Numismatica, al lotto 1177 la medaglia in argento del 1807 per il restauro del Colosseo è stata stimata 3000 euro e messa in vendita con base d’asta fissata a 2500 mentre l’esemplare in bronzo al lotto 1178 parte da 500 euro a fronte di una stima di 700 euro.
A prescindere dal realizzo finale, tuttavia, resta la meraviglia di poter ammirare due capolavori gemelli della medaglistica pontificia, due fra i tanti che aste come quella di fine maggio ci permettono di riscoprire, apprezzare e, perché no, aggiungere con orgoglio alla propria collezione.
Per accedere al catalogo completo delle medaglie papali dell’asta Cambi Aste e Crippa Numismatica clicca qui.