Da Historia Mundi in esclusiva per Cronaca numismatica la storia di uno degli artisti papali più conosciuti, Giovanni Martino Hamerani

 

di Eleonora Giampiccolo | Il 23 settembre 1676 l’incisore camerale Girolamo Lucenti si stava recando come suo solito alla zecca di Santa Marta, quando le guardie del maggiordomo di Sua Santità gli sbarrarono l’ingresso “come a malfattore”: il neo pontefice Innocenzo XI, eletto due giorni prima, aveva provveduto a nominare nuovo incisore camerale Giovanni Martino Hamerani!

Questi era nato il 10 febbraio 1646 da Alberto e da Marta Agucchia. Sin da giovane aveva manifestato un talento naturale nell’arte del disegno e dell’incisione, al punto che il padre lo aveva portato con sé a lavorare alla zecca di Massa. Al rientro a Roma intorno al 1669/70, il giovane Hamerani andò a perfezionarsi presso lo stabilimento numismatico più famoso della città, l’officina All’insegna della Lupa, di proprietà di Cristoforo Marchionni, la cui figlia, Brigida, egli avrebbe sposato qualche anno dopo. In quel tempo “non per servitio d’alcuno, ma meramente per farsi nome, diede alla luce quelle medaglie, che secondo l’universale opinione toccano i termini della somma perfezzione alla quale può arrivare quest’arte”.

Fig. 1 | Medaglia dell’anno II di pontificato celebrativa della canonizzazione di cinque santi, realizzata da Giovanni Martino Hamerani nel 1671. BAV-Md. Pont. Clemens X, 39

Sembra che la sua prima medaglia sia stata quella per la canonizzazione dei cinque santi voluta da Clemente X nel 1671, cerimonia che fu celebrata dalle medaglie ufficiali realizzate da Girolamo Lucenti e Gioacchino Francesco Travani e anche da quella privata realizzata dal padre del nostro incisore, Alberto (Fig. 1).

L’imminente Giubileo, che si prospettava generoso di guadagni per i “medajari” romani, aveva spinto ancora di più Giovanni Martino ad affinare il proprio stile: così nella medaglia, che doveva esprimere la speranza e la fiducia del papa in Dio per superare il brutto momento dell’avanzata turca nei Balcani, l’artista raffigurò Clemente X frontalmente, in atto di benedire ma nello stesso tempo di ammonire l’infedele, incidendo uno dei più vivi ritratti di tutta la medaglistica papale. Nel rovescio, la figura in piedi della Religione preannuncia uno dei soggetti preferiti dall’ artista: le figure allegoriche femminili (Fig. 2).

Fig. 2 | Medaglia celebrativa della supremazia della religione cattolica, realizzata da Giovanni Martino Hamerani nel 1673. BAV-Md. Pont. Clemens X, 62

Il 16 aprile 1674 Clemente X aveva promulgato la bolla in indizione del XV giubileo Ad Apostolicae vocis oraculum, e Giovanni Martino per l’occasione ne aveva realizzato la medaglia che raffigurava, al dritto, l’effigie del papa in paramenti solenni, con un piviale sul quale è ricamata la scena della consegna al pontefice degli stendardi turchi catturati dai polacchi nella battaglia di Cochim, soggetto della medaglia annuale del 1674; mentre al rovescio, si trova una prospettiva del tutto nuova della facciata della basilica di san Pietro con i Palazzi vaticani sullo sfondo; in alto l’Angelo della Fama regge un cartiglio in cui in minutissimi caratteri è scritta una frase allusiva allo stemma araldico degli Altieri IN / SPLEN / DORE STELL / ARVM; in basso, quasi completamento e cornice, la Lupa con i due gemelli, nascosta tra la vegetazione, simbolo di Roma ma anche allusiva dell’officina All’insegna della Lupa in cui ormai stabilmente Giovanni Martino lavorava (Fig. 3).

Fig. 3 | Medaglia di Clemente X (1670-1676) celebrativa dell’indizione del Giubileo del 1675, 1674. BAV-Md. Pont. Clemens X, 76

Con quest’opera Giovanni Martino Hamerani era entrato in competizione con Girolamo Lucenti, gran protetto del Papa. E durante l’anno santo aveva inciso oltre dieci medaglie di soggetto giubilare e anche quelle dei cardinali delegati all’apertura e chiusura delle Porte Sante delle altre basiliche romane.

Nel 1676 aveva sposato Brigida Marchionni dalla quale nasceranno ben nove figli, due dei quali, Ermenegildo e Ottone diventeranno incisori camerali e Beatrice inciderà medaglie per Innocenzo XII e Clemente XI. Il 23 settembre di quello anno il neoeletto pontefice Innocenzo XI Odescalchi lo nominava “incisore delle medaglie pontificie” insieme al suocero Cristoforo Marchionni, licenziando così il Lucenti

Sembra che la prima medaglia ufficiale sia stata quella che mostra il Papa in sedia gestatoria portato nella basilica di San Pietro con il Sacro Collegio e la Famiglia pontificia al seguito, poche ore dopo la sua proclamazione a Vicario di Cristo (Fig. 4).

L’Hamerani coniò anche i 100 esemplari aurei ed i 100 argentei destinati al pontefice, nel giorno della cerimonia del Possesso, avvenuta l’8 novembre 1676 e la medaglia della Lavanda del I anno di pontificato nonché la medaglia annuale dello stesso 1677 che raffigura, al rovescio, la scena di Gesù che salva san Pietro dall’annegamento.

Fig. 4 | Medaglia di Innocenzo XI (1676-1689) celebrativa dell’elezione al pontificato, 1676. BAV-Md. Pont. Innocentius XI, 3

L’incisore era arrivato al massimo della carriera quando venne nominato anche “mastro delli ferri” e, pur essendo sempre oberato di lavoro per la Curia, riceveva anche commesse dalla più alta nobiltà laica ed ecclesiastica di Roma e pure dall’estero.

Per Innocenzo XI Giovanni Martino realizzò tutta la serie delle annuali e della Lavanda, adattando per quest’ultima, a partire dal III anno di pontificato, il disegno che il padre Alberto aveva realizzato privatamente per Clemente X ovvero Gesù che lava i piedi a san Pietro circondato da tutti gli Apostoli, oltre a numerosissime medaglie straordinarie. Il 10 agosto 1678 venne firmata la pace di Nimega che poneva fine ad un conflitto che andava ormai avanti dal 1672 che poneva fine ad un conflitto che andava ormai avanti dal 1672 e che aveva visto in posizioni opposte la Francia di Luigi XIV e l’Olanda, verso la quale il sovrano francese nutriva sentimenti di rivincita per la sua partecipazione alla triplice alleanza con l’Inghilterra e la Svezia nella guerra di devoluzione.

Fig. 5 | Medaglia annuale dell’anno III di pontificato di Innocenzo XI (1676-1689) celebrativa della pace di Nimega, 1679. BAV-Md. Pont. Innocentius XI, 19

Il trattato venne celebrato da una medaglia che reca, al dritto, il busto del pontefice con triregno e piviale, circondato dalla legenda INNOCEN. XI. PONT. MAX. AN. III, mentre, al rovescio, l’incisore rappresentò San Pietro con le chiavi nella mano sinistra e un Vangelo aperto nella destra con la legenda intorno che recita NON DEFICIET FIDES TVA (Fig. 5).

Innocenzo XI nel gennaio del 1680 avviò trattative per costituire una alleanza dei paesi cristiani contro l’avanzata turca nel cuore dell’Europa. E questo suo costante impegno venne celebrato dalla medaglia annuale del V anno di pontificato, il 1681, che raffigura, al dritto, il busto d’Innocenzo XI, raffigurato rivolto verso destra, con il capo scoperto e piviale e, al rovescio, San Michele Arcangelo nell’atto di fulminare e calpestare un drago alato che simboleggia il demonio o l’eresia e la legenda IN COELO SEMPER ASSISTITVR (Fig. 6).

Nella medaglia dell’anno VI, il 1682, si scelse di rappresentare l’allegoria della Chiesa, un soggetto attraverso il quale si voleva confermare il primato di Roma, che in quel tempo era attaccata su più fronti; oltre al pericolo turco, c’era infatti il problema della teoria quietista e l’annosa questione francese che aveva messo in crisi i rapporti tra Innocenzo XI e Luigi XIV.

Fig. 6 | Medaglia annuale dell’anno V di pontificato di Innocenzo XI (1676-1689) celebrativa dell’instancabile opera del pontefice volta a costituire in Europa una Lega Santa contro i Turchi, 1681. BAV-Md. Pont. Innocentius XI, 46

Uomo di un discreto interesse culturale l’Hamerani era anche ben accolto nei migliori salotti intellettuali della Capitale ed era in ottimi rapporti con l’intellighenzia romana dell’epoca, tanto da essere membro delle più prestigiose Accademie d’Arte, e gli scambi di soggetti, di tecnica, di vedute in senso lato fra l’incisore di medaglie e di monete e gli altri artisti, quali pittori, scultori, incisori di stampe erano costanti e proficui. Giovanni Martino diventò così pure l’incisore privato della Corte pontificia e delle più nobili famiglie romane, specialmente del nipote del papa, il principe Livio Odescalchi, grande collezionista di numismatica.

Fig. 7 | Medaglia di Innocenzo XI (1676-1689) celebrativa del patto d’alleanza contro i Turchi ratificato da Austria, Polonia, Repubblica di Venezia e Stato della Chiesa, 1684. BAV-Md. Pont. Innocentius XI, 70

Nel 1682, l’incisore divenne l’unico titolare dell’officina All’insegna della Lupa, essendosi il suocero ritirato dagli affari, e due anni dopo, nel 1684, realizzò per il pontefice, che finalmente poteva festeggiare la firma del trattato in chiave antiturca con l’imperatore d’Austria Leopoldo, il re di Polonia Giovanni III e il doge di Venezia Marco Antonio Giustinian, una medaglia molto originale per il fatto che l’incisore rappresentò, al rovescio, al posto dei ritratti, i rispettivi copricapi dei membri dell’Alleanza, ovvero la corona imperiale d’Austria, la tiara pontificia, la corona reale di Polonia ed il corno dogale di Venezia (Fig. 7).

Nel 1687, Giovanni Martino realizzò la medaglia celebrativa della liberazione di Buda in Ungheria che poi era anche l’annuale dell’XI anno di pontificato, il 1687. In essa, rappresentò, al dritto, il busto d’Innocenzo XI, raffigurato rivolto verso destra, con il camauro, la mozzetta e la stola decorata con il busto del Redentore mentre, al rovescio, circondata dalla legenda IN PERPETVVM. CORONATA. TRIVMPHAT, si trova una croce raggiante con la corona di spine, collocata sulla sommità di una roccia posta, a sua volta, al centro di un mare mosso e con l’allegoria di quattro venti che soffiano forte da tutte le direzioni (Fig. 8).

Fig. 8 | Medaglia annuale dell’anno XI di pontificato di Innocenzo XI (1676-1689) celebrativa della liberazione dai Turchi della città di Buda, l’attuale Budapest, in Ungheria, 1687. BAV-Md. Pont. Innocentius XI, 88

Per il XIII anno di pontificato, il 1689, l’ultimo di papa Odescalchi, l’Hamerani incise una medaglia nel cui rovescio raffigurò la personificazione di Roma o la Forza, seduta accanto ad uno scudo, nell’atto di accarezzare un leone che le sta sdraiato accanto; nella sua mano destra e sotto i suoi piedi, due tronchi di una colonna spezzata con la legenda FORTITVDO MEA DOMINE (Fig. 9).

Fig. 9 | Medaglia annuale dell’anno XIII di pontificato di Innocenzo XI (1676-1689) celebrativa degli sforzi compiuti dal pontefice per proseguire la lotta contro i Turchi, 1689. BAV-Md. Pont. Innocentius XI, 117

Giovanni Martino realizzò anche bellissime monete per Innocenzo XI: tra queste si segnalano la quadrupla emessa tra il 1676 1 il 1677 e lo scudo d’oro emesso probabilmente nel 1684. Nella prima l’incisore raffigurò, al dritto, il busto del pontefice con camauro, mozzetta e stola e, al rovescio, la Vergine seduta in trono che regge in braccio il Bambino benedicente con globo; ai piedi del trono, genuflessi in preghiera, sant’Agostino a sinistra, con la mitra accanto e san Francesco a destra; ai lati in piedi, san Lorenzo a sinistra con graticola e libro, santo Stefano a destra con palma e libro. Tale raffigurazione fu ripresa da un affresco del monastero che sorgeva dove oggi si trova la chiesa dedicata alla Madonna dei Monti, nell’omonimo rione, a Roma, alla quale Innocenzo XI fu molto devoto (Fig. 10).

Nello scudo, invece, l’incisore rappresentò, al dritto, lo stemma ovale del pontefice, mentre il rovescio è occupato da una iscrizione PRO PRETIO ANIMAE (Fig. 11) Tra l’11 ed il 12 settembre del 1683, l’esercito della Lega Santa, comandato dal re polacco Giovanni III Sobieski, aveva sconfitto in una grande battaglia l’esercito turco, guidato dal Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha, che dalla metà di luglio di quello stesso anno stava assediando, con circa 140.000 uomini, Vienna.

Fig. 10 | Quadrupla di Innocenzo XI (1676-1689) che rappresenta, al rovescio, la Vergine col Bambino benedicente, ai cui lati stanno sant’Agostino, san Francesco, san Lorenzo e santo Stefano. BAV-Mt. Pont. Innocentius XI, 4

Enormi le ricchezze che i Turchi in fuga lasciarono sul campo, tra cui pregiatissimi tappeti persiani, smeraldi indiani, rubini di Birmania, diamanti e pietre preziose di ogni parte dell’impero ottomano, come pure finissimi stendardi in pura seta intessuta d’oro e d’argento, di cui alcuni inviati al papa. Ed inoltre, cannoni, armi di ogni tipo e, soprattutto, una straordinaria quantità d’oro e d’argento.

L’oro affluito a Roma permise, tra l’altro, di risanare le cassa dello Stato svuotate proprio per sostenere la guerra contro i Turchi. Con parte di questo oro fu anche coniato lo scudo con lo stemma di Innocenzo XI, al dritto, e, al rovescio, la legenda PRO PRETIO ANIMAE.

Con tale legenda, la moneta voleva sottolineare che chi si impegnava a combattere contro i Turchi, avrebbe goduto dell’indulgenza plenaria annunciata dal pontefice per i “milites christiani”. Ma non solo; questa iscrizione su una moneta d’oro rammentava che la salvezza dell’anima è sempre più importante dell’accumulo dei beni materiali.

Fig. 11 | Scudo di Innocenzo XI (1676-1689) che reca al rovescio la legenda PRO PRETIO ANIMAE, 1684?  BAV- Mt. Pont. Innocentius XI, 512-A14

 Inoltre, proprio il 12 settembre, giorno della liberazione di Vienna, venne istituita la festa del Santissimo Nome di Maria, poiché il merito di quella liberazione fu attribuito all’intercessione della Vergine, come dimostrano pure le parole che pronunciò lo stesso Re Sole, Luigi XIV di Francia: “C’est un miracle!”.